CINQUANT'ANNI DOPO

L’emozione di scoprire in libreria «l’angolo della Luna»

Libri di ieri e di oggi raccontano la più suggestiva impresa spaziale del XX secolo

di Piero Fornara

(Ansa)

5' di lettura

I titoli dei libri che celebrano la ricorrenza si somigliano un po' tutti: La Luna di Oriana (riedizione per il cinquantenario di Quel giorno sulla Luna di Oriana Fallaci, Rizzoli), Luna di Bruno Vespa (Rai Libri), Luna nuova di Ettore Perozzi (il Mulino), Conquistati dalla Luna di Patrizia Caraveo (Raffaello Cortina Editore), che l’autrice ha presentato in anteprima sul «Sole 24 Ore» domenica 5 maggio. L'elenco potrebbe continuare, allargando la prospettiva all'esplorazione spaziale (ne scrivo più avanti) e ai libri per ragazzi. Fra questi citiamo la Guida per giovani astronauti (Mondadori Electa) di Umberto Guidoni, che ha partecipato a due missioni Nasa a bordo dello Space Shuttle e nel 2001 è stato il primo astronauta europeo a raggiungere la stazione spaziale internazionale.

Cinquant'anni fa si avverava il sogno di generazioni di poeti e scienziati e della gente comune: raggiungere la Luna. Nella notte fra domenica 20 e lunedì 21 luglio 1969 (per la precisione alle 4.57 del 21 in Italia) l'astronauta americano Neil Amstrong posa il piede sul suolo lunare e pronuncia la storica frase: «That's one small step for man, one giant leap for mankind (È un piccolo passo per l'uomo, ma un balzo gigantesco per l'umanità». Con Amstrong, capo missione “Apollo 11”, ci sono Michael Collins, pilota del veicolo di comando (rimasto in orbita lunare), ed Edwin Aldrin, pilota del modulo lunare, che scenderà per secondo.

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La Rai di Tito Stagno e Ruggero Orlando
In Italia e in tutto il mondo centinaia di milioni di persone seguono l’impresa in diretta tv (con le immagini in bianco e nero). La Rai manda in onda uno “Speciale Luna” che dura oltre 28 ore, dove succede anche un (curioso) qui pro quo fra Tito Stagno (che conduceva la trasmissione in studio con Andrea Barbato) e Ruggero Orlando (corrispondente Rai dagli Usa e inviato a Houston) sul momento preciso dell'allunaggio. Lo scambio di battute surreale tra Stagno - «che oggi corre disinvolto verso i novant'anni» - e Orlando viene raccontato nelle prime pagine del libro di Bruno Vespa, che era stato assunto alla Rai da meno di due mesi, dopo aver vinto un concorso.

Anche per chi ha vissuto quel lontano evento da semplice telespettatore (all'epoca avevo vent'anni), il simpatico “angolo della Luna” allestito con opportuno anticipo sulla data dell’allunaggio in una libreria di provincia (“La Talpa” di Novara) può ancora suscitare un momento di emozione. Invece «Oriana Fallaci – cito ancora Vespa – era tra i duemila giornalisti stipati nel centro di controllo di Houston, che guardavano l'enorme acquario con la miriade di tecnici attaccati ai computer. Tutti in divisa: camicia bianca e sottile cravatta nera». Come inviata del settimanale «L'Europeo», trascorse lunghi periodi nel centro Nasa a Houston e nella base di Cape Kennedy: il suo libro raccoglie i suoi reportage, rielaborati in forma di narrazione.

Oriana Fallaci, la Luna e il Vietnam
Negli anni Sessanta l'esplorazione dello spazio era considerata come l'inizio di un'era di sorprendenti prodigi tecnici. La Fallaci, fin da bambina lettrice appassionata dei libri di Jules Verne – il classico Dalla Terra alla Luna si trova ancora in libreria – aveva capito che la corsa alla Luna era una delle grandi sfide tra Est e Ovest. Dai magistrali colpi messi a segno dall'Unione Sovietica con lo Sputnik, la cagnetta Laika e poi l'astronauta Jurij Gagarin, fino alla rivincita americana, lanciata dal presidente John Kennedy in un celebre discorso al Congresso nel 1961 e culminata nel 1969 con l'allunaggio del “Lem” (il modulo lunare) nel Mare della Tranquillità. Un nome rassicurante, ma la partita lunare era imbevuta di valenze belliche e segreti militari. Su questo tema citiamo un altro titolo: Luna rossa. La conquista sovietica dello spazio di Massimo Capaccioli (Carocci editore).

Come altri intellettuali, anche Oriana Fallaci si chiede a cosa potrà servire questa avventura. Nel luglio 1969 le notizie che arrivano in Italia dagli Stati Uniti, a parte la Luna, riguardano la guerra in Vietnam (da lei raccontata nel libro Niente e così sia): il presidente Richard Nixon aveva cominciato un parziale ritiro delle truppe Usa dal Sud-Est asiatico, ma i delegati nordvietnamiti ai negoziati di Parigi denunciano l'invasione americana del Laos. Nell'editoriale “Oui, mais pourquoi?”, firmato con lo pseudonimo Sirius, il fondatore e primo direttore di «Le Monde» Hubert Beuve-Méry commenta lo sbarco degli astronauti americani sulla Luna nel contesto della gara spaziale tra Usa e Urss, della povertà nel Terzo Mondo, della vecchia Europa non più protagonista nella geopolitica globale, dei giovani e della contestazione studentesca (era passato poco più di un anno dal “maggio francese”), per finire con la domanda più difficile: il destino dell'uomo nell'universo (nel 1968 Stanley Kubrick aveva girato 2001, Odissea nello spazio).

Dopo la storica notte del luglio 1969, seguirono altre missioni fino al dicembre 1972 con Apollo 17. Poi la Luna uscì dai piani strategici delle agenzie spaziali, anche l'interesse mediatico si era affievolito. Ma con Apollo 13 si rischiò la tragedia: partito l'11 aprile 1970, un'esplosione nel modulo di servizio (celebre la chiamata dallo spazio: «Houston, we've had a problem here») impedirà l'allunaggio e renderà estremamente difficoltoso il rientro; gli astronauti torneranno comunque sani e salvi sulla Terra il 17 aprile.

Nella geopolitica spaziale c'è anche la Cina
«Costruiremo mai una base lunare? Il sogno rimane» si chiede nel suo libro Ettore Perozzi, responsabile dell'ufficio per la sorveglianza dell'Agenzia spaziale italiana. E prosegue: «Le capsule Apollo hanno portato dodici coraggiosi astronauti sul suolo lunare. È avvenuto così rapidamente e il successo è stato così pieno da illudere l'umanità intera. Quasi mezzo secolo ci separa dall'ultimo sbarco; nessuno ha più messo piede sulla Luna e c'è chi comincia a dubitare che ciò sia davvero successo, tanto profonda è la ferita».

C'è comunque tanta voglia di riprenderci la Luna, aggiunge la Caraveo, e un crescente interesse di governi e industria per una nuova fase di esplorazione del nostro satellite. «Ci sono imprenditori pronti a sfruttare le sue risorse minerarie o ad aprire i suoi “mari” al turismo spaziale, ma bisognerà farlo con cautela, per non compromettere la splendida desolazione descritta dagli astronauti americani». Un capitolo del libro di Vespa è intitolato “Destinazione Marte”, pensata per la metà degli anni 80 (del secolo scorso) da Wernher von Braun, l'ingegnere tedesco ideatore delle V-2 naziste, divenuto poi il capostipite del programma spaziale americano. «Oggi nuovi attori come la Cina si uniscono a Russia e Stati Uniti nella “corsa allo Spazio” per imporre il proprio ruolo geopolitico sulla Terra, mentre i paesi europei sembrano smarrire il loro peso politico globale» scrive Marcello Spagnulo (Geopolitica dell'esplorazione spaziale, Rubbettino editore). Se «anche la nostra Samantha Cristoforetti sta studiando il cinese», come osserva Bruno Vespa, una buona ragione ci sarà.

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