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L'importanza decisiva dei semiconduttori - e di avere un piano

La crescente importanza dei semiconduttori per la crescita economica ha portato governi di diverse parti del mondo a fornire sussidi al settore.

di Maria Demertzis, Deputy director, Bruegel

(uflypro - stock.adobe.com)

3' di lettura

La crescente importanza dei semiconduttori per la crescita economica ha portato governi di diverse parti del mondo a fornire sussidi al settore. L’obiettivo è quello di contribuire a soddisfare la domanda, riducendo al contempo la dipendenza da paesi terzi e aumentando la resilienza della produzione nazionale.
Nel 2015, la Cina definì una strategia di politica industriale “Made in China 2025” nella quale identificò i semiconduttori come uno dei dieci settori high-tech per i quali la Cina avrebbe dovuto ridurre la dipendenza tecnologica dall’Occidente. I sussidi ai semiconduttori previsti dal piano ammontavano a 150 miliardi di dollari.
Gli Stati Uniti hanno adottato il CHIPS and Science Act che prevede 52 miliardi di dollari di sussidio all’industria. Il piano include fondi per la costruzione e l’ammodernamento di strutture e attrezzature per la produzione di semiconduttori - nota come fabbricazione - oltre a fondi per la ricerca e lo sviluppo.
L’Unione Europea è arrivata in ritardo. A febbraio, poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la Commissione europea ha proposto la legge europea sui semiconduttori (EU Chips Act), un quadro di riferimento che si prefigge di conferire all’UE un ruolo maggiore nella filiera globale dei semiconduttori.
La loro importanza per la produzione economica può essere paragonata a quella del petrolio, o dell’energia più in generale. Proprio come l’energia, nelle sue varie forme, i chip sono diventati un input essenziale nei processi di produzione a causa della digitalizzazione della maggior parte se non di tutte le attività economiche. Una carenza di semiconduttori può causare una grave interruzione della filiera di produzione, come dimostrato durante la pandemia quando la domanda di chip è cresciuta improvvisamente e non è stato possibile soddisfarla in tempo reale. Poiché solo il 10% dei semiconduttori viene prodotto in Europa, interruzioni nella catena di approvvigionamento creano enormi congestioni. In questo contesto, il Chip Act mira ad aumentare la produzione di semiconduttori dell’UE del 30% entro il 2030.
Ma per l'Unione Europea, il paragone tra semiconduttori ed energia è significativo anche perché l’UE si è trovata ancora una volta a dipendere da fornitori esterni ai suoi confini. Infatti, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha messo in luce la dipendenza dell'Unione Europea dalle fonti di energia russa. Poiché la produzione di semiconduttori avviene altrove, l’UE potrebbe trovarsi esposta ad un rischio simile nel caso in cui i maggiori produttori divenissero avversari. L’importanza dei semiconduttori nella produzione giustifica l’autosufficienza, mentre la continuità aziendale crea una forte motivazione economica per la diversificazione degli approvvigionamenti.
In un mondo sempre più polarizzato, c’è anche il rischio che i semiconduttori vengano usati come strumenti di coercizione. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno imposto restrizioni alla vendita di semiconduttori alla Cina per impedire l’accesso a quelle che sono considerate tecnologie critiche. Ragioni di sicurezza simili motivano investimenti nella produzione interna. Ma questo è un problema molto più grande e non deve essere preso alla leggera in un momento in cui c’è così tanto bisogno di cooperazione internazionale.
Il Chips Act proposto dall’UE giunge in un momento cruciale per rafforzare la resilienza economica dell’Unione. Ma non è privo di rischi. I fondi dedicati alla promozione della ricerca e dello sviluppo, per quanto apprezzabili, non possono rappresentare una soluzione nel breve termine. I fondi destinati ai sussidi possono essere controproducenti se interferiscono con i mercati. Inoltre, poiché tali sussidi saranno gestiti dai Paesi Membri stessi, quelli che dispongono di spazio di manovra fiscale sfrutteranno l’opportunità per supportare la propria industria ponendo tuttavia un rischio per la parità di condizioni tra i Paesi dell’UE.
Ma soprattutto, nessun atto giuridico può sostituire un piano di politica economica a lungo termine. L’UE deve pensare molto attentamente a come istituire un’industria che avrà un ruolo così cardinale nell'economia. La legge sui chip è il primo, e imperfetto, passo verso una strategia a lungo termine che deve ancora essere progettata.

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