L’Enel chiede un cambio di passo alla Ue sui target delle rinnovabili
di Laura Serafini
2' di lettura
Un target più incisivo per la crescita delle fonti rinnovabili in Europa, entro il 2030, e tale da portare la generazione verde a una quota del 35 per cento, contro il target attuale del 27 per cento. È quanto chiedono in una missiva alle istituzione europee (pubblicata lunedì scorso dal Financial Times) sei utility come la portoghese Edp, la tedesca EnBw, la danese Orsted, la spagnola Iberdrola, la britannica Sse e l’italiana Enel.
Il nuovo obiettivo, secondo le utility, potrebbe essere raggiunto aumentando l’elettrificazione dei trasporti e del settore del riscaldamento, insieme alla ridefinizione di un mercato dell’energia elettrica più adatto alle energie rinnovabili.
A questo proposito ieri l’ad di Enel, Francesco Starace, ha rilasciato un’intervista all’Ansa in occasione della conferenza Ue di alto di livello sulla transizione energetica. L’Unione europea, ha spiegato il manager, deve fare un «cambio di passo» sulle rinnovabili salendo «ad almeno il 35%» della quota dei consumi, non puntando più sul sistema degli incentivi che ha mostrato tutti i suoi limiti, ma su contratti a lungo termine. E sullo spostamento sull’elettricità dei trasporti e a una maggiore efficienza dei consumi domestici. Se questo avverrà, allora potranno anche riprendere gli investimenti del settore, nel quale il fondo Efsi del Piano Juncker potrebbe cominciare a giocare un ruolo.
Bruxelles, secondo Starace, deve intraprendere una «maggiore azione nelle rinnovabili», salendo da 27% ad almeno il 35%, operazione che «si può fare se si considera che ora la tecnologia può spostare sul vettore elettrico molti dei consumi alimentati con i combustibili fossili». E questo, ha sottolineato l’ad, transita dalla chiarezza sullo sviluppo delle rinnovabili con contratti a lungo termine e non dagli incentivi, un approccio che secondo il manager «la Commissione Ue sta ben inquadrando».
Per Starace, inoltre, serve «spostare sull’elettricità consumi come quelli dei trasporti» che pesano per circa un quarto delle emissioni di C02 europee. «La tecnologia c’è, i costi sono scesi, si tratta di fare investimenti infrastrutturali abbordabili». Starace ha ricordato l’importante investimento che sta Enel sta facendo in Italia sulle centraline di ricarica per le auto elettriche. Anche «il trasporto pubblico è pronto», ha sottolineato.
Il manager ha inoltre messo in guardia sul fatto che rinunciare a puntare in questo momento sulla mobilità elettrica «rischia di far perdere competitività all’Europa che si troverebbe spiazzata tra dieci anni come è già successo in altri settori». Il manager, inoltre, ha ribadito la necessità di «sviluppare di più l’efficienza energetica» negli edifici e nella vita quotidiana, dal riscaldamento alla cucina, per decarbonizzare il più possibile. E questa, per l’ad di Enel, «non è una scommessa ma una sicurezza» soprattutto per far ripartire gli investimenti, dopo la pausa che ha preso il settore a seguito di investimento «anche sbagliati» del passato e in attesa dei pacchetti sull'energia di Bruxelles. «Il piano Juncker è stata un pò un’occasione perduta» per il settore energetico, ma ora, ha concluso Starace, «chiaramente se si riprendesse il passo in questa direzione ecco che ci sarebbe la necessità di attingere a fondi come quello» dell’Efsi.
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