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«L’engagement sulle emissioni di CO2? Zero risultati. E lo abbiamo dimostrato»

Intervista a Gianfranco Gianfrate, docente di finanza all’Edhec Business School

di Vitaliano D'Angerio

(AFP)

2' di lettura

«Abbiamo monitorato per quasi dieci anni 6.392 aziende quotate, in tutto il mondo, dove erano presenti investitori istituzionali molto attivi nel fare pressing sul climate change. Il nostro obiettivo era quello di verificare quale impatto avessero avuto questi grandi fondi sulla riduzione delle emissioni di CO2 delle società monitorate. Il risultato? In media è stato pari a zero». Gianfranco Gianfrate è professore di finanza all’Edhec Business School, sede di Nizza. Un passato alla Bocconi, Harvard e anche nella City londinese (ha lavorato per Federated Hermes), Gianfrate è molto critico con i parametri Esg. E in questa ricerca, realizzata con i suoi collaboratori, mette in luce le problematiche del settore.

Dalla sua ricerca dunque emerge che l’engagement, il dialogo con le aziende quotate da parte degli investitori, serve a poco. Giusto?

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A quanto pare sì. Abbiamo preso in considerazione gli investitori istituzionali che hanno aderito ai Principi di investimento responsabile (Pri) dell’Onu e in particolare quelli che dichiarano di fare active ownership sul clima.

Quelli dunque che pressano le aziende in modo attivo.

Sì. Ebbene quelli che fanno active ownership gestiscono circa il 26% delle masse di tutti gli investitori istituzionali aderenti ai Pri dell’Onu. Un peso importante in questo ambito. Abbiamo quindi verificato il loro impatto sull’impronta di carbonio delle aziende sia in termini di volumi di emissioni, sia di intensità di carbonio ovvero di emissioni sul fatturato.

Risultato?

Assolutamente deludente su un periodo che va dal 2007 al 2018. L’impatto è zero. Per non aprire il vaso di Pandora dell’impronta di carbonio.

Apriamolo pure.

I dati della carbon footprint vengono forniti dalle singole aziende. Chi valida questi dati? In settembre, nel corso di un seminario di Deutsche Bank a cui ho partecipato, mi è stato mostrato che perfino sui dati ufficiali di carbon footprint, non c’è concordanza fra i differenti fornitori di dati.

Soluzioni?

Sicuramente le Big Four della revisione contabile dovrebbero creare delle unit specializzate che realizzino la validazione delle emissioni di CO2 fornite dalle società quotate.

Basta così?

Assolutamente no. Si perde tempo nel voler cercare dei criteri Esg uguali per tutti. Oggi sono importanti soprattutto le emissioni di anidride carbonica vista l’urgenza climatica. Le soluzioni ingegneristiche ci sono per il calcolo dell’emissioni. Si vada avanti su questo punto. Non si può più rimandare su tale tema. Il pianeta non può più attendere.

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