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“L'Étoile filante”, una tragicommedia in apertura del Locarno Film Festival

Ha inaugurato la sezione della Piazza Grande il nuovo film di Dominique Abel e Fiona Gordon, coppia di registi nota per aver diretto “Parigi a piedi nudi”

di Andrea Chimento

2' di lettura

Si apre sotto il segno dell'ibridazione dei generi il Locarno Film Festival 2023: per inaugurare la sezione della Piazza Grande è stato scelto “L'Étoile filante”, film che inizia e si conclude con toni tipici del cinema noir, mentre nel mezzo si alternano passaggi comici, tragici e surreali.
Basta la prima sequenza per riassumere questi cambi di stile: in una nottata piovosa, l'ex attivista Boris sta lavorando come barista a L’Étoile Filante quando una delle sue vittime si presenta nel locale per reclamare vendetta. Il piano di quest'ultimo non va a buon fine, ma Boris dovrà capire come salvarsi dai prossimi attacchi. La comparsa di un sosia, il depresso e solitario Dom, sembra fornire al barista, alla sua ingegnosa compagna Kayoko e al loro fedele amico Tim un perfetto piano di fuga. Non hanno calcolato, però, l'intrusione dell'ex moglie di Dom, una sospettosa detective decisamente strampalata.

“L'Étoile filante” è diretto da Dominique Abel e Fiona Gordon, coppia di registi e attori che utilizzano i loro veri nomi per i personaggi che scelgono di interpretare, tornati dietro la macchina da presa a sette anni di distanza da “Parigi a piedi nudi”, fino a oggi il loro film più famoso.Seppur il lungometraggio precedente avesse delle basi più leggere e spensierate, anche in questo caso i due autori non abbandonano l'umorismo: nonostante ci sia una certa amarezza di fondo, gli elementi più grotteschi emergono in una serie di gag che rimandano anche al cinema muto.

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Un film godibile ma privo di grandi guizzi

Non ci sono grandi momenti da ricordare in questa pellicola comunque godibile e capace di strappare più di un sorriso.Il gioco dello scambio d'identità è ampiamente già visto e dà adito a una serie di citazioni al cinema del passato, a partire dalla celebre sequenza del “finto specchio” ideata dal grande Max Linder nel 1921 in “Sette anni di guai” e poi ripresa da Groucho Marx ne “La guerra lampo dei fratelli Marx” del 1933.La base generale è così piuttosto prevedibile, seppur la caratterizzazione di alcuni personaggi regali alcuni momenti sorprendenti, soprattutto con l'approssimarsi della conclusione.Una menzione totalmente positiva va all'ottima colonna sonora, ricca di musiche capaci di far empatizzare al meglio gli spettatori con la surreale vicenda che viene raccontata.

Infine, da segnalare che prima di questo film è stato proiettato un cortometraggio di Yann Demange, dal titolo “Dammi”, con protagonista Riz Ahmed e che ha visto anche la partecipazione di Isabelle Adjani.


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