L’Fmi alza le stime del Pil per l’Italia, ma restano le incertezze
La crescita potrebbe superare il 4%. «La risposta alla pandemia è stata efficace», ma ora occorre accelerare le vaccinazioni
di Gianluca Di Donfrancesco
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Il Fondo monetario internazionale, spesso severo nei confronti dell’Italia, promuove la risposta alla pandemia: «È stata generalmente efficace nell’attenuare l’impatto della crisi sanitaria sulla popolazione e sull’economia». Tuttavia, «il ritmo delle vaccinazioni deve essere accelerato e le misure di sostegno vanno gradualmente ridotte, man mano che l’emergenza recede e la ripresa economica si consolida». Sono le conclusioni preliminari del rapporto sull’Italia, al termine della missione periodica dell’Fmi nel Paese.
Lo staff del Fondo sottolinea che saranno comunque necessarie misure di sostegno anche dopo la fine della pandemia, per lenire «le cicatrici nel mercato del lavoro» e per costruire «un’economia più verde, intelligente ed equa».
Ripresa più robusta, ma incerta
I tempi e la forza della ripresa economica, si legge nel report, rimangono incerti e dipendono dall’utilizzo efficiente delle risorse del Next Generation EU. «Supponendo che il programma di vaccinazione sia in stato avanzato entro la fine dell’estate e che il sostegno economico ai più colpiti sia mantenuto per tutta la durata della crisi sanitaria, il Pil potrebbe crescere di circa il 4,25% nel 2021, con un inizio debole seguito da un’accelerazione nell'ultima parte dell’anno». A gennaio, l’Fmi aveva previsto una crescita del 3%, dopo il crollo di quasi il 9% nel 2020.
La Commissione europea e la Banca d’Italia prevedono entrambe una crescita inferiore al 4% quest’anno.
Il peso del debito
Tuttavia, avvisa il Fondo, molte aziende potrebbero ancora affrontare un debito eccessivo e carenze di capitale, che possono spingerle a ridimensionamenti o a chiudere, causando licenziamenti e disoccupazione.
La spesa per affrontare lo shock della pandemia e assicurare la ripresa dovrebbe essere «accompagnata da un piano credibile per ancorare una significativa - anche se graduale - riduzione del debito una volta che la ripresa si sia consolidata». Servono quindi, come più volte ricordato dal Fondo, riforme per aumentare il potenziale di crescita economica e per rafforzare l’efficienza della spesa del Governo e del sistema di imposizione fiscale.
L’Italia, sottolinea il Fondo, resta esposta al rischio rappresentato dall’aumento dei tassi di interesse a lungo termine negli Stati Uniti, che potrebbe far rialzare i tassi reali europei e italiani più rapidamente di quanto giustificato dalla bassa inflazione sottostante e dal persistente eccesso di capacità.
La capacità di credito delle banche, avvisa ancora il Fondo, potrebbe indebolirsi una volta terminate le misure temporanee di sostegno, «ma mantenere il flusso di credito alle imprese con buone prospettive è essenziale per sostenere la ripresa».
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