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Federmeccanica: Visentin lancia il «Patto per la produttività» e il Contratto ESG

Al via la due giorni di lavori di Federmeccanica, che rappresenta una filiera con oltre un milione di addetti in Italia, che incide per l’8% sul Pil nazionale e per il il 50% sull’export

(Adobe Stock)

7' di lettura

Un «Patto Made In Italy» e «Invented in Italy», finalizzato all’aumento della produttività.
E un Contratto Collettivo Nazionale ESG per affermare la convergenza tra sostenibilità e competitività. Sono i due grandi obiettivi a cui guarda l’industria metalmeccanica e meccatronica italiana per crescere. Una filiera produttiva che dà lavoro a oltre un milione di persone e genera ogni anno un valore della produzione superiore ai 100 miliardi di euro, pari all’8% circa del Pil italiano, e un export che incide per il 50% sulle vendite all’estero complessive del nostro Paese.

Nonostante questi numeri, che ne testimoniano la solidità e competitività internazionale, l’industria metalmeccanica italiana deve oggi fare i conti con i problemo che gravano su tutti i settori produttivi, dalla difficoltà nel reperire personale e competenze adeguate, ai persistenti rincari delle materie prime e alle conseguenze sui mercati e sulle catene di fornitura derivanti dal conflitto tra Russia e Ucraina. Nonché con un rallentamento generale della produzione, evidenziato nell’ultima analisi congiunturale diffusa a metà settembre, che ha registrato un peggioramento nel secondo trimestre del 2023, con una produzione in calo dello 0,5%, in peggioramento rispetto al precedente -0,1%, mentre, nel confronto con lo stesso trimestre del 2022, ha segnato un calo del 2,0% che si contrappone al +2,2% registrato nel primi tre mesi dell’anno in corso.

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Temi di cui si discuterà oggi e domani a Roncade (Treviso), nella sede di H-Farm, in occasione dell’assemblea generale di Federmeccanica, la federazione industriale che rappresenta le imprese del settore. Due giornate in cui si alterneranno sia incontri tra addetti ai lavori, sia occasioni confronto culturale. L’obiettivo è promuovere un’azione di rinnovamento partendo dalla conoscenza e dalla consapevolezza di quello che rappresenta l’Industria dal punto di vista economico e sociale. Da qui il titolo «Mech In Italy», sintesi di «Made in Italy» e «Invented in Italy».

«Oggi inauguriamo un nuovo format assembleare che si sviluppa attraverso due giornate ricche di confronti, contenuti, valori e, soprattutto, di tensione ideale verso il futuro /dell'industria italiana e del Paese – ha detto infatti il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin –. Non disponendo di parole adeguate per descrivere tutto ciò, abbiamo creato il neologismo che dà il titolo a questo appuntamento: Mech In Italy».

Innovazione: il nodo delle competenze

Visentin ha ricordato l’importanza di un settore che produce il 100% dei beni di investimento e che, attraverso questi, trasferisce l’innovazione al resto dell’industria e ha messo l’accento sulla necessità di «alzare l’asticella a tutti i livelli, dalle politiche educative a quelle industriali, fino alla diffusione di una cultura d'impresa e del lavoro orientata alla crescita. L'onda lunga dell'innovazione italiana deve partire dalle scuole di ogni ordine e grado». Un tema importantissimo per le aziende della filiera, che faticano a trovare le figure professionali giuste: «Dalla nostra ultima indagine emerge che il 70% delle imprese intervistate non riesce a reperire sul mercato profili con le professionalità richieste dalle aziende», ha precisato il presidente.

A questo proposito, Federmeccanica da oltre dieci anni sta porta avanti il progetto di educazione all’imprenditorialità «Eureka!Funziona!», giunto alla 12esima edizione, che vede coinvolte centinaia di scuole elementari e migliaia di bambini in tutta Italia.

Il limite dimensionale

Altro tema cruciale per la crescita, quello delle dimensioni delle aziende: nel 1981 le imprese italiane metalmeccaniche con meno di 50 dipendenti erano l’86,4% del totale, nel 2020 sono alite al 95,4%.Nello stesso arco temporale si è passati dal 2,5% di aziende con più di 250 dipendenti allo 0,6%.Secondo l’Istat, la propensione all’innovazione delle imprese cresce con l’aumentare della dimensione aziendale: se nelle piccole imprese con meno di 50 addetti soltanto il 50% è risultato attivo sul fronte dell'innovazione, in quelle di medie dimensioni il 65,7% ha svolto attività innovative; nelle grandi, hanno innovato tre su quattro. Da qui la necessità di aumentare le dimensioni, anche se, ha ricordato Visentin, «puntare sulla crescita delle imprese non significa che tutte le imprese debbano diventare grandi. La crescita su cui si deve puntare, come abbiamo sempre detto, non è soltanto dimensionale, che riguarderebbe alcuni, ma strutturale e questa dovrebbe invece riguardare tutti».

La proposta di Federmeccanica è che Cassa Depositi e Prestiti possa intervenire, fornendo le necessarie garanzie, a sostenere investimenti nell’economia reale realizzati dal Fondo di Previdenza Complementare Cometa, se finalizzati alla crescita delle imprese metalmeccaniche / meccatroniche italiane.

Se innovazione deve essere, servono infatti gli strumenti giusti per sostenere gli investimenti delle imprese: «Gli interventi finora messi in campo non sono stati sufficienti, e in diversi casi si sono rivelati poco efficaci – ha detto Visentin –. Una nostra recente indagine rileva che il 57% delle imprese intervistate non ha usufruito degli incentivi per la spesa in ricerca e sviluppo: per oltre la metà la causa è stata la non rispondenza alle esigenze aziendali, mentre le difficoltà burocratiche nella fase d'accesso sono state segnalate nel 19% dei casi. Le imprese vanno ascoltate di più per definire forme di supporto adeguate e semplici».

Inverno demografico e immigrazione

Visentin ha toccato un altro tema di grande attualità, a cui tutti i settori produttivi italiani guardano con preoccupazione: la questione demografica. «L’Italia è il primo Paese al Mondo dove il numero degli under 15 è sceso sotto quello degli over 65 – ha ricordato il presidente –. Favorire le politiche per la natalità è necessario, anche se tardivo visto che gli effetti di queste misure si possono vedere solo dopo decenni. Si deve comunque gestire una transizione demografica per colmare quel vuoto che per certo ci sarà nei prossimi anni, e che potrebbe diventare un baratro capace di inghiottire la nostra economia». Da qui la necessità di definire una gestione dei flussi immigratori che sia allineata con le esigenze del mondo produttivo. «Occorre una migliore programmazione da definire con il sistema delle imprese per mettere in campo azioni efficaci che consentano di incrementare la disponibilità di manodopera e mentedopera qualificata – ha detto Visentin –. Il che significa prestare particolare attenzione alle competenze prevedendo anche adeguati percorsi
formativi, che peraltro possono essere molto funzionali ad una più veloce integrazione».

Inclusione e sostenibilità

Un altro filone da seguire è, secondo il presidente, l’occupazione femminile: in Italia c'è un divario di quasi venti punti percentuali tra il tasso di occupazione maschile (73,5%) e quello femminile (54,7%). «Favorire l'accesso delle donne al mercato del lavoro significa mettere in campo azioni di sistema a tutto tondo, dall’orientamento scolastico verso gli istituti con maggiori sbocchi lavorativi, alla creazione delle condizioni di contorno che agevolino l'occupazione femminile, come ad esempio un migliore bilanciamento vita privata-lavoro», ha detto, ricordando i molti esempi di welfare all’avanguardia presenti nelle aziende del settore.

Ultimo ma non ultimo, il tema della sostenibilità. «Poniamoci l’obiettivo di realizzare un Contratto nazionale del lavoro ESG, che abbia uno scopo alto, partendo però dal basso con misure concrete, che le imprese e le persone possano mettere in atto – ha proposto Visentin nel suo intervento –. L’idea è che l'adempimento della norma contrattuale diventi esso stesso un'azione utile per realizzare standard qualificati ai fini ESG. In questo terreno si può trovare una piena convergenza tra competitività e sostenibilità che deve essere un obiettivo da perseguire, sempre, in ogni livello contrattuale».

Un patto per la produttività

Il problema della produttività va risolto, dice Visentin, con un’azione di sistema imprese e istituzioni.«È giunto il momento di fare un passo deciso, con un Patto per la Produttività – ha proposto il presidente –. Un passo da fare insieme, un Patto che veda impegnati tutti coloro che possono dare un contributo, dai corpi intermedi alle istituzioni, per realizzare cinque grandi progetti strategici di rilievo nazionale».

Il primo dovrebbe essere dedicato alla generazione di manodopera e mentedopera qualificata. Il secondo dovrebbe focalizzarsi su politiche utili a favorire la crescita delle imprese industriali. Il terzo dovrebbe essere finalizzato al sostegno diretto e indiretto all'innovazione della manifattura. Il quarto dovrebbe essere indirizzato a migliorare il rapporto tra profittabilità delle imprese e redistribuzione. Il quinto, infine, dovrebbe promuovere il lavoro, il merito e tutti i mestieri dell'industria.

Il tema della competitività è centrale, ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi intervenendo all’assemblea: «Tra il 2000 e il 2019 la produttività in Italia nel settore manifatturiero è aumentata del 17%, contro il 44% di Francia e Germania e il 40% della Spagna. Sono dati impietosi. Perciò è necessario puntare sul tema produttività. Ma anche la sostenibilità è un tema fondamentale e ineludibile, ma non può prescindere dalla sostenibilità sociale ed economica. Temi su cui le aziende italiane sono all’avanguardia».

La filiera sul territorio

Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est, che ospita l’assemblea, ha ricordato l’importanza di questo settore nel territorio Veneto, dove si trovano 24mila aziende della meccanica e meccatronica, che danno lavoro a 260mila dipendenti e generano circa il 50% del valore aggiunto manifatturiero dell’export regionale. «Le produzioni metalmeccaniche e meccatroniche hanno radici profonde in questo territorio – ha detto Destro –. Ci siamo impegnati a guardare avanti, dopo essere usciti a testa alta da una serie impressionante di cigni neri, grazie anche alla forza della nostra industria manifatturiera e in particolare metalmeccanica. L’autunno carico di incertezze richiama noi tutti alla responsabilità di trovare visioni e soluzioni per la crescita».

Occupazione e lavoro

Sul tema del costo del lavoro – altro nodo per lo sviluppo delle aziende metalmeccaniche – è intervenuta la ministra del Lavoro, Marina Calderone : «Avete tutto il mio impegno affinché gli impegni che abbiamo preso nell’ambito del programma di legislatura si traducano in fatti concreti – ha detto –. Partendo anche dalla valorizzazione di percorsi virtuosi che fanno le aziende sul tema della sicurezza sul lavoro: è giusto che siano premiate anche con la riduzione di oneri magari che attengono al pagamento dei premi per l’assicurazione Inail».

Intervenire sul cuneo fiscale è prioritario anche per il ministro dell’Economa e delle Finanze Giancarlo Giorgetti: «Premesso che le risorse sono scarse, nel processo di definizione delle priorità, vi possono dire che il cuneo fiscale è la priorità numero uno. Su questo il governo, il presidente del consiglio e il ministro dell’Economia e delle Finanze sono determinati», ha detto.

Il taglio del cuneo fiscale è una «battaglia di anni di Confindustria», ha detto Bonomi: «Siamo un Paese in cui c’è più tassazione sul lavoro che sulle rendite finanziarie, c'è qualcosa che non funziona». Di fronte al rialzo dell’inflazione, «soffrono soprattutto i lavoratori con redditi sotto i 35mila euro» e per queste famiglie - ha ribadito Bonomi - serve intervenire in maniera strutturale sul cuneo fiscale.

In vista della manovra quello che Confindustria chiede al governo è «concentrate le risorse sulle misure importanti. Non disperdiamo con le poche risorse che abbiamo in mille rivoli di intervento solo per una questione di consenso elettorale, tenuto conto che l’anno prossimo non ci saranno le elezioni europee», ha aggiunto Bonomi.

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