L’inflazione fa male a whisky e birra di qualità: Diageo crolla in borsa
Il produttore britannico dei celebri Johnnie Walker e Guinness, paga il calo delle vendite e lancia un profit warning
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Tonfo alla Borsa di Londra per le azioni di Diageo Plc, dopo che il distillatore britannico ha lanciato un profit warning legato al rallentamento della crescita nella sua divisione America Latina e Caraibi. La ragione: in quei Paesi, a quanto pare, i clienti acquistano meno e passano a marchi più economici, complici l’inflazione e i timori di una crisi.
L’azienda britannica, nota per essere la produttrice di bevande alcoliche iconiche (dal whisky Johnnie Walker alla vodka Smirnoff fino alla birra irlandese Guinness) ha detto di aspettarsi una crescita e un profitto inferiori nella seconda metà dell’anno fiscale rispetto all’anno scorso, a causa di una prospettiva materialmente più debole, che rappresenta quasi l’11% del fatturato netto di Diageo.
Il titolo Diageo ha immediatamente accusato il colpo, crollando di oltre il 12%. Il ribasso più alto dal 1997, cioè da quando l’azienda è nata. Un tonfo che ha trascinato verso il basso anche le rivali Remy Cointreau SA e Pernod Ricard SA.
Il calo a sorpresa rappresenta un’ulteriore sfida per il nuovo amministratore delegato Debra Crew, che ha cercato di convincere gli investitori che il rallentamento negli Stati Uniti, il suo mercato più importante, è dovuto in gran parte all’esaurirsi degli effetti della pandemia. Il timore è che la strategia di Diageo, da sempre incentrata sull’acquisto di alcolici di qualità superiore e sull’aspettativa che i consumatori si concedano un regalo anche in presenza di budget sempre più ridotti, abbia dei limiti.
I dati dicono che le vendite organiche nette in America Latina dovrebbero diminuire di oltre il 20% rispetto all’anno precedente nel primo semestre fiscale, complici le pressioni macroeconomiche che stanno portando i clienti a ridurre le spese.
America Latina e Caraibi a parte, il più grande distillatore al mondo ha reso noto che le altre regioni hanno registrato risultati migliori, anche se la crescita in Europa e in Asia-Pacifico nel secondo semestre fiscale sarà probabilmente più lenta rispetto all’anno scorso. L’Asia-Pacifico ha risentito di una ripresa più lenta del previsto in Cina. Le vendite hanno risentito anche della crisi in Israele e a Gaza. «Sta pesando sul sentimento dei consumatori un po’ più in generale», ha detto il ceo, in una call con gli azionisti.
L’azienda, che solo circa sei settimane fa aveva lasciato invariate le sue prospettive per l’anno in corso, ha dichiarato di credere ancora nella forza fondamentale del business e ha ribadito la sua guidance a medio termine per una crescita organica del fatturato netto compresa tra il 5% e il 7%. Ma l’utile operativo dovrebbe ora crescere in linea con il fatturato, invece del 6%-9% confermato sei settimane fa. L’altra tesi alla base della crescita a lungo termine di Diageo - la crescita degli alcolici grazie al passaggio dei consumatori da birra e vino - è apparsa incontestabile.
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