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«L’incredibile storia dell’isola delle Rose» è il film di Natale di Netflix

Dal 9 dicembre sulla piattaforma il film di Sidney Sibilia. Grande cast, dialoghi tesi, ma manca la corrosività di «Smetto quando voglio»

di Cristina Battocletti

(Simone Florena/Netflix)

3' di lettura

Sidney Sibilia ci aveva stupito sei anni fa nel 2014, quando esordì con “Smetto quando voglio”, commedia a sfondo sociale, in grado di dire finalmente, pur nel grottesco, qualche cosa di pungente sulla società e sul modo in cui tratta i suoi migliori giovani, costretti dal precariato e dalla disoccupazione a diventare spacciatori di sostanze psicotrope.

Quel film ha avuto un effetto molto simile a quello che nel 1997 ebbe “Ovosodo” di Paolo Virzì, liberando una generazione di ragazzi sfiancata dai cinepanettoni e facendole di nuovo credere in una possibile continuazione dei fasti della “Commedia all’italiana”.

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Se Virzì celebrava la provincia così spesso dimenticata dai media, Sibilia, classe 1981, è il paladino dei visionari, delle intelligenze ribelli, degli anarchici che cercano nelle maglie della legge un pertugio per vivere la loro esistenza privatissima e ribelle.

L'incredibile storia dell'isola delle rose” di Sidney Sibilia da oggi su Netflix

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È questa la spinta che ha portato il regista romano a girare “L’incredibile storia de l’isola delle Rose”, un film originale di Netflix, disponibile da oggi sulla piattaforma, prodotto da Grøenlandia, società fondata dal regista Matteo Rovere e da Sibillia. La pellicola ripercorre la storia vera di Giorgio Rosa - intepretato da Elio Germano, sempre ineccepibile nella parte dell’inquieto genialoide -, un giovane ingegnere che nella primavera del 1968 costruisce una piattaforma artificiale, sulla falsariga di quelle petrolifere, al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali, proclamandola stato indipendente.

L’origine della passione di Sibilia è assolutamente casuale. La notizia della fondazione di una micronazione “bislacca se fasulla, pazzesca se vera”, trovata durante una navigazione su internet, provoca gli entusiasmi del regista, che si rafforzano quando, in visita dall’ignegnere (mancato a 92 anni nel 2017) quello lo sconsiglia di farci un film.

Questa totale mancanza di protagonismo, unita all’utopia di libertà che vi era insita, convince Sibillia della bontà del progetto. Così assieme alla bravissima sceneggiatrice Francesca Manieri - i dialoghi sono sempre consoni, ironici, tesi e mai banali - tra la scrittura della seconda e della terza saga di “Smetto quando voglio”, comincia la realizzazione dell’“isola”.

Rispetto alla storia originale, il regista salernitano e la sceneggiatrice slittano di dieci anni l’avvio della costruzione, che nella realtà iniziava nel 1958 e il cui nome ufficiale è quello di “Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose”. Sibilia riporta le vicende all’epoca della contestazione del 1968, inquadrando così l’impeto ribellistico dell’ingegnere nell’ambito della rivolta dei capelloni, della disinibizione sessuale, dell’approccio libertario alla vita, di cui qui però nella pellicola si manifestano solo gli aspetti edonistici.

Il cast è notevole: oltre a Germano, ci sono la brava Matilda De Angelis, la “vittima” delle bizzarie nel ruolo della compagna Gabriella e i complici un po’ baracconeschi Leonardo Lidi, Tom Wlaschiha, Violetta Zironi. Infine, quando la vicenda comincia a interessare un profilo giuridico-istituzionale, Fabrizio Bentivoglio nei panni di Franco Restivo, Luca Zingaretti, in quelli di Giovanni Leone (queste parti forse, eccessivamente farsesche). L'Isola delle Rose, oltre a diventare un mito giovanile, si trasforma presto in caso internazionale e in un problema politico.

La complessa realizzazione del progetto ha voluto un budget altissimo: per ricreare la piattaforma lo scenografo Tonino Zera ha usato gli studi acquatici di Malta dove c'è un'enorme piscina, un “Infinity pool”, che dà la sensazione di trovarsi in mare aperto.

Netflix ha puntato molto sull’isola dove la regola è non essere in regola. Piacevole, ben recitato, senza però corrosività del film d’esordio di Sibilia.

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