congiuntura

L’economia toscana si rafforza. Ma gli investimenti restano deboli

di Silvia Pieraccini

(Fotogramma)

2' di lettura

Si rafforza la crescita dell’economia toscana, in linea con quanto sta avvenendo in Italia, anche se resta il “tarlo” degli investimenti delle imprese, che non ripartono nonostante il miglioramento di fatturati e redditività, gli incentivi pubblici di Industria 4.0 e i tassi di interesse bassi. L’aggiornamento congiunturale elaborato dalla sede fiorentina di Bankitalia sui dati al giugno 2017 mostra un rafforzamento della ripresa; un forte incremento dell’export toscano (+8,8% nel primo semestre secondo i dati Istat, trainato da sistema moda, meccanica e farmaceutica) e un miglioramento dell’occupazione (+1,7%, col tasso di disoccupazione che nel semestre scende all’8,3%).

Il quadro è più favorevole per le imprese grandi rispetto alle piccole e medie e mostra un “grande assente” rappresentato dal settore delle costruzioni, che non riesce ancora a invertire la tendenza e a lasciarsi alle spalle una crisi lunga e pesante.

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«Gli investimenti delle imprese non ripartono perché restano incertezze sulle prospettive a medio termine, e dunque sul fatto che la produzione sia assorbita dal mercato», ha spiegato il direttore della sede fiorentina di Bankitalia, Mario Venturi. «In ogni caso condividiamo le stime dell’Irpet che prevede +1,6% per il Pil toscano 2017», ha aggiunto Guglielmo Barone responsabile della divisione Analisi e ricerca economica territoriale.

Il sondaggio fatto all’inizio di ottobre da Bankitalia su un campione di 360 imprese toscane dei settori industria, servizi e costruzioni con almeno 20 addetti indica che anche nei prossimi mesi gli investimenti non sono destinati a ripartire: il 60% delle imprese intervistate non prevede di aumentare gli investimenti. Decisamente peggiore è la dinamica per le imprese di costruzioni: il 30% prevede un ulteriore calo dell’attività nel 2017.

Sul fronte dei prestiti alle imprese l’andamento complessivo è ancora negativo (-0,7%), anche se a tirare indietro è il segmento delle piccole imprese, mentre quelle medie e grandi segnano stabilità. Bankitalia sottolinea il calo del tasso di deterioramento dei crediti (cioè dei flussi che li portano a diventare anomali), che era arrivato all’11% nel 2014 e che a giugno 2017 è tornato in linea con i livelli pre-crisi del 2008, a quota 2,5%. «Un miglioramento repentino, quasi spettacolare», l’ha definito Barone legandolo alle politiche di offerta «molto accorte» praticate dalle banche. Ma se la qualità del credito è in forte miglioramento, non si può dire lo stesso dello stock dei crediti deteriorati che resta molto elevato, al 22,6%, sei punti sopra la media italiana.

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