L’industria 4.0 parte dalla formazione che unisce tecnologia e imprenditorialità
L’iniziativa Its 4.0 punta a sostenere l’innovazione che nasce all’incrocio tra aziende e scuola: un fenomeno da incentivare
di Giampaolo Colletti
3' di lettura
«Non intendo speculare sulla tragedia. Molti mi dicono che rimpiangerò questa decisione, ma ho altri piani per il futuro». Avi Schiffmann è un diciassettenne appassionato di statistica e studente a Mercer Island, 25mila anime nella contea di King, vicino a Washington. Lo scorso anno, nel pieno di una delle ondate da Covid-19, è riuscito a programmare da zero quella che si è rivelata la migliore piattaforma di monitoraggio dell’evoluzione della pandemia, arrivata in poco tempo a contare 30 milioni di utenti.
La sua storia ha fatto il giro del mondo e dei social perché Avi ha rinunciato a 8 milioni di dollari offerti da un fondo per l’acquisizione, decidendo di lasciare open source la sua creatura. Non è una storia isolata perché nel mondo questi giovanissimi imprenditori in erba e smanettoni della rete stanno imparando a capitalizzare le conoscenze tecnologiche e a fare impresa.
Time li ha messi addirittura in copertina con Kid of the Year, estensione della più nota People of the Year. Tre anni fa la prima cover, selezionata tra oltre 5mila candidati, è stata dedicata a Gitanjali Rao, sedicenne impegnata ad affrontare la crisi dell’acqua potabile contaminata con idee hi-tech.
Nuovi imprenditori e nuovi consumatori. Questa consapevolezza di leggere il proprio tempo passa anche dal ruolo che questa fascia anagrafica ha assunto nei consumi. Su Business Insider Howard Schultz, Ceo di Starbucks, ha evidenziato come il mantenimento delle quote di mercato, nonostante l’aumento dei prezzi e la crisi inflazionistica globale, sia dovuto proprio al contributo della generazione Z.
Intanto in Italia il progetto Its 4.0 prova a declinare questa spinta innovativa e imprenditoriale. L’iniziativa è promossa dal Ministero dell’Istruzione e sviluppata con l’Università Ca’ Foscari di Venezia: in cinque edizioni sono stati portati avanti 280 progetti di innovazione insieme a 300 aziende, 70 Its e 2.700 studenti.
I temi principali su cui hanno lavorato i giovani talenti hanno riguardato la fabbrica intelligente, moda e design, servizi digitali, sostenibilità e tecnologie immersive. Sul podio per l’edizione 2022 è arrivata la doccia smart capace di monitorare i consumi energetici e sensibilizzare al risparmio idrico, ma anche un robot per i visitatori di ospedali e case di riposo, un abbigliamento smart per la sicurezza in cantiere, Nft e tecnologia blockchain per la commercializzazione di bottiglie di vino pregiato e un radiografo portatile per il monitoraggio della qualità delle olive prima della raccolta.
«La rivoluzione Industria 4.0 non ha un libretto di istruzioni: la cifra innovativa delle soluzioni presentate indica che sono proprio gli studenti a poterci dire come può migliorare il nostro sistema produttivo o come esplorare nuovi modi di lavorare e di vivere. In modo molto naturale i ragazzi hanno iniziato a saldare insieme i temi legati a digitalizzazione e sostenibilità», afferma Stefano Micelli, professore ordinario di economia e gestione delle imprese all’Università Ca’ Foscari e presidente dello spinoff Upskill 4.0. Da skill meramente tecnici e verticali si va verso competenze trasversali e soft, essenziali per comprendere le sfide contemporanee.
«Bisogna insegnare in modo nuovo, fornendo una nuova visione dell’industria e dei servizi e nuovi metodi di dialogo. La formazione tecnica è stata per tanto tempo la cenerentola del modello educativo italiano e ha privilegiato le competenze specifiche. Con Its 4.0 gli studenti approfondiscono un dominio tecnologico lavorando in gruppo, esplorando problemi complessi e mostrando visione nella prototipazione. Tutto ciò completa il set di competenze.
In un Paese come l’Italia abbiamo bisogno di ogni goccia di innovazione e quindi c'è necessità di queste intelligenze e di metodi didattici per rendere questo contributo propositivo», precisa Micelli.
D’altronde i talenti sono il prodotto della storia e della comunità di appartenenza e delle occasioni che si sono presentate. Lo ha scritto anche Malcolm Gladwell, giornalista e sociologo canadese, autore del best seller tradotto in Italia col titolo di “Fuoriclasse”. «Pensiamo al giovane Bill Gates e ci meravigliamo che il nostro mondo abbia permesso a un tredicenne di diventare un imprenditore dal successo favoloso. Ma questa è la lezione sbagliata. Il nostro mondo ha solo concesso a un ragazzo l’accesso illimitato a un terminale in time sharing nel 1968. Se a un milione di adolescenti fosse stata data la stessa opportunità, quante altre Microsoft avremmo oggi?».
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