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L’ex patron di La Perla rilancia la stampa romagnola a ruggine per l’alta moda

Il Cavaliere Masotti presenta a Fondazione Fashion Research Italy l’evento-mostra per promuovere l’arte-mestiere come volàno del made in Italy

di Ilaria Vesentini

3' di lettura

«Non penso ci salveranno la tecnologia e l'intelligenza artificiale, che deprimono gli aspetti umani della vita, credo invece lo faranno forme di artigianato artistico, come la biancheria e corsetteria di mia nonna Adalgisa e mia madre Ada da cui è nata La Perla, o come la stampa xilografica a ruggine tipica della Romagna, un patrimonio della tradizione Made in Italy da recuperare e valorizzare sui mercati internazionali sfruttando il sodalizio tra l'unicità del saper fare artigiano e l'appeal dei grandi nomi dell'alta moda». Così Alberto Masotti, ex patron di La Perla e presidente di FFRI-Fondazione Fashion Research Italy, presenta «Futura tradizione. La stampa romagnola tra arte e mestiere».

Una mostra che fino al 2 luglio sarà visitabile nell’ex fabbrica di corsetteria in via del Fonditore a Bologna – dal 2015 sede dell’ente no-profit creato da Masotti per recuperare memoria e archivi della moda italiana – dove da oggi sono esposti pezzi unici di foulard, tessuti e borse stampati con l’antica tecnica della matrice di legno incisa a mano e inchiostrata a ruggine.

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L’artigianato volàno per rilanciare delle Pmi

Mentre arriva l’ennesima notizia di crisi profonda ed esuberi per il brand La Perla, dopo il passaggio di proprietà nelle mani della holding olandese Tennor del finanziere Lars Windhorst, Masotti cerca di aiutare il rilancio delle piccole realtà artigiane italiane con una mostra dedicata alla bellezza di un’arte povera antichissima, adottata nel XVII secolo nelle campagne romagnole per imitare le preziose sete francesi stampate e adornare il bestiame in occasione delle feste con drappi di canapa decorati di immagini contadine locali (galli, spighe, tralci di vite). «Siamo rimasti in una decina di aziende tra Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna a portare avanti questo antico mestiere - racconta Emanuele Francioni, presidente dell'Associazione Stampatori Tele Romagnole, partner dell'iniziativa di FRRI -. L’associazione è nata nel 1997 per tutelare la qualità del prodotto fatto a mano oggi come si faceva secoli fa, con timbri di legno intagliati da noi, colori tradizionali naturali e il mazzuolo per battere lo stampo sul tessuto poi asciugato su canne e stirato con un mangano».

Il salto nel mondo del fashion

Le loro botteghe sono musei viventi da visitare non solo per godere di ritmi e gesti dimenticati, in un tempo sospeso, ma per capire che la vera sostenibilità ha poco a che vedere con i claim ESG e la piantumazione di alberi per compensare emissioni e trattamenti chimici: neppure uno stampo in legno viene buttato via, lo si riutilizza e re-intaglia finché diventa pezzo d'archivio e uno scarto di ferro arrugginito viene trasformato in colore per realizzare stampe di alta gamma che durano secoli. In fabbriche-famiglie tramandate di generazione in generazione. «Qualche mese fa è arrivato Masotti – prosegue Francioni - e ci ha spronato a fare un salto nell’industria del fashion: siamo pronti, abbiamo resistito con perseveranza decenni per salvare la tradizione e in quanto romagnoli ci piacciono le sfide impossibili».

È nei foulard d'artista («che io chiamo foulard d'amore», rimarca due volte Masotti) esposti a FFRI che si coglie appieno l’unicità della paziente arte di stampare a ruggine, con imperfezioni nelle giunture dei disegni che sono il “marchio di fabbrica” per apprezzarne l'originalità della fattura a mano, spiega Giuseppe Pascucci, settima generazione dell'omonima bottega di Gambettola (Forlì Cesena). E sono le stesse carte assorbenti sopra le quali lavorano gli artigiani con tamponi e tessuti a diventare opere d'arte da appendere alle pareti.

La riscoperta dei valori artigiani

Marchi come La Perla, Fendi, Margherita Maccapani Missoni hanno già riscoperto la stampa a ruggine recuperandola in alcune collezioni, ma nella mostra bolognese, dove oltre al ruggine ci sono stampe con colori naturali e ori su ceramica, pelli, tappezzeria, abiti, si colgono le potenzialità di contaminazioni, anche grazie «ai motivi degli oltre 30mila disegni conservati nell’archivio di Textile design di FFRI, da cui i maestri artigiani romagnoli hanno tratto ispirazione, pur mantenendo la cifra stilistica distintiva che caratterizza ogni bottega», racconta Claudia D’Angelo, responsabile dell'archivio.Il futuro del made in Italy è nel lavoro artigiano: «Dobbiamo riscoprire il valore del mestiere artigiano, che sarà il vero motore del lavoro futuro in questo Paese e bisogna che il mondo della moda riconosca equo compenso agli artigiani che contribuiscono al loro successo», conclude il Cavalier Masotti.

Gli fa eco il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso: «Spero si possano creare altre iniziative come questa per diffondere i numerosi, preziosi patrimoni dispersi nell'intero territorio nazionale, la capacità del nostro Paese di coniugare tradizione manuale e contemporaneità si traduce in arte, in cultura. Mantenendoci fedeli ai nostri saperi tradizionali difenderemo e rafforzeremo al meglio il nostro made in Italy nel mondo».

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