L'impareggiabile civetteria di Vjazemskij, poeta della “pleiade puškiniana”
E’ in libreria per i tipi di Adelphi Briciole della vita di Pëtr Andreevič Vjazemskij, a cura di Serena Vitale
di Alberto Fraccacreta
I punti chiave
3' di lettura
Il principe Pëtr Andreevič Vjazemskij, nato a Mosca nel 1792 da Andrej Ivanovič e dall'irlandese Jenny Quinn O'Reilly, era un giovanotto con capelli rossicci, naso all'insù e occhi grigi. Beniamino di leggiadre fanciulle e suocere potenziali, combattente contro Napoleone, funzionario nel ministero delle Finanze e infine in quello dell'Istruzione pubblica – dopo una parentesi di disgrazia a causa di idee troppo liberali –, oltre che rampante poeta della “pleiade puškiniana”, Vjazemskij cominciò ad appuntare sin dal 1813 nei suoi taccuini rilegati in marocchino “citazioni dai libri letti, riflessioni su letteratura, politica, morale, storie che aveva sentito raccontare, brouillons di lettere, poesie”.
Briciole della vita
Et voilà: ecco Briciole della vita, una selezione adelphiana – con la cura di Serena Vitale – di testi trascelti da sessantacinque anni di annotazioni. Si tratta di brevi schizzi, bizzarrie moscovite, pettegolezzi estrosi, composti non senza civetteria e malizia, e soprattutto con stile impareggiabile. Come per Friedrich Hebbel (si ricordi il memorabile florilegio, sempre adelphiano, Giudizio universale con pause), si dà il caso che la pagina di diario sia forse la parte più interessante dell'intera opera di Vjazemskij: è nella memorialistica dei carnets che il punzecchiante conversatore – alias “N.N.”, capace di provocare proverbiali “migrazioni salottiere” – raggiunge l'acme della sua arte, scevra di epigonismo e non imbalsamata da toni letterari ufficiali.Facciamo qualche esempio. Frammenti di un dialogo colto al volo: “X.: È un uomo senza princìpi. Y.: Come sarebbe? Ne ha uno tenace e incrollabile: seguire sempre la corrente, ovunque portino le onde, essere sempre dalla parte della forza, a qualunque fine sia diretta, compiacere sempre la persona o le persone da cui ci si può aspettare qualche utilità o vantaggi economici”. Una vera e propria freddura: “La signora B. detestava che le chiedessero come stava. ‘Risparmiatemi, vi prego, queste domande!' rispondeva. Ho un medico che pago seicento rubli l'anno'”. Uno sketch esilarante (e quasi sveviano): “L. chiede a F. se ha visto la sua promessa sposa. ‘Sì'. ‘E ti piace?'. ‘Certo, molto carina. È la più giovane delle tre sorelle, vero?'. ‘No, quella di mezzo. Dimmi, però, credi che la minore sia più bella? Perché non me l'hai detto prima? Avrei scelto lei. Comunque sono ancora in tempo, posso cambiarla'”. E infine un genere a sé stante, che sarà praticato anche da Daniil Charms: l'aneddoto (presunto) dalla vita di Puškin: “Principe *** (padrone di casa): ‘Che ne pensate di questo vino?' Puškin (con voce incerta, per pura cortesia): ‘Non c'è male, direi che è un vino discreto'. Principe ***: ‘Ci credereste se vi dicessi che sei mesi fa non si riusciva a mandarne giù un sorso?'. Puškin: ‘Ci crederei'”.Queste battute fulminee sembrano innocenti, crudeli ricordi di un fustigatore del vizio ma, nel momento in cui compongono ai nostri occhi lo sguardo scafato dell'acuto osservatore, ci stanno in realtà raccontando gli ampi sommovimenti storici e le sconsiderate menzogne di una società in frantumi, di un Ottocento sotterraneo, più particolarmente di tipi umani che non nascondono il loro indomito desiderio di affermazione e, al contempo, la vanità di ogni loro impresa. “Spesso vediamo libri presentati come nuova edizione riveduta e ampliata. Vedremo mai una nuova edizione riveduta e abbreviata?”. “Da qualche parte Greč ha scritto che nel suo mignolo Bulgarin ha più intelligenza di tutti i suoi avversari. ‘È un vero peccato' ha detto N.N. ‘che non scriva con il mignolo'”.
Pëtr Andreevič Vjazemskij, Briciole della vita, a cura di Serena Vitale, Adelphi, pagg. 205, € 14,00
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