L’emozione dell’antico Egitto a Milano
di Patrizia Piacentini e Christian Orsenigo
4' di lettura
Nel 2004 pubblicammo il volume «La Valle dei Re riscoperta: i giornali di scavo di Victor Loret (1898-1899) e altri inediti», cui seguirono altri studi e ricerche che sono alla base della mostra «Egitto. La straordinaria scoperta del faraone Amenofi II», che da oggi è visitabile al Mudec di Milano. L’idea di realizzare una mostra su questo tema risale a dieci anni fa, quando, dopo anni di frequentazione del Museo del Cairo per ritrovare i materiali scoperti da Loret e per altre ricerche, avemmo la gioia di portare a termine un progetto di presentazione degli anni egiziani di Victor Loret, dalla sua formazione di giovane egittologo, ai suoi successi di archeologo, ai problemi che dovette affrontare in qualità di direttore del Servizio delle Antichità.
Insieme con la direttrice del Museo Egizio del Cairo di allora, Wafaa el-Saddik, e con la sua assistente Sabah Abdel Razek, oggi direttrice dello stesso Museo, organizzammo la mostra «Victor Loret in Egypt (1881-1899). From the Archives of the Milan University to the Egyptian Museum in Cairo», che venne inaugurata al Cairo nel maggio 2008. Raccontavamo di Loret, seguivamo le sue ricerche e i suoi risultati e mostravamo alcuni oggetti importanti da lui scoperti durante i suoi fruttuosi scavi a Saqqara e nella Valle dei Re, sognando di poterli un giorno portare a Milano.
Il rapporto di collaborazione e di calorosa amicizia intessuto negli anni con i colleghi egiziani, insieme con il provvidenziale incontro con l’équipe di 24 Ore Cultura e col Mudec, avvenuto alla vigilia della nostra partenza per l’Egitto in una fredda sera milanese dello scorso febbraio proprio nelle sale del Museo delle Culture, ha permesso che il miracolo avvenisse. Presso il Mudec si voleva organizzare una mostra sull’Egitto, nel prosieguo di una serie di esposizioni sulle civiltà extra-europee, e noi volevamo farla su Amenofi II. In pochissimo tempo la decisione fu presa, con una stretta di mano virtuale tra le due sponde del Mediterraneo, e con un piccolo compromesso. Avremmo dedicato la mostra alla scoperta del faraone Amenofi II, allargandola anche all’illustrazione della società durante la sua epoca e delle credenze funerarie, che dal buio del momento della morte portavano verso la luce della vita nell’Aldilà.
Loret lavorò in Egitto in vari momenti della sua vita, ma il periodo cruciale si colloca tra il 1897 il 1899. Nel marzo 1898 scoprì la tomba di Amenofi II. Abbiamo voluto far rivivere in questa mostra i primi passi dell’archeologo, con il quale il pubblico è chiamato a immedesimarsi e a scoprire e riscoprire quella tomba. Tale processo di identificazione, che è al centro di questa mostra, si attua non solo attraverso gli oggetti esposti, ma anche con l’ausilio delle tecniche più attuali di realtà virtuale e della ricostruzione in scala 1:1 della camera funeraria del sepolcro di Amenofi II. Gli ampi spazi del Mudec si sono rivelati perfetti per questa realizzazione, resa possibile dalla mappatura fotografica effettuata nel corso del «Theban Mapping Project» e dall’abilità tecnica dell’architetto Cesare Mari, con la supervisione di Massimiliana Pozzi.
Seguendo le pagine del giornale di scavo, proviamo l’emozione della scoperta del sarcofago di Amenofi II, dentro il quale si trovava ancora il corpo mummificato del faraone. Questa scoperta fu straordinaria, in quanto per la prima volta veniva trovata, nella Valle dei Re, la mummia di un faraone all’interno della propria tomba. Un caso simile si sarebbe verificato solo venticinque anni dopo con la scoperta, all’interno della tomba di Tutankhamon, di una serie di eccezionali sarcofagi d’oro incastrati l’uno nell’altro, nel più interno dei quali era ancora deposta la mummia del faraone. Secondo le usanze egiziane, il corpo imbalsamato del defunto, oltre a essere avvolto in bende, era coperto di ghirlande di fiori. Alcune di esse sono esposte in mostra: si tratta però di quelle rinvenute sulla mummia di Ramesse II, oggi conservate in parte al Museo di Leida.
Nella tomba di Amenofi II, che porta il numero 35 della Valle dei Re, Loret scoprì una quindicina di altre mummie o parti di mummie che vi erano state nascoste attorno all’anno 1000 a.C., circa quattro secoli dopo l’utilizzo originario della tomba. Era un periodo di crisi per l’Egitto, e vi era necessità di sottrarre dalle tombe i beni più preziosi. Ma bisognava salvaguardare i corpi dei faraoni, per garantire loro la vita eterna. I funzionari della necropoli, su ordine dello Stato, estrassero dunque i corpi dalle tombe in cui erano stati originariamente sepolti e li deposero in un luogo più sicuro, come sembrava essere appunto la tomba di Amenofi II. Per questa ragione essa è chiamata, dagli egittologi, “nascondiglio delle mummie regali”, o meglio “secondo nascondiglio”, dal momento che un altro era già stato scoperto, nel 1881, nella località di Deir el-Bahri, non lontano dalla Valle dei Re. Loret, giovanissimo, aveva partecipato con il suo maestro Gaston Maspero e altri colleghi alle ricerche relative a quest’ultimo nascondiglio, dove furono rinvenute oltre cinquanta mummie, tra cui quella sopra citata di Ramesse II.
Nella tomba di Amenofi II, le mummie che avevano trovato asilo erano state collocate in due stanze annesse alla camera funeraria, e altre, intere o in parte, erano state spostate nell’anticamera e in una stanzetta annessa al pozzo funerario. In quella chiamata da Loret “stanza 1” l’archeologo trovò tre mummie di due donne e di un uomo, prive di ornamenti iscritti che ne permettessero il riconoscimento. Grazie a studi radiologici e genetici, le due donne sono però state individuate come la madre e la nonna del celebre Tutankhamon.
Nella “stanza 4” Loret scoprì altre nove mummie, deposte in sarcofagi che spesso non erano loro pertinenti. Ma le iscrizioni sulle bende che le avvolgevano permisero il loro riconoscimento. Una di esse era il corpo del faraone Amenofi III, nipote di Amenofi II e nonno di Tutankhamon. La scoperta di Loret, dunque, ha permesso anche di ricostruire un pezzo della storia dell’Egitto in uno dei suoi periodi di maggiore splendore.
Queste due stanze annesse alla camera funeraria sono state ugualmente ricostruite in mostra, e possono così essere riscoperte in tutta la loro complessità archeologica e storica.
loading...