L’industria dei mangimi vale 9,6 miliardi ma dipende dall’estero per le materie prime
Nella soia siamo autosufficienti solo per il 17%, nel frumento tenero per il 38% del fabbisogno, nel mais per il 54%
di Micaela Cappellini
2' di lettura
Trecento imprese, 8.300 addetti, 15,6 milioni di tonnellate di prodotto e un fatturato annuo di oltre 9,6 miliardi di euro. È la fotografia dell’industria dei mangimi made in Italy, la prima scattata sul settore grazie allo studio che Assalzoo ha commissionato a Nomisma e che è stato presentato il 24 ottobre a Roma. La diagnosi che emerge è quella di un comparto in salute, il cui giro d’affari è aumentato dell’11,6% negli ultimi due anni e per il 21% ormai è garantito dal pet food, cioè i prodotti destinati agli animali da compagnia.
Per produrre i propri mangimi, però, l’Italia è ancora fortemente dipendente dalle materie prime provenienti dall’estero. Nella soia, per esempio, il nostro Paese è autosufficiente solo per il 17%, nel frumento tenero la produzione nazionale copre il 38% del fabbisogno, nel mais l’autosufficienza è al 54% e nell’orzo al 64%. Se la stragrande maggioranza della soia utilizzata per i mangimi italiani arriva dal Sudamerica - il 42% dal Brasile e il 30% dall’Argentina - mais e grano tenero sono europei, soprattutto dell’Est: Ungheria (30%), Ucraina (15%), Slovenia (12%) e Croazia (10%) nel primo caso; Ungheria (25%), Francia (17%) e Austria (12%) nel caso del frumento. In compenso, nelle ciotole degli allevamenti italiani arriva il 95% di tutta la soia coltivata nel Paese e il 70% del mais nazionale.
L’industria dei mangimi, sostiene Assalzoo, è anche green: tra crusca, polpa di barbabietole, melasso e scarti alimentari, i sottoprodotti agricoli che finiscono nelle mangiatoie valgono oltre 1,4 miliardi di euro all’anno.
la prima fotografia al 2021 della Feed Economy che emerge dal report economico promosso da Assalzoo (Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici), in collaborazione con l’ente di ricerca indipendente Nomisma, e presentato il 24 ottobre del 2023 presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani (Senato della Repubblica).
I numeri – La Feed economy italiana vale circa 130 miliardi di euro e coinvolge oltre 891mila aziende. Sono questi i numeri più rilevanti che emergono dallo studio Nomisma. Il dato è la risultanza della somma tra il giro d’affari: della componente agricola dedicata all’alimentazione animale, che con circa 20 miliardi rappresenta il 35% del totale; della produzione alimentare legata alla zootecnica, che con circa 51 miliardi di valore rappresenta il 39% della produzione complessiva; cui si aggiunge la spesa alimentare degli italiani, altri 57 miliardi circa, vale a dire circa il 38% del totale.
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