Interventi

L’Estremo oriente russo e le opportunità per le imprese italiane

di Antonio Fallico

(andy - stock.adobe.com)

4' di lettura

Dopo l’interruzione a causa della pandemia, quest’anno si è svolto l’Eastern Economic Forum (Eef) che si tiene dal 2015 ogni settembre a Vladivostok, la capitale dell’Estremo oriente russo. Si tratta di uno degli eventi più importanti in Asia, con 4mila partecipanti, tra cui 400 manager da 58 Paesi.

Per la prima volta è stata organizzata una sessione sulle prospettive dei rapporti economici e commerciali tra l’Italia e l’Estremo oriente russo. Siamo stati l’unico Paese non asiatico ad avere un dialogo a questo livello. Il successo riscontrato testimonia il grande potenziale inutilizzato per gli scambi bilaterali. Questa regione strategica occupa il 41% del territorio russo, ha accesso ai mari ed è ricca di risorse. Si tratta di un’area che registra un rapido sviluppo e vuole stabilire legami economici e di cooperazione industriale anche con i Paesi europei. Se la distanza geografica non è un ostacolo per i rapporti economici con Cina, Giappone, Corea del Sud, dovrebbe essere lo stesso anche con l’Estremo oriente russo: l’Ambasciatore italiano in Giappone, Giorgio Starace, ad esempio, ha insistito parlando all’Eef sull’interesse di molti imprenditori per progetti triangolari italo-russo-giapponesi.

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Purtroppo nel 2020 le forniture dall’Estremo oriente russo in Italia sono state di soli 4 milioni di dollari. Nell’altro senso il flusso ha però raggiunto i 142,7 milioni. Numeri molto piccoli se pensiamo ai 24 miliardi di dollari di esportazioni annuali di questo territorio e agli 8 miliardi di importazioni. Il vero problema è l’assenza di informazione obiettiva e utile per gli imprenditori italiani. Per rimediarvi si potrebbe ricordare che il Distretto federale dell’Estremo oriente è composto da 18 regioni, di cui 11 in quest’area. Ad esso è stato destinato un ministero ad hoc e vari enti particolari. Un territorio che si estende dal confine con la Norvegia e approda a Vladivostok.

Lungo questa rotta si estende la Via marittima del Nord, una delle alternative alla rotta attuale tra l’Asia e l’Europa che passa per Suez. Più breve e più sicura, ha bisogno della creazione di un sistema logistico moderno. L’India ha dimostrato un interesse crescente per queste acque, ma le potenzialità per i Paesi europei e per l’Italia sono enormi.

Un territorio immenso se pensiamo che la città più importante nei pressi di Vladivostok è Khabarovsk, che dista 761 chilometri. Tra queste due città corre un’autostrada che attraversa in gran parte boschi sterminati. Malgrado l’Estremo oriente sia molto esteso, vi risiedono solo 10 milioni di persone per ovvie ragioni climatiche, cosa che rende impossibile un grande mercato interno, perciò l’attività economica locale mira soprattutto ai vasti mercati asiatici. La produzione in questa parte della Russia diventa conveniente da un punto di vista logistico, nel contesto delle catene produttive per la zona Asia-Pacifico, facendo leva su 29 porti marittimi lungo la rotta tra Asia e Europa e su una sviluppata rete ferroviaria in via di ampliamento e modernizzazione.

Questi territori sono da qualche anno oggetto di attenzione speciale da parte di Mosca che eroga enormi finanziamenti federali per vari programmi di sviluppo, in parte legati allo sviluppo delle risorse naturali e in parte alla produzione di prodotti finiti. Tra questi vi è la prossima apertura, nei pressi di Vladivostok, di una fabbrica di produzione di attrezzature elettriche di una azienda italo-russa con 2 mila dipendenti. Sarà il suo terzo centro produttivo in Russia, realizzato al fine di decentralizzare la produzione per soddisfare una domanda locale crescente, così da non essere obbligati a ingenti spese di trasporto. Il Presidente di questa impresa, intervenendo all’Eef, ha messo l’accento sull’attrattività dell’Estremo oriente: un territorio in rapido sviluppo, situato vicino ai grandi mercati asiatici, in cui sono in vigore varie zone con regimi fiscali speciali, tra cui il porto-franco di Vladivostok. In tutta l’area ci sono oggi 23 zone preferenziali (Territori di sviluppo accelerato o Tor) che godono di regimi fiscali agevolati.

Oggi nei Tor e nel porto-franco di Vladivostok si realizzano grandi progetti nei settori della costruzione navale, logistica e attività portuali, acquacoltura, agricoltura, turismo. I Tor offrono agli investitori il regime di zona doganale libera e l’esenzione dall’Iva e dai dazi all’importazione. Il porto-franco di Vladivostok è in pratica una zona economica speciale, i cui residenti ottengono una serie di altri vantaggi per l’attività imprenditoriale.

La macroregione sta diventando estremamente attrattiva per le imprese estere. Qui si concentra il 30% di tutti gli investimenti diretti in Russia. I settori più attrattivi sono le opere infrastrutturali, il settore medico e ospedaliero, l’estrazione mineraria, l’edilizia e i materiali edili, le reti commerciali. Menzione a parte per il porto passeggeri di Vladivostok, dove Costa Crociere è ritornata a operare con i crocieristi asiatici dopo la chiusura del 2020. Grandi prospettive offrono l’agricoltura e l’agroindustria, ma non solo: nell’Estremo oriente russo è concentrato il 51% del patrimonio forestale di tutta la zona Apec. Partendo da queste risorse si possono avviare produzioni molto diverse.

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