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L’export di vino sfonda il tetto degli 8 miliardi, ma calano le vendite in Gdo

Crescita del 12% nel 2022, resta intatto però il divario con il competitor francese a 12,5 miliardi grazie al valore per bottiglia molto più alto

di Giorgio dell'Orefice

(Agf)

2' di lettura

Nuovo record per le esportazioni di vino italiano che nel 2022 hanno sfondato il tetto degli 8 miliardi di euro con una crescita rispetto all'anno precedente del 12%. Il dato è emerso oggi a Bologna alla nona edizione del Forum di Wine Monitor di Nomisma. E la stima effettuata dal “radar” sul vino italiano messo a punto da Nomisma ha registrato il nuovo record per le vendite all'estero del vino made in Italy.

Un dato senz'altro positivo ma che tuttavia lascia sul campo ancora intatte alcune criticità competitive. In particolare resta intatto il divario con il principale competitor enologico la Francia. Anche le esportazioni francesi, infatti, hanno registrato un trend molto positivo nel 2022 arrivando a un fatturato estero di 12,5 miliardi di euro. Oltre 4 in più rispetto all'Italia. Distanziato invece il terzo esportatore mondiale che è la Spagna che nonostante i progressi del 6% è ancora a quota 3 miliardi di fatturato estero sul vino.

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La differenza di giro d'affari sui mercati internazionali che permane tra Francia e Italia dipende esclusivamente dal prezzo medio: il differenziale esistente – hanno spiegato a Wine Monitor - tra il nostro prezzo medio all'export dei vini fermi imbottigliati è risultato inferiore del 40% nell'anno appena trascorso, il medesimo gap esistente già dieci anni fa.

Nel corso dell'appuntamento sono state fornite cifre anche riguardo al mercato interno che secondo i dati di NielsenIQ hanno mostrato come il 2022 abbia visto una flessione in quantità delle vendite di vini venduti nella grande distribuzione (-6,4% rispetto all'anno precedente). Più contenuto il calo nei valori (-1,8%). In tutti i modi – hanno segnalato da Nielsen – i livelli di vendita sono risultati superiori (sia nei valori che nelle quantità) a quelli pre-pandemici del 2019.

«È indubbio – ha commentato il responsabile di Wine Monitor di Nomisma, Denis Pantini – come sul trend dell'export e delle vendite nel canale Gdo in Italia abbiano pesato diversi fattori come l'inflazione, il cambio euro/dollaro e il rallentamento economico, ma gli stessi andamenti sottendono anche uno spostamento nei consumi del periodo estivo e di inizio autunno verso il fuori-casa, trainati altresì dalla ripresa del turismo dopo gli anni più critici della pandemia».

Nel corso dell'Forum di Wine Monitor è stato effettuato un approfondimento sulla Germania, il secondo mercato in valore per l'export di vino made in Italy. «Se è vero, come era presumibile, che i tedeschi ridurranno i consumi di vino a seguito dell'incerta congiuntura economica – ha aggiunto il senior project manager di Wine Monitor, Emanuele Di Faustino – è anche vero che questi cali non saranno indifferenziati ma riguarderanno soprattutto i consumi fuori-casa e toccheranno meno i vini bio e sostenibili. Anche per quanto riguarda l'origine, saranno soprattutto i francesi a pagare pegno, mentre quelli italiani dovrebbero soffrire meno, al pari dei vini locali».

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