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L’industria orafa cresce di oltre il 10% e aumenta gli investimenti

Secondo l’inchiesta congiunturale di Club degli Orafi Italia con la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, anche nella prima metà del 2023 il settore conferma il suo benessere, soprattutto nel segmento di alta gamma

di Redazione Moda

3' di lettura

L’industria italiana dei preziosi è in ottima forma. Lo confermano i numeri della quarta edizione dell'inchiesta congiunturale realizzata dal Club degli Orafi Italia, in collaborazione con la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, e presentata a VicenzaOro, la fiera di settore in corso fino al 12 settembre. Nei primi cinque mesi del 2023 l’export del settore orafo gioielliero è salito del 9,3% rispetto allo stesso periodo del 2022, per un valore di 4,36 miliardi di euro. E nel primo semestre il fatturato è salito del 10,2%, una percentuale migliore di quella del sistema moda (+7,2%) e di quella media del manifatturiero italiano (+3%). Nel 2022 il fatturato del settore era salito del 22,1%, a 13,2 miliardi di euro.

L'indagine è stata realizzata nel mese di giugno con l'obiettivo di raccogliere le attese sul 2023 in termini di fatturato e investimenti e di approfondire le sfide competitive che il comparto sta affrontando. Le statistiche e le rilevazioni confermano, dunque, che dopo i brillanti risultati dell'ultimo biennio il settore dell'oreficeria conta risultati molto positivi anche nel 2023. Si conferma centrale l'elevata competitività sui mercati internazionali: nel periodo preso in esame le esportazioni di gioielli in oro hanno superato i 4 miliardi di euro, in crescita del 9% in valore e del 2% in quantità.

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Anche le attese in termini di fatturato per l’intero 2023 si confermano positive, con il 39% dei rispondenti che prevede un incremento del fatturato con una percentuale sostanzialmente allineata alla rilevazione di fine 2022 (il 44% del campione). La revisione più significativa ha riguardato il mercato interno da parte delle imprese di minori dimensioni: se in dicembre il 36% prevedeva una crescita, in giugno la percentuale scende al 23%. Al contrario, sono state riviste al rialzo le attese delle imprese medio-grandi in riferimento ai mercati esteri (percentuale passata dal 61% al 67% del campione).

Un ulteriore fattore a sostegno della competitività del settore si ricava dalle prospettive sugli investimenti: un rispondente su tre ha indicato un incremento negli investimenti rispetto all'anno precedente, con punte del 42% per le imprese più grandi; i fattori di spinta che maggiormente supporteranno queste evoluzioni riguardano gli stimoli del contesto competitivo (indicato dal 40% dei rispondenti), l'andamento della domanda (37% per la domanda estera e 34% per la domanda domestica) e l'acquisto di macchinari e tecnologie (31%).

Per quanto riguarda i distretti, dei primi tre ad aumentare maggiormente le sue esportazioni di più nel periodo preso in considerazione è quello di Alessandria, con il fulcro di Valenza, che ha segnato +24,4%. Seguono Arezzo (+8,4%) e Vicenza (+6,9%).

Novità di questo studio è un’indagine approfondita della percezione dei fattori di successo del Made in Italy tra gli operatori del settore: la maggior parte delle imprese del campione li individua nella qualità, indicata da circa tre rispondenti su quattro (74%), seguita dall'artigianalità della produzione (66%) e dalla professionalità della manodopera, considerata un fattore di successo per più della metà del campione (51%). Non a caso, dunque, le imprese indicano tra le principali criticità il reperimento della manodopera percepito come ostacolo dal 75% delle imprese medio-grandi. Permangono inoltre preoccupazioni per l'andamento della domanda e l'aumento dei costi delle materie prime e semilavorati.

«La sfida della mancanza di manodopera qualificata rappresenta una questione critica che impatta direttamente sul concetto stesso di Made in Italy - ha sottolineato Giorgio Villa, presidente del Club degli Orafi Italia -. Si conferma essenziale affrontare questo problema in modo strategico e collaborativo, favorendo l'adeguataformazione e lo sviluppo delle competenze, al fine di preservare l'identità e il valore dell'eccellenza italiana nel panorama internazionale».

«L'elevata competitività sui mercati esteri si conferma l'elemento trainante del settore - ha notato Stefania Trenti, Responsabile Industry Research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo -: nel periodo gennaio-maggio del 2023 le esportazioni di gioielli in oro hanno abbondantemente superato i 4 miliardi di euro, in crescita dell'8,6% in valore e del +1,6% in quantità. In questo particolare contesto competitivo il posizionamento del settore, maggiormente orientato sul segmento dell'alta gamma, si è confermato un punto di forza in grado di cogliere la domanda di beni di lusso che risulta meno colpita dagli effetti delle tensioni inflattive, con prospettive che restano positive».

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