Interventi

L’epoca dei big data e il saper vedere dentro i numeri

di Piero Formica

3' di lettura

Benvenuti nell'età dei Big Data che ci permetteranno di calcolare in modo sempre più raffinato le dimensioni dell'economia. Con la crescente facilità di mettere insieme una grande quantità di dati, è l'evidenza che prevale sulla teoria. Prima l'esame empirico, poi il teorizzare.

È questo un obiettivo perseguito con tenacia da lungo tempo. William Petty (1623-1687), personalità poliedrica del Seicento, sosteneva che nelle parole separate e non sostenute dai fatti non si dovesse avere fiducia. Con la sua “aritmetica politica”, Petty propugnava la misura rigorosa della popolazione, del reddito e della ricchezza. Nullius in verba non è però un dogma. Nel suo saggio The Classical School, Callum Williams, giornalista economico del settimanale inglese The Economist, ha messo in luce la resistenza cui andò incontro l'approccio di Petty ai problemi economici.
David Hume (1711-1776) dubitava che dall'analizzare i dati si potessero trarre affermazioni generali. Adam Smith (1723-1790) faceva poco affidamento sull'aritmetica politica. Un sentimento che forse nasceva dal suo interesse non solo per il funzionamento del campo dell'economia, esposto nella Ricchezza delle nazioni, ma anche per il come le persone lo percorrono, secondo la Teoria dei sentimenti morali.

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Ancor prima dei numeri, sono le storie che illuminano i comportamenti umani. Il grande matematico Nicolas de Condorcet (1743-1794) pensava che sentimenti ed emozioni fossero altrettanto importanti dei calcoli matematici, i quali erano ben lungi dal produrre idee più precise; idee, peraltro, da accettare acriticamente anziché porle al vaglio dell'incessante discussione. In tempi meno remoti, John Maynard Keynes (1883-1946) riteneva che l'economista dovesse essere “matematico, storico, statista, filosofo”. Per questo, a partire dagli anni Dieci del Novecento, egli si mostrò pungente oppositore dei metodi matematici in economia se usati eccessivamente.

È questa una preoccupazione ancor più sentita con i Big Data a far da stimolo agli esercizi econometrici. Al cadere nel torto esaminando grandi problemi socio-economici con tecniche matematiche sofisticate sarebbe preferibile avere ragione con successive approssimazioni nate da intuizioni argute.Una lezione da trarre dai maestri del passato è che l'economia non è una fortezza dotata di spesse e alte mura erette dagli economisti matematici servendosi dei Big Data.

L'economia è parte di un mondo che è un libro aperto alla cui scrittura partecipano anche i teorici che non costringono il loro pensare entro la cassetta dei dati ed i narratori di storie che possono avere un impatto sostanziale sui comportamenti delle persone, su come rispondiamo a un evento raccontato in opere di finzione prima o in mancanza di fatti. Robert Shiller, Premio Nobel per l’Economia, ha scritto: “Dobbiamo considerare la possibilità che a volte la ragione dominante della gravità di una recessione sia legata alla prevalenza e alla vivacità di certe storie” anziché alle reazioni della gente a dati e fatti modellati dagli economisti.

Scrittori come Mario Tobino (1910-1991) hanno dato prova di come la narrazione possa colmare la lacuna nelle prestazioni fornite da dati e fatti. Da Le libere donne di Magliano (1953) a Gli ultimi giorni di Magliano (1982), i racconti di Tobino hanno dato valore e significato ai dati e ai fatti sull'evoluzione della psichiatria in Italia.

Lo stesso si può dire per l'evoluzione della pandemia in corso, attraverso le storie sullo stress personale, le tensioni nell’ambiente familiare e comunitario, la perdita del senso di socializzazione spontanea, le chiusure aziendali e la caduta dell’occupazione che hanno fatto irruzione nella vita quotidiana. Non è ammassando il più alto numero possibile di dati che potremo, poi, scrivere il libro delle spiegazioni. Dietro i dati si nasconde una grande varietà di fatti: nudi e crudi, supposti, apparenti, accettati, sperati, riferiti. C'è, dunque, per i fatti un amore poligamo che costringe a procedere con arretramenti e inversioni di rotta. Ecco perché è un tema sempre più ricorrente e sentito dagli scienziati sociali quello della narrazione e delle appassionate e astratte teorizzazioni che contribuiscono a tracciare il percorso verso il futuro.

piero.formica@gmail.com

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