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L’export italiano alla sfida dei mercati emergenti. Il ruolo chiave della tecnologia

Terza e ultima giornata del Made In Italy Summit organizzato da Il Sole 24 Ore e Financial Times in collaborazione con SkyTG24. Al centro i nuovi mercati, la semplificazione e la formazione

L'export inverte la rotta, a giugno attivo di 7 miliardi

6' di lettura

Giornata conclusiva per il Made in Italy Summit organizzato da il Sole 24 Ore e Financiali Times in collaborazione con SkyTG24. Con 11mila collegati nella prima giornata e 8.200 ieri, si conferma l’interesse per i temi dell’export e della competitività internazionale delle nostre imprese, leva fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese.

Le esportazioni italiane hanno infatti raggiunto un valore record di 624 miliardi di euro lo scorso anno e, nonostante il rallentamento del 2023, sono previste in ulteriore aumento a fine anno. Ma per restare competitivi in uno scenario macroeconomico e soprattutto geopolitico sempre più complesso, le aziende – soprattutto le più piccole, così numerose in Italia – devono dotarsi di tutti gli strumenti necessari per affrontare le nuove sfide, in primis le transizioni energetica e digitale.

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Proprio questi sono i temi al centro del Summit. Dopo una prima giornata dedicata soprattutto alla ricostruzione dello scenario attuale e alla ricerca di politiche pubbliche e strumenti privati per sostenere l’export, ieri il Summit si è concentrato soprattutto nel racconto dei settori di punta del made in Italy nel mondo: moda e lusso, design, alimentare, nautica, automotive e turismo.

Nella terza e ultima giornata i lavori sono dedicati ai mercati emergenti, alle leve fiscali per semplificare e favorire le attività di export e al tema cruciale della formazione.

Ad aprire il dibattito, Mirja Cartia d’Asero, amministratrice delegata del Gruppo 24 Ore, che ha ricordato l’importanza delle esportazioni come booster per l’economia italiana; John Ridding, ceo di Financial Times Group e Andrea Duilio, amministratore delegato Sky Italia.

«Siamo pronti a presentare la prima certificazione delle aziende 100% Made in Italy realizzata grazie a un lavoro congiunto con Confindustria – ha annunciato Cartia d’Asero –. Un progetto che attribuisce valore e dà visibilità alle imprese del settore manifatturiero che incarnano i valori dell’eccellenza italiana e rappresentano i tratti distintivi della tradizione industriale del nostro Paese».

Di mercati emergenti più appetibili per le aziende italiane, con particolare attenzione per i mercati dell’Est Europa, ha parlato Beata Javorcik, Chief Economist, European Bank for Reconstruction and Development (EBRD), che ha sottolineato le opportunità offerte anche dalla ricostruzione dell’economia Ucraina: «Parliamo di centinaia di miliardi di euro – ha detto Javorcik – per ricostruire strade, ospedali, scuole, ma anche attività manifatturiere. E le risorse del pubblico non saranno sufficienti: l’intervento privato sarà fondamentale e qui vedo grandi opportunità per le imprese italiane».

Al Summit è intervenuta anche la vice ministra ucraina alle Infrastrutture, Oleksandra Azarkhina: «Avremo bisogno di 400 miliardi di euro, come stimato dalla Banca Mondiale», ha detto, notando che «insieme ai vari partner possiamo fare sì che non sia solo un processo da donatore e ricevente: vogliamo diventare partner A e partner B». L’Ucraina, ha sottolineato ancora, lavora già «con tante grandi aziende italiane», da cui ha «ricevuto dei rifornimenti importanti». «La nostra società sta cambiando, anche a causa del conflitto che ha risvegliato tanta creatività - ha proseguito Azarkhina -. Abbiamo già tanti partner locali che collaborano con il business italiano».

Faro sulla situazione in Cina con Paolo Bazzoni, presidente Camera di Commercio Italiana in Cina: «Una situazione completamente diversa da quella di 4-5 anni fa. La pandemia ha portato un peggioramento del consumo interno e della fiducia dei consumatori – ha detto –. Siamo in una fase di stagnazione, soprattutto nei settori che da sempre hanno spinto l’economia cinese, cioè infrastrutture e investimenti in heavy Industry. Dopo il Covid c’è stato un rimbalzino a inizio 2023, ma poi l’economia si è fermata in attesa di politiche economiche che diano respiro a questi settori, che sono il driver di tutto. L’unica parte che va bene sono lifestyle e alto di gamma, dove l’Italia gioca una partita importante. Non c’è un fuggi-fuggi delle aziende, ma un reshaping delle loro strategie. Cautela ma non negatività».

Le aziende guardano con attenzione al ricomporsi di una nuova geografia mondiale dell’export: «Quando ci viene chiesto su quali mercati dovrebbe puntare la nostra azienda, la mia risposta sarà sempre: su quelli che offrono nuove opportunità – dice Fabrizio Fontana, membro del Board e global communication director di Fontana Gruppo –. È sulle opportunità, infatti, che da oltre 70 anni si basa la nostra filosofia di sviluppo: siamo soliti partire da un’esigenza, che può essere quella di rimanere al fianco dei nostri clienti che decidono di intraprendere percorsi al di fuori dei confini nazionali o in paesi ancora inesplorati, cui segue uno studio approfondito di settore per stabilire se puntare o meno su ciò che può diventare un nuovo mercato di riferimento. A tal proposito, Fontana Gruppo oggi conta sedi, stabilimenti, centri logistici e di R&D in Europa, Stati Uniti, Messico, Brasile, India e ha da poco stretto una collaborazione per la commercializzazione di fasteners negli Emirati Arabi Uniti».

«La spina dorsale dell’economia italiana è fatta di piccole e medie imprese – ha ricordato Stefano Bellucci, responsabile Servizio Global Transaction Banking Bper Banca – che tutte affrontano i mercati internazionali, producendo un fatturato importante. Come banca abbiamo deciso di puntare molto sui servizi specialistici ad alto valore aggiunto. Perché fare affrontare i mercati richiede progetti di internazionalizzazione, ma anche esportare fisicamente merci con servizi a valore aggiunto che richiedono servizi qualificati. Abbiamo creato una rete di specialisti dedicati al supporto delle aziende con servizi di prossimità fisica sul territorio nazionale per raccogliere le esigenze delle aziende e fornire soluzioni personalizzate sia per il supporto all’estero sia per valutare le modalità di approcciare i mercati esteri. Unito a un’offerta digitale, con l’uscita a breve del sito Biperestero.it per servizi non solo bancari, ma anche fiscali e diganali».

Per Giuliano Noci, prorettore del Polo Territoriale Cinese Politecnico di Milano, «La Cina vive un deficit di fiducia dei consumatori e investitori che poi si trasferisce sulla bolla immobiliare». È un grande di domanda nei prossimi anni e questo è un problema per le aziende italiane. Rappresenta circa un terzo della crescita del Pil mondiale ed è il primo mercato per tanti settori. Quindi una Cina che rallenta pone problemi a Paesi come il nostro, fortemente esposti all’export. «Ma non dobbiamo nemmeno cedere a un’immagine troppo negativa della Cina – osserva Noci –. È un mercato da cui non possiamo prescindere. Però è evidente che le difficoltà della Cina aprono spazi importanti ad altri Paesi, come l’India». Attenti però a non riporre troppa fiducia su un’India che è un po’ l’eterna promessa: «Crescerà di certo e non potremo farne a meno, ma presenta alcuni fattori di complessità. Investire in india è più complesso che in Cina – dice ancora Noci –. Ad esempio, le imprese che devono parzialmente rilocalizzare le attività dalla Cina all’india non trovano le infrastrutture. L’importante è non agire per stereotipi: le opportunità ci sono quasi ovunque, ma dobbiamo saperle leggere cogliere».

Per Alessandro Terzulli, chief economist di Sace, «Oltre ai tre grandi mercati Cina, India e Brasile, vediamo grandi opportunità di crescita nel Paesi del Golfo e Medio Oriente in generale, anche se ora sappiamo che la situazione è fluida. E poi l’America Latina, con un rinnovato ruolo trainante del Brasile, ma anche del Messico».

Quanto ai principali mercati emergenti (o già emersi), in India Sace attende un export in crescita a due cifre per quest’anno, e l’anno prossimo del 5% circa, con opportunità in «diversi settori legati alla transizione energetica – aggiunge Terzulli -. È un Paese che deve fare ingenti investimenti in infrastrutture di trasporti e logistica. Non facile aggiudicarsi le commesse, ma questo mette in moto molti settori. L’agroalimentare è un’industria importante, ma più nella produzione, ancora poco nella trasformazione e questo apre opportunità per le nostre imprese di macchinari, oltre che di alimentare in senso stretto». La Cina, nonostante le difficoltà citate, non espresso ancora a pieno il suo potenziale. «Quindi anche in questo contesto difficile vedo opportunità, in particolare nell’upgrade tecnologico dei macchinari. Ci aspettiamo una crescita del 17% quest’anno e del 4% in media per i prossimi tre anni», dice Terzulli. Infine, la sorpresa Brasile: la domanda cresce e si orienta bene verso i prodotti italiani: «Ci aspettiamo un +8% nel 2023 e +4% l’anno prossimo. Le imprese italiane hanno capito bene come inserirsi nelle catene del valore di questo Paese».

Di semplificazione fiscale a livello europeo per favorire la crescita all’estero hanno discusso Roberto Liscia, Presidente Consorzio Netcomm, Maria Antonietta Orlando, Owner Remo Sartori, mentre un tema strategico come “l’Intelligenza Artificiale e l’High Tech cambiano il Business” è stato oggetto di discussione tra Cecilia Bonefeld-Dahl, Director-General DigitalEurope, Massimiliano Baga, Chief Information Officer BPER Banca, Alessandra Luksch, Direttrice Osservatorio Digital Transformation Academy e Osservatorio StartupThinking, Politecnico di Milano, Matteo Mille, Chief Marketing and Operation Officer Microsoft Italia, Valeria Sandei, CEO Almawave, Raffaele Savi, Global Head of BlackRock Systematic.

Main Partner dell’edizione 2023 del Made in Italy Summit organizzato dal Sole 24 Ore, Financial Times e Sky TG24 sono Amazon, BCG, BlackRock, Bper Banca, Enel, Fontana Gruppo, Illimity, Mundys, SACE, Simest, Unicredit. Official Partner sono Accenture, AICE, Go International, Axpo, Fondazione Fiera Milano. Event Partner è il Gruppo Unipol. In collaborazione con Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e ITA-ICE e con il patrocinio di Assocamerestero.


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