L’Europa in campo per spingere i social investment
di Daniela Russo
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Il Social Impact Investment (Sii) finisce sotto la lente del Parlamento europeo in occasione dell’audizione nel novembre scorso in Commissione per l’Occupazione e gli Affari Sociali a Bruxelles degli autori del report “Social Impact Investment - Best Practices and Recommendations for the Next Generation”. L’audizione ha riportato l’attenzione verso un tema destinato a tradursi in un motore di cambiamento e crescita per il tessuto economico e sociale europeo. Il mercato Sii nella Ue è cresciuto sensibilmente negli ultimi anni, favorendo l’incontro tra impatto sociale e rendimenti finanziari, ma non ha ancora raggiunto il suo massimo potenziale, anche perché si presenta a macchia di leopardo tra gli Stati Membri. A incrementare l’attenzione verso questi strumenti di investimento è il carattere fortemente innovativo, che consente di superare le difficoltà imposte dai vincoli di bilancio, affrontando al tempo stesso sfide sociali che spaziano dalla rigenerazione urbana, come nel caso di Mind a Milano, all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.
«Negli ultimi dieci anni – commenta Fiorenza Lipparini, tra gli autori del report e co-fondatrice di PlusValue – il fenomeno del Social Impact Investment è cresciuto molto, con lo spettro ESG che rappresenta una fetta importante delle attività. Il mercato più sviluppato, nel continente europeo, è il Regno Unito, seguito a distanza da Italia, Francia, Olanda e Belgio. Il nostro Paese presenta caratteristiche interessanti, con il Fondo innovazione sociale pensato per consentire a 21 Comuni italiani di inserire questi strumenti di finanziamento nella propria programmazione, investitori privati pronti a cogliere le opportunità che arrivano dalla Bei e banche commerciali che si stanno attrezzando con divisioni e strumenti ad hoc».
In questo contesto, il risparmio privato può rappresentare un’ulteriore leva per lo sviluppo del mercato del Sii e non solo attraverso i social impact bond (Sib), emissioni obbligazionarie i cui proventi vengono utilizzati per raccogliere fondi destinati a finanziare nuovi progetti e/o progetti pre-esistenti che hanno risultati positivi nel sociale. Tra il 2008 e il 2018, in tutta l’Unione Europea (compreso il Regno Unito) sono stati lanciati 109 Sib, con una raccolta superiore ai 350 milioni di euro e impatto diretto su quasi 750 mila vite di cittadini europei.
Dall’analisi condotta dai ricercatori, però, emerge come ulteriore occasione per convogliare risorse private verso progetti a impatto sociale, la possibilità da parte dei Governi di dare vita a nuovi strumenti di finanziamento, come le piattaforme di crowdfunding o peer-to-peer landing. Il ricorso a questi strumenti alternativi, in Europa, è cresciuto rapidamente, passando da una raccolta di 127 milioni di euro nel 2013 a 671 milioni nel 2016. Infine, regolamenti pubblici mirati potrebbero incoraggiare il coinvolgimento di investitori istituzionali, come accade in Francia. «È possibile prevedere una moltiplicazione dei fondi dedicati al social impact investment, con una crescente diversificazione degli strumenti – aggiunge Lipparini -. L’attenzione ai temi sociali sarà sempre più rilevante dal punto di vista delle imprese e anche della finanza, trainata dall’impegno verso l’ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico».
Il raggio d’azione del social impact investment, però, non si limita al green e si modella in funzione delle specificità ed esigenze dei singoli territori. L’occupazione, in particolare di categorie svantaggiate, rappresenta una priorità comune. «Anche la coesione territoriale è un elemento di grande interesse, - spiega Lipparini – con un trend emergente che riguarda il dialogo tra centro e periferia urbana e più in generale il nuovo ruolo delle città. Il binomio sociale-sanità, poi, è un filone da sviluppare, oggi ancora poco esplorato e che con la pandemia può conoscere uno sviluppo rapido».
Il report commissionato dal Parlamento europeo, inoltre, suggerisce diverse azioni da mettere in campo per favorire la crescita del mercato Sii. La prima è relativa al bisogno di colmare il gap di conoscenza e consapevolezza relativo al comparto, anche realizzando database di esperti. Segue, poi, l’opportunità di delineare linee guida e strategie nazionali Sii e, in conclusione, la necessità di partecipare a iniziative internazionali. La vera sfida, per l’Unione europea, è procedere alla definizione di strumenti standardizzati per la misurazione dell’impatto sociale, anche ampliando i dati rilevanti disponibili e facilitando lo sviluppo di competenze e capacità in questo ambito.
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