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L'eleganza maschile, un mix di classico e contemporaneo

Una boutique perugina che propone suit formali, perfetti da mattina a sera. Ma le sfumature di stile non mancano: dal loden alle maglie girocollo.

di Luisa Corva

Gli esterni della boutique Donati, a Perugia.

3' di lettura

Sergio Donati è un uomo che da sempre crede nelle cravatte e nella classicità del guardaroba maschile. Nel 1985, a 28 anni, ha aperto la sua boutique perugina, Donati Abbigliamento, ancora oggi un punto di riferimento per i professionisti umbri in cerca di consigli di eleganza, che lui dispensa sempre, con humor, anche in brevi video su Instagram.

Donati offre un mix perfetto di classico e contemporaneo, cravatta compresa. «Propongo quelle di Petronius, laboratorio artigianale milanese fondato nel 1926», racconta. «Sono di seta, fatte a mano (da 110 euro), ma per l'estate le ho scelte anche in cotone, con disegni liberty, fiorellini più o meno evidenti, che sdrammatizzano l'abito scuro. Adoro le cravatte. Uso spesso quella blu a tinta unita, dà grinta, anche a un abito beige». L'abito è sempre il punto di partenza. «Per avvocati, notai, magistrati, professionisti che lo indossano la mattina alle sette, e vogliono essere perfetti fino a sera. Mi piace raccontare gli abiti ai clienti, spiegare come vengono ideati e costruiti, magari davanti a una bollicina o a un caffè».

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Quali i marchi su cui puntare? «Innanzitutto, Caruso (da 1.300 a 1.700 euro, giacche da 950), poi Sartorio, una linea di Kiton (da 1.490 euro) e Boglioli (da 690). Di tutti loro propongo soprattutto la giacca informale. Poi c'è Tagliatore con la collezione Pino Lerario, che porta il nome del proprietario (abito da 690). La giacca (da 495 a 650 euro) è molto ben fatta, con una tecnica semi-adesivata. Ci sono tre possibilità di “costruire” le giacche: quella industriale, dove dalla spalla al fondo o stondo viene incollata una pellicola adesiva. Quella decostruita. E, infine, quella sartoriale, con all'interno una tela/impasto fatta di lana, pelo di cammello e crine di cavallo, che prende la forma del corpo di chi la indossa. Perché il sarto non usa l'adesivo ma il canapino».

Candele CIRE TRUDON.

Si sente che Donati ama la moda maschile. «Quando ero ragazzino, obbligai mia mamma a comprarmi un cappotto di cammello doppiopetto, mentre i miei compagni vestivano in jeans: l'ho indossato fi no allo sfinimento. Ne ho comprati altri, sempre doppiopetto, anche blu, con la martingala dietro, stile generale dell'esercito. Cappotti che vanno oltre le mode del momento. In negozio la mia selezione prevede quelli di Caruso e Tagliatore, con cashmere o lane nobili. Per il prossimo inverno aggiungo le proposte loden di Schneiders, in tre colori: verde sottobosco, giallo senape e bordeaux scarico. Piacciono tanto, anche ai più giovani». È giovane Edoardo Ciliani, che affianca Sergio Donati in negozio. «Una scelta quasi obbligata, visto che le mie figlie fanno altro. È bravissimo, entusiasta, ci capiamo perfettamente, forse anche perché indossa sempre la cravatta», aggiunge ridendo.

Una vetrina con le maglie girocollo leggere in cashmere e seta che Donati fa produrre in Umbria.

 

Accanto agli abiti classici, convivono idee più informali: Herno (da 440 euro), Aspesi (da 350), Incotex (da 220). «O Lanificio Colombo, che a Biella produce sportswear di lusso (da 450 a 2.650 euro): le sue maglie di lana 12 micron sono addirittura più preziose del cashmere». Sono invece in cashmere e seta, leggerissime e in 11 colori, le maglie girocollo che Donati fa confezionare in Umbria (319 euro).

Altre vetrine della boutique.

Guardando agli accessori, per i profumi sceglie Escentric Molecules (da 135 euro) e Knize (da 95), per le candele Cire Trudon (da 85 euro), antica casa francese, e Culti (da 78) per la profumazione d'ambiente. Infine, un luogo del cuore a Perugia. «Due, uno di fronte all'altro, in corso Vannucci: Sandri, caffè storico d'Italia, aperto nel 1860, e il Collegio del Cambio, con la splendida Sala delle Udienze affrescata dal Perugino a fine Quattrocento. Era il ritrovo dei banchieri dell'epoca». Che non si mettevano (ancora) la cravatta.

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