l’anno del patrimonio

L’Europa consacra il 2018 ai suoi tesori

di Pier Luigi Sacco

È un’opera offerta alla Commissione Ue dallo scultore francese Bernard Romain. È posta nel cuore del quartiere europeo di Bruxelles, incrocio di popoli e culture.

3' di lettura

L’anno europeo del patrimonio culturale 2018 rappresenta un’opportunità unica per elevare di diversi ordini di grandezza il peso dei temi del patrimonio e dello sviluppo a base culturale nell’agenda delle politiche europee. Perché ciò sia possibile occorre però fare in modo che la politica comunitaria impari a comprendere come la capacità della cultura di incidere sui livelli di benessere degli europei vada molto al di là delle risapute dimensioni dello svago colto o dell’impatto economico del turismo culturale.

La cultura, e il patrimonio in particolare, sono oggi in primo luogo straordinarie aree di sviluppo di innovazione sociale e tecnologica, di nuovi modelli imprenditoriali ed educativi, di coesione sociale, sostenibilità ambientale e persino di nuovi modelli di welfare. Per offrire alla politica europea uno strumento agile e di facile consultazione che illustri tutte le nuove potenzialità su cui costruire una nuova generazione di politiche trans-settoriali centrate appunto sulla cultura e sul patrimonio, l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles ha dedicato al tema un numero speciale, curato da chi scrive, della sua rivista Cartaditalia, che esce in versione quadrilingue (italiano, inglese, francese, tedesco) e in co-edizione con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Il progetto ha ricevuto il sostegno di un ampio numero di realtà istituzionali e private europee di primaria importanza, a dimostrazione della grande attenzione e delle grandi aspettative che si stanno concentrando attorno a questo anno europeo.

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Il volume è organizzato secondo una lista di lemmi che non hanno uno scopo didattico o manualistico ma si propongono piuttosto di offrire una panoramica attuale delle relazioni tra il patrimonio culturale e le tante, diverse dimensioni della produzione e fruizione della cultura da un lato, ma anche dei temi delle politiche europee che generalmente non vengono associate alla cultura e tantomeno al patrimonio.

Si parla allora di migrazioni, guerre e conflitti. Di diplomazia culturale e dialogo interculturale. Di innovazione tecnologica e sociale. Di cambiamento climatico e beni comuni. E si toccano naturalmente le questioni specifiche della conservazione e della gestione, del turismo e della sostenibilità sociale.

L’obiettivo di questo volume, più che di offrire delle risposte, è quello di suscitare una serie di interrogativi che possano essere ripresi, affrontati e tradotti in azioni concrete ai tanti diversi livelli del governo territoriale europeo: dalle Regioni, agli Stati Membri, alla stessa Commissione europea. Il volume verrà presentato ufficialmente il 6 dicembre a Milano, alla vigilia dell’apertura del Forum europeo della cultura, che inaugura appunto l’anno europeo del oatrimonio e che quest’anno si terrà eccezionalmente nel capoluogo lombardo invece che come da prassi a Bruxelles, anche per sottolineare il ruolo particolarmente attivo e propositivo del nostro Paese nel processo che ha portato alla decisione di istituire questa iniziativa decisiva per la cultura europea di questi anni.

La presentazione si terrà presso la Biblioteca Nazionale Braidense in un evento ad inviti offerto da Bertelsmann, uno dei principali sostenitori privati dell’iniziativa, alla presenza del Commissario europeo all’Istruzione, alla cultura e allo sport, Tibor Navracsics, e di Silvia Costa, che nel suo ruolo di presidente della commissione per la Cultura e l’istruzione del Parlamento europeo ha dato un contributo particolarmente importante nel far capire alla politica europea quanta importanza la proclamazione di questo anno tematico potesse avere nel percorso di rilancio dei valori europei nel difficile momento che stiamo vivendo.

Dopo questa prima tappa, il volume, e soprattutto l’agenda tematica che intende portare all’attenzione dei decisori e degli attori delle politiche europee, verrà presentato e discusso in molti diversi contesti europei, e c’è da augurarsi che possa stimolare una riscoperta del patrimonio come spazio non soltanto della memoria, ma anche dell’immaginazione di nuove possibilità.

Tutto il nostro patrimonio, per parafrasare la famosa opera di Maurizio Nannucci, è stato contemporaneo. E tutto il patrimonio è in primo luogo uno straordinario caleidoscopio di possibilità, in gran parte inesplorate, che chiedono soltanto di essere interrogate con intelligenza. Soprattutto per un Paese come l’Italia, è un’occasione irripetibile, che non possiamo non cogliere. Questo volume si offre allora come uno strumento di facilitazione .

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