L’industria dell’arredo cresce anche nel 2023 e investe su filiere corte e capitale umano
Report Mediobanca su 286 aziende italiane che rappresentano un fatturato aggregato nel 2021 di 14 miliardi di euro
di Giovanna Mancini
I punti chiave
4' di lettura
Dopo un biennio di crescita eccezionale, il settore dell’arredamento sembra avere ancora il vento in poppa anche nel 2023, sebbene la dinamica positiva tenda a rallentare. Lo rileva l’indagine campionaria condotta dall’Area Studi Mediobanca e contenuta all’interno del Report sull’arredo per la casa, l’ufficio e gli spazi per la collettività, che analizza i dati economico-finanziari di 286 aziende produttive nazionali con fatturato superiore a 10 milioni di euro nel 2021, che insieme hanno generato un fatturato aggregato di 14 miliardi di euro nello stesso anno, di cui il 55,2% riferito all’export.
La crescita continua anche nel 2023
Il Report contiene l’analisi dei bilanci 2021, che vedremo in dettaglio più avanti in questo articolo) ma anche le stime sul 2022 e 2023. Il trend di crescita delle vendite già registrato nel 2021 sembra essere proseguito anche lo scorso anno, si legge nello studio, «con un aumento del fatturato nominale pari al 18%, più marcato sul mercato estero (+20%) e meno su quello interno (+16%)». E nonostante le tante incertezze dovute al contesto geopolitico e alla spinta inflazionistica, il 57% delle aziende prevede un incremento di fatturato ed esportazioni anche nel 2023, sebbene più contenuto rispetto ai due anni precedenti, mentre il 32% stima un calo e l’11% prevede livelli stabili rispetto al 2022.
Uno scenario, dunque, ancora tutto sommato positivo, sebbene siano molte le sfide che queste aziende devono affrontare, se vogliono rimanere competitive a livello globale.
La prima riguarda le catene di fornitura e l’approvvigionamento di materie prime: gli anni della pandemia, con la conseguente crisi delle supply chain e i rincari fuori controllo di materie prime e componenti di base, ha spinto le aziende italiane dell’arredamento ad accorciare ulteriormente le proprie filiere, in realtà già tra le più corte della manifattura italiana. Il 58,3% delle società interpellate da mediobanca ha infatti in agenda l’aumento o la diversificazione dei fornitori, che si combina con la loro prossimità nazionale (41,7%) o addirittura locale (37,5%).
La seconda riguarda il capitale umano, un elemento ritenuto centrale dalle aziende: il 23,7% del campione lo pone al primo posto nella classifica degli ambiti su cui investire, seguito da patrimonio tecnico e conoscitivo dell’impresa (entrambi al 19,6%), da quello finanziario (19%) e, infine, dal capitale organizzativo (18,1%).
Un ruolo crescente nell’agenda degli imprenditori dell’arredo è rappresentato dalle tematiche ESG: il 68% delle aziende le considera come un trend destinato a perdurare e che deve essere inglobato con convinzione nei processi aziendali perché fonte di vantaggio competitivo. Vi è comunque una quota di aziende ancora scettiche che considerano il fenomeno come una moda temporanea, ma non trascurabile (12%) o – addirittura – come un costo non evitabile e privo di ricadute positive (un ulteriore 12%).
Infine la digitalizzazione, che dopo la pandemia ha ricevuto una forte accelerazione: nel 2022 il valore degli acquisti di arredo tramite e-commerce in Italia ha superato i 3,5 miliardi di euro. Un incremento significativo, considerando che nel 2017 il valore era pari a poco meno di un miliardo.
La fotografia dell’arredo al 2021
Passando all’analisi dei bilanci 2021, le 286 maggiori aziende italiane sono collovate prevalentemente nel Nord Est (149 unità) e nel Nord Ovest (63 imprese). Il comparto ha una forte connotazione distrettuale che riguarda 226 imprese, rappresentative dell’84,8% del fatturato totale.
In termini di specializzazione, la più rappresentativa per fatturato è quella che comprende i mobili in kit, componenti e complementi di arredo con 3,2 miliardi. Seguono i prodotti da soggiorno, notte e ambienti diversi dal bagno e cucina con 2,6 miliardi e le poltrone e i divani, sostanzialmente a pari merito con le cucine, con 2,5 miliardi ciascuno. I mobili per l’ufficio e le sedie con i tavoli sono appena sotto il miliardo. Appare più contenuto il giro d'affari dei produttori di arredo di spazi per la collettività (600 milioni), mobili per il bagno (500 milioni) e prodotti per l’outdoor (300 milioni).
Le produzioni riferibili all'alta gamma hanno realizzato vendite per 3,7 miliardi di euro, mentre la maggior parte del giro d'affari è in capo a imprese che operano in segmenti appartenenti alla gamma medio-bassa, economica o mass market (10,3 miliardi).
Il 2021, con una crescita del 23,8%, ha recuperato il calo di vendite del 2020 (-5,2%) dovuto alla crisi pandemica. L’incremento ha interessato sia il mercato domestico (+19,8%) sia quello oltreconfine (+27,3%). La crescita media annua del triennio è stata complessivamente pari all'8,3%.
Le imprese analizzate nel panel sono in aggregato assegnatarie di una PD (probability of default), misura di sintesi dell’affidabilità finanziaria corrispondente alla codifica alfanumerica delle agenzie di rating, equivalente a BBB- e rientrano pertanto nella macrocategoria «investment grade», ossia quella con la solvibilità maggiore.
Il confronto con gli altri Paesi
A livello internazionale, anche il 2022 dovrebbe aver segnato un incremento a doppia cifra per il giro d’affari mondiale dell’industria dell’arredamento (+12%), che avrebbe raggiunto un valore alla produzione di circa 530 miliardi di euro, contro i 470 miliardi di euro del 2021 (+14% sul 2020). Per il 2023 si stima una crescita più contenuta, pari al 5%. Le previsioni di lungo periodo porterebbero comunque la produzione a 690 miliardi di euro nel 2027.
La Cina, pur mostrando segni di rallentamento, nel 2022 mantiene la leadership coprendo il 37,1% della produzione mondiale. Seguono, molto distanti, gli Stati Uniti (13,6%) e l’Italia che, con una market share del 4,5%, supera la Germania (4,3%) nel ranking globale.
L’Italia è il secondo esportatore di arredo dell’Unione europea a 27, dopo la Polonia e il quarto nel panorama mondiale, dopo Polonia, Vietnam e Cina; quest’ultima domina la classifica con il 34,1% delle esportazioni complessive. L’Unione europea costituisce il principale sbocco commerciale del nostro Paese, con il 45,9% delle esportazioni italiane di arredo. Segue l’Europa non UE (16,4%). Vi è dunque una netta preferenza per i mercati di prossimità, ma non vengono trascurati anche quelli più lontani come il Nord America e l’Asia.
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