L'innovazione finanziata dalla politica di coesione europea: le strategie di specializzazione intelligente
di Andrea Filippetti (CNR ISSIRFA)
4' di lettura
Una quota considerevole della politica di coesione europea riguarda fondi disponibili per finanziare attività di ricerca e innovazione. Già nel precedente periodo di programmazione 2014-2020 gli stanziamenti a disposizione dei paesi europei in ricerca e innovazione sono stati i secondi per importanza, dopo quelli per infrastrutture e trasporti. L'attuale periodo di programmazione, 2021-2027, destina ancora una parte cospicua di risorse per finanziare l'innovazione nelle regioni europee. L'enfasi su questo tipo di politiche si poggia su due pilastri. Innanzitutto, la generazione e diffusione di conoscenza sono il motore della crescita economica, sia nel settore manifatturiero sia nel settore dei servizi. Nei sistemi economici attuali, che non a caso sono spesso definiti “economie della conoscenza” l'applicazione continua di innovazione rappresenta la condizione necessaria per sostenere la crescita di produttività, per mantenere livelli elevati di competitività internazionale, e per creare posti di lavoro qualificati e ben retribuiti. In secondo luogo, le attività di ricerca e innovazione possono beneficiare enormemente dal supporto di politiche pubbliche, specialmente nei territori meno avanzati.
Le strategie di specializzazione intelligente
Le attività di innovazione e la ricerca sono finanziate dai fondi strutturali europei e implementati in tutte le regioni europee attraverso le cosiddette strategie di specializzazione intelligente. Queste ultime sono politiche che gli stati membri, ma soprattutto le regioni, disegnano al fine di selezionare i settori e le traiettorie tecnologiche verso cui convogliare i fondi provenienti dalla UE per sostenere l'innovazione. Queste strategie investono le regioni della responsabilità della programmazione e della gestione delle politiche. Le strategie di specializzazione intelligente rappresentano un momento di introspezione dei sistemi regionali di innovazione, che vede coinvolti tutti i vari attori, dai governi regionali, alle associazioni datoriali e i sindacati, le università e i centri di ricerca che insistono sul territorio. Al termine di una fase di consultazione che hanno luogo all'inizio di ogni periodo di programmazione, le regioni definiscono ed inviano le rispettive strategie alla Commissione Europea che le deve approvare. Tale approvazione costituisce una delle condizioni abilitanti per avere accesso ai fonti strutturali su ricerca e innovazione, ossia una condizione necessaria e imprescindibile. In questi documenti strategici, le amministrazioni regionali selezionano le priorità di intervento in termini di settori di specializzazione e identificano quali traiettorie tecnologiche e innovative possono essere applicate per rendere tali settori più innovativi e competitivi. Un esempio può chiarire il meccanismo. Una regione che considera la produzione di elettrodomestici strategica può identificare nello sviluppo della domotica la leva per incrementare il contenuto tecnologico della produzione. I fondi provenienti dell'Unione Europea potranno pertanto essere indirizzati a finanziare specifici progetti per lo sviluppo di applicazione innovative nella domotica e la loro applicazione agli elettrodomestici. Ad esempio, si potranno immaginare progetti congiunti di ricerca tra imprese e università e attività di formazione specifica. L'obiettivo finale è, in questo caso, quello di rendere l'industria degli elettrodomestici più innovativa e quindi più competitiva.
Non solo high tech
La strategia di specializzazione intelligente consente pertanto alle regioni di indirizzare i fondi provenienti dalle politiche di coesione verso attività di ricerca e innovazione che si applicano in modo smart ai settori industriali che sono strategici per la regione stessa. Tali strumenti hanno pertanto un obiettivo trasformativo nel senso di incrementare il contenuto tecnologico e innovativo del sistema produttivo regionale. Evidentemente, ogni regione potrà, e dovrà, disegnare una strategia di specializzazione intelligente che riflette da un lato le specificità regionali in termini di settori industriali, e dall'altro lato che considera le opportunità che il territorio offre per far fare a tali settori il salto tecnologico che consenta loro di innovarsi. Tale strumento, per sua natura flessibile e adattabile alle caratteristiche dei territori, ha il merito di adattarsi a qualsiasi configurazione di specializzazione industriale, sia essa in settori hi-tech sia in settori cosiddetti low-tech. Se immaginare l'applicazione di innovazioni a settori hi-tech è in qualche modo scontato, il grande merito di questo tipo di politica è quello di immaginare e incoraggiare (nonché di finanziare) l'applicazione di nuove soluzioni tecnologiche a tutti i settori, anche quelli che non operano alla frontiera tecnologica, come ad esempio l'agricoltura e certe tipologie di manifattura del made in Italy, oppure nel settore del turismo. In questo senso i fondi della politica di coesione destinati all'innovazione e alla ricerca offrono una grande opportunità anche alle regioni del Mezzogiorno.
Questo articolo riprende i contenuti di EU Talks, un format proposto da Il Sole 24 Ore insieme al CNR ISSIRFA per discutere, in diretta Instagram, di politica di coesione e fondi strutturali europei, e del loro ruolo nelle politiche di sviluppo in Italia. Nel quarto appuntamento che si è svolto mercoledì 3 maggio (e che è possibile recuperare online sulla pagina Instagram del Sole) si è discusso dell'obiettivo prioritario 1 della politica di coesione 2021-2027, dedicato ad un'Europa più intelligente. CNR ISSIRFA, insieme a Osservatorio Balcani-Caucaso, è partner del Sole 24 Ore nel progetto Work for Future, finanziato dalla Commissione europea
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