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L’economia umbra torna a rallentare

Dopo un 2022 che ha risollevato l’attività ai livelli pre-Covid, nel primo trimestre 2023 l’export ha segnato un modesto +4,1%

di Silvia Pieraccini

(© Luis Fidel Ayerves)

2' di lettura

L’economia umbra comincia a tremare, dopo un 2022 che ha risollevato l’attività ai livelli pre-Covid, col Pil aumentato del 3,6%, l’export cresciuto del 23,7% a prezzi correnti (ma del 7,1% in termini reali), i consumi tornati a brillare e l’occupazione rimasta sostanzialmente stabile. Ma dall’autunno scorso il passo è diventato più lento e incerto, a causa soprattutto dell’aumento dei prezzi energetici e delle materie prime e della crescita dell’inflazione, che qui ha raggiunto livelli superiori alla media nazionale (12,2% nel dicembre scorso).

Anche l’export nel primo trimestre 2023 ha segnato un modesto +4,1%. Per questo l’analisi annuale della Banca d’Italia sparge timori: «Le mutate condizioni economiche si sono già riflesse nel rallentamento della produzione industriale – si legge nel report - e nella perdita di potere d'acquisto da parte delle famiglie. Hanno inoltre acuito l'incertezza e indotto le imprese a maggiore prudenza nella definizione dei piani di investimento per l'anno in corso».

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Incertezza e prudenza sono le due parole che caratterizzano quest’anno, e sono parole che nella regione assumono una declinazione ancora più preoccupanti perché «l'Umbria è particolarmente esposta ai rischi della transizione energetica a causa degli elevati fabbisogni di energia e dell'alta incidenza di produzioni industriali a elevate emissioni di gas a effetto serra».

Dunque c’è da rimboccarsi le maniche: «Gli obiettivi fissati a livello europeo impongono una forte accelerazione nella sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili», sottolinea Bankitalia. A consolare c’è il turismo, che anche nel 2022 è andato bene, e l’edilizia spinta di bonus fiscali, ricostruzione post-sisma e opere pubbliche anche se ora l’aumento dei tassi d’interesse sta fermando il mercato immobiliare.

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