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L’ex fabbrica delle ceramiche rivive fra sostenibilità e posti di lavoro

di Barbara Ganz

2' di lettura

Centomila metri quadrati di superficie, di cui 42mila di edifici storici. L’area ex Pagnossin è stata un luogo simbolo del made in Italy, per oltre 90 anni un punti di riferimento del tessuto industriale del NordEst: il primo marchio a sponsorizzare un’auto di formula Uno, capace anche di creare un solido legame con il mondo dell’arte. Una storia industriale finita nel 2007, poi gli anni dell’abbandono e, nel dicembre 2015, l’area è stata acquisita dalla holding dell’imprenditore veneto della logistica Damaso Zanardo.

Nessun vincolo urbanistico: tutto quello che c’era poteva essere demolito e cancellato. Non sarà così. «Abbiamo valutato l’acquisto perché avevamo, e abbiamo, un’esigenza di spazi per rispondere al meglio alla crescita aziendale e per essere sempre più attenti alla sostenibilità e all’ottimizzazione dei processi. E questo sito, con la vicinanza a 4 caselli autostradali e all’aeroporto, l’esistenza di capannoni recenti e ampie aree da demolire per ricostruire, era ideale». Il piano prevedeva la realizzazione di un hub logistico sanitario con magazzini di 10mila mq a temperatura controllata (in fase di ultimazione) e di nuovi 20mila mq di magazzini isotermici per il settore vino, con un impatto occupazionale di almeno 60 unità in più.

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Dalla fabbrica al museo: Open Dream

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«Poi qualcosa è successo: passeggiando in quest’area, osservando la sua pietra rossa, pensando a quanta gente ha lavorato, fatto sacrifici, progettato e proiettato a livello internazionale il nostro territorio, ho pensato che ognuna di queste pietre potessero rivivere».

Il progetto si chiama Open Dream, ed è stato presentato chiamando a raccolta tutti coloro che sono chiamati a collaborare: il Comune, l’associazione industriali, la Camera di commercio. Un progetto di riqualificazione di un’area di archeologia industriale che ha, tra le altre, la peculiarità di essere realizzato grazie ad una partnership pubblico - privato.

L’obiettivo è generare ricchezza, benessere e posti di lavoro per il territorio in un’ottica di sviluppo ecosostenibile: per questo è al lavoro un team composto da architetti, designer, curatori d’arte e pianificatori selezionati dall’università Iuav di Venezia e affiancati dai professionisti incaricati dall’azienda, per sperimentare - e anticipare - quegli scambi e collaborazioni tra territorio, atenei e impresa previsti anche dal piano Industry 4.0.

Al “tavolo delle idee” si metterà a punto un piano che contempli arte e design, turismo green e alimentazione, comunicazione e marketing, architettura e paesaggio: un luogo, facilmente accessibile e ben collegato, dove raccontare il meglio di una regione che produce molto, ma spesso non lo sa dire. I tempi? «Prima dell’autunno puntiamo ad avere uno studio di fattibilità sul progetto imprenditoriale, ed entro fine anno presentare un Master Plan di fattibilità nel rispetto dei valori architettonici, ambientali e di ecosostenibilità». Nel frattempo questi spazi già si prestano a essere utilizzati per eventi di diverso genere: basta richiederli.

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