L’Iit celebra i 20 anni. Arriva il robot di fatica da usare nell’industria
L’istituto genovese è stato fondato il 30 settembre 2003. Il direttore Metta: ergoCub aiuterà i lavoratori a svolgere lavori pesanti
di Raoul de Forcade
3' di lettura
È alto un metro e mezzo per 55,7 chili: un peso che, in rapporto alla statura, è assolutamente in linea (sebbene vicino al limite massimo), con i normali parametri dell’indice umano di massa corporea. Eppure, a sfoggiare questa forma (quasi) perfetta è un robot. Si tratta di ergoCub, il nuovo umanoide dell’Istituto italiano di tecnologia, che è stato presentato nei giorni scorsi, durante le celebrazioni dei 20 anni dell’Iit dalla sua fondazione. Vent’anni che la struttura, oggi guidata dal direttore scientifico Giorgio Metta (e prima da Roberto Cingolani, ora ad di Leonardo ed ex ministro) compie proprio domani; risale al 30 settembre 2003, infatti, la legge istitutiva dell’Iit, voluta da Letizia Moratti, allora ministro della Pubblica istruzione.
Il nome della nuova creatura dell’istituto deriva dall’unione di “ergo”, per indicare l’attenzione all’ergonomia, e “Cub”, che richiama il nome dell’umanoide bambino iCub, il quale è stato la piattaforma di riferimento per lo sviluppo di questo robot, oltre che il simbolo dell’Iit fin dalla sua nascita.
ErgoCub, poi, è dotato d’intelligenza artificiale ed è stato progettato per avere un sistema in grado di valutare, gestire, ridurre e prevenire il rischio fisico dei lavoratori nei contesti industriali e ospedalieri. Il robot, peraltro, è frutto della collaborazione tra lo staff di ricerca di dell’Iit e quello di Inail. «Lo abbiamo fatto - ha spiegato Metta al Sole 24 Ore - per dare un supporto all’abbattimento della fatica nel sollevare oggetti». ErgoCub, insomma, diventerà una sorta di aiutante meccanizzato, un «facchino robotizzato», lo ha definito il direttore scientifico di Iit. Ma il fattore di estremo interesse legato a questa realizzazione, è che gli scienziati dell’istituto hanno sviluppato un sistema di realtà virtuale per controllare il robot a distanza, grazie al quale l’operatore può agire anche da remoto rispetto al luogo dove si trova fisicamente il robot.
«Si può ipotizzare, insomma - ha detto Metta - di fare operazioni di monitoraggio di luoghi pericolosi con robot anche molto sofisticati, in grado di compiere un determinato lavoro al posto degli uomini. È chiaro che gli incidenti, specie sui luoghi di lavoro, esistono ma se, in alcune circostanze, si potesse sostituire l’uomo col robot, si aumenterebbero sicuramente i livelli di sicurezza». È questo il motivo per cui il progetto è stato ideato con l’Inail, l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul Lavoro: utilizzando il robot in particolari situazioni, si abbassa immediatamente il rischio di lungo termine che grava sui lavoratori in carne e ossa.
«È fisiologico - ha ricordato Metta - che a una persona che deve spostare frequentemente pesi, prima o poi, venga qualche malanno; peraltro i disturbi muscolo-scheletrici e articolari rappresentano la prima causa di richieste di risarcimenti assicurativi. Gran parte delle pratiche Inail riguardano proprio quelle patologie».
Attualmente il robot è completato; l’Iit è entrato ora nella seconda fase del progetto. «Stiamo facendo un ragionamento serio di trasferimento di queste tecnologie verso un potenziale mercato», ha chiosato Metta. ErgoCub è parzialmente autonomo: l’operatore gli indica quel che deve fare ma poi è lui ad agire, senza bisogno che venga controllato ogni suo movimento.
Il nuovo robot è solo l’ultima delle creazioni dell’Iit nel settore; molte altre ne hanno accompagnato la crescita negli anni: il robot umanoide R1, ultimato nel 2016 e concepito per operare in ambienti domestici e professionali; il Centauro (ispirato alla figura mitologica), concluso nel 2018 e, infine, Float, un dispositivo medico robotico per la riabilitazione delle braccia, presentato nel 2022.
loading...