ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIL PESO DEI BIAS

L’illusione del controllo: quando pensiamo di guidare il nostro futuro

Dobbiamo accettare che non tutto si può controllare e investire il nostro tempo per raggiungere ciò che è gestibile attraverso le nostre capacità

di Giovanna Prina *

(AFP)

4' di lettura

Quando ero all’università seguivo un rituale per il giorno degli esami. La sera prima, scritto o orale che fosse, preparavo i vestiti da indossare sulla sedia di fianco al letto: tra questi doveva esserci per forza, estate o inverno che fosse, un paio di pantaloni di velluto a coste sottili. Erano la mia garanzia di successo. All’inizio erano azzurri. Poi, a furia di esami e di lavaggi, nel giro di 4 anni, avevano perso il loro colore e si erano trasformati in bianco pallido. Avevano anche perso consistenza e in più punti si intravedeva addirittura la trama del tessuto. Tanto che, se ci penso ora, forse venivo promossa perché così malamente vestita facevo un po’ pena ai docenti.

Non ricordo come fosse nato il rituale, perché proprio quei pantaloni e non altri. Forse mi piacevano e li avevo indosso il primo esame sostenuto con successo. Chissà... Di fatto nella mia mente erano loro che mi garantivano di capitare con un docente gentile e di ricevere le domande a cui avrei saputo rispondere bene. Oggi ho scoperto che quello che può sembrare un rituale scaramantico ha in realtà un nome all’interno del mondo dei bias: il bias del controllo, o meglio, dell’illusione di controllo.

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È un bias che il nostro cervello attiva perché abbiamo bisogno di sentirci in grado di controllare gli eventi esterni molto più di quanto in realtà possiamo fare. Siamo tutti generalmente consapevoli che gestiamo le diverse situazioni della vita utilizzando le nostre capacità e competenze, ma che abbiamo anche a che fare con aspetti fortuiti e casuali. La nostra esigenza di controllo ci porta a trovare escamotage e trucchi per sistemare eventualità e imprevisti in un quadro definito.

Per affrontare le situazioni con tranquillità ci agganciamo ad una finta prevedibilità, che costruiamo noi e che non si aggancia a nessun elemento oggettivo. Stiamo meglio se pensiamo di poter fare qualcosa che ha effetto sul mondo circostante: ci fa sentire capaci di controllare le situazioni, anche se in realtà non è vero. Io studiavo tanto e con metodo e arrivavo sempre agli esami pronta sui testi assegnati, ma questo era solo una parte che potevo controllare del mio percorso. Avevo bisogno anche di controllare la parte casuale, e lo facevo fare ai miei pantaloni.

Come tutti i bias, anche l’illusione di controllo non è dannosa in assoluto. Nel mio caso era forse addirittura innocua, perché non mi impediva di studiare seriamente e mi dava quella piccola spinta per andare all’esame più tranquilla. Come tutti i bias, però, anche l’illusione di controllo si porta dietro un punto di attenzione. Quando iniziamo a creare legami di causalità tra fatti che non sono in nessun modo connessi, pensando così di poter controllare il futuro, stiamo iniziando ad estraniarci dal mondo reale e, inconsapevolmente, a rifiutare o ridurre la nostra reale capacità di intervento nelle situazioni.

Provate a pensare a quanti piccoli legami di causalità tra fatti non connessi siamo in grado di creare ogni giorno nella nostra vita lavorativa: ogni volta che ho avuto un capo donna non ho fatto un salto di carriera; quando il Direttore X interviene alle riunioni di canvass il budget viene raggiunto; quando c’è un’acquisizione di azienda le persone migliori se ne vanno… L’illusione del controllo ci porta a creare delle relazioni magiche tra i fatti e rischia di non aiutarci in caso di errori o problemi. Può infatti creare confusione tra gli aspetti che possiamo realmente gestire e quelli invece legati al caso, e portarci a spendere tempo ed energie per cercare di gestire gli aspetti fortuiti e fuori controllo.

La correlazione tra fatti non collegati diventa vera nella nostra mente e non siamo più capaci di comprendere i reali errori che stiamo facendo o di cogliere i feedback sulle nostre capacità. È la presenza di un capo donna che non mi lascia fare carriera o sono io che non sto mettendo in atto i comportamenti necessari per migliorare le mie performance e farmi promuovere? È il direttore vendite che sa trasmettere un’enorme motivazione o è l’intera organizzazione che ha saputo creare le condizioni corrette per i venditori? Sono le acquisizioni in sè che rendono ineludibili le dimissioni dei migliori o sarà il modo in cui vengono gestite che determina le loro scelte?

L’illusione del controllo nasce per rassicurarci, ma di fatto può renderci più vulnerabili e rigidi nella capacità di gestire gli imprevisti. Può anche diventare un grande creatore di alibi e non permetterci di agire. Invece che assecondare il nostro cervello in cerca di certezze, dovremmo imparare ad accettare che non tutto si può controllare e dovremmo investire il nostro tempo in azioni utili a raggiungere ciò che è gestibile attraverso le nostre capacità. Accettando anche di gettare pantaloni ormai consunti.

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