L’innovazione open nel Dna di Banca Sella
Dai pagamenti all'ecommerce all'open banking il gruppo biellese ha saputo restare sul fronte delle tecnologie di frontiera
di Pierangelo Soldavini
4' di lettura
L’ultima frontiera in banca è il voice banking: avere informazioni su conto corrente, ultime operazioni e disponibilità nel modo più naturale possibile, parlando direttamente con un assistente virtuale. Qualche istituto ha già iniziato a proporre modalità di interfaccia vocale ai propri clienti. Tra queste non poteva mancare Banca Sella, lo storico istituto biellese che dell’innovazione ha fatto da sempre uno dei pilastri della propria strategia.
Non è un caso che Pietro Sella, l’attuale Ceo del gruppo, dopo essersi fatto le ossa allo sportello, come da consuetudine di famiglia, abbia guidato le attività tecnologiche, scegliendo fin da subito di mettere insieme un’infrastruttura tecnologica proprietaria, come oggi fanno tutte le fintech più innovative. Il Gruppo Sella ha potuto così svolgere agilmente un ruolo da apripista: dalla sperimentazione dei primi sportelli automatici alla prima compravendita azionaria online, dalla gestione delle prime transazioni di ecommerce alle soluzioni di pagamento via smartphone all’open banking, ha fatto dell’innovazione uno dei pilastri di una strategia che non guarda solo al credito tradizionale. Così anche sull’interazione vocale con i nuovi smart speaker non si è fatta cogliere di sorpresa, grazie a una soluzione nata all’interno dell’ecosistema territoriale che il gruppo ha creato per mantenersi al passo con l’innovazione.
Il servizio basato su Google Home è nato in collaborazione con Vidyasoft, spin off dell’Università del Salento specializzata nell’Internet of things, accelerata dalla sezione di Lecce del SellaLab, la piattaforma d’innovazione del gruppo modellata in pura chiave open innovation. «Il concetto di open è pervasivo, è una propensione trasversale scritta nel Dna aziendale - sostiene Doris Messina, chief digital trasformation Banca Sella -: oggi pensare di fare innovazione esclusiva al proprio interno è impensabile, il mondo esterno va troppo veloce per rimanere al passo del mercato. L’apertura e la collaborazione con soggetti diversi che hanno soluzioni efficienti e strutturate fornisce l’opportunità di migliorare l’offerta dei servizi, ma anche di rinnovare e rimettere in discussione continuamente il nostro approccio».
Vidyasoft è la seconda start up che nasce in seno al SellaLab. La prima è Hype, la challenging bank che ha spiccato il volo in autonomia arrivando ad avere 9mila clienti. Ora l’ecosistema di innovazione all’interno del gruppo si è arricchito di Fabrick, la piattaforma di open bankingchiamata a esplorare le praterie di innovazione e di opportunità che si aprono nella nuova era della Psd2: in modalità open vengono esposte le Api, i software che permettono di dialogare con funzionalità e dati di altri software, che abilitano l’ingaggio e il dialogo con terze parti. Sempre in logica di ecosistema il gruppo ha promosso il Fintech District di Milano, realtà indipendente arrivata a contare nella sua community ben 133 startup in ambito fintech, più che triplicate in soli due anni. Da parte sua il SellaLab privilegia la presenza sul territorio - Milano, Lecce, Salerno (ma nuove sedi sono in cantiere) oltre alla base di Biella situata nell’edificio della vecchia filanda Sella - con l’obiettivo di intercettare l’innovazione legata a industry di eccellenza a livello locale, ma anche per recepire le nuove esigenze da trasformare in occasioni e opportunità. «Solo le sinergie con altri soggetti e altre realtà possono dare vita a logiche di lungo periodo» ribadisce Messina.
Ma anche la stessa infrastruttura informatica proprietaria è stata pensata in una logica open. Da poco questa realtà è stata unificata in una nuova società dedicata - Centrico - con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo dell’ecosistema valorizzandone competenze e soluzioni aperte a disposizione anche di altri attori finanziari e fintech, in una logica di semplicità e velocità di adattamento. In pancia alla nuova società c’è il core banking puro, dall’anagrafe al contabile, dalla sicurezza ai conti correnti alle carte: insomma, dentro ci sono tutti i dati, pronti a essere messi a disposizione di terze parti integrandoli con le Api di Fabrick. L’innovazione è il pilastro fondamentale, una sorta di polizza vita per il futuro, sfruttando anche la cultura di un territorio come quello biellese ben lontano dallo stereotipo della comunità chiusa e isolata, ma che ha fatto dell’apertura uno dei volani di sviluppo territoriale. Accanto a questo pilastro c’è tutto l’universo dei pagamenti che il gruppo Sella ha saputo conservare a livello di business e di fonte di relazione, proprio grazie alla capacità di mantenersi sempre sul le nuove frontiere, dalle carte per l’ecommerce alle app per smartphone.
Poi c’è l’universo di servizi di pianificazione assicurativa e di risparmio per il retail e per il business, sintetizzata nella cura degli attivi della clientela, con una sensibilità che si è sviluppata nel tempo. Accanto alla consulenza per gli investimenti e alle società di gestione del risparmio, integrate con offerte esterne in modalità sempre “aperta”, c’è il private banking, sotto la guida di Federico, l’altro figlio di Maurizio Sella, oggi rimasto come presidente del gruppo. Ma anche la divisione di corporate e investment banking Sella Cib, sotto l’ala di Giacomo Sella, cugino di Pietro e Federico. Non è un caso che i ricavi netti da servizi stiano crescendo - +4,6% nei primi nove mesi 2019 - a ritmi superiori rispetto a quelli da margine d’interesse (+1,9%) e da intermediazione (+3,5%). Sempre con la consapevolezza di non potersi permettere di stare fermi, sotto l’egida della cultura di una famiglia e di un territorio che tra imprenditoria e montagna ha saputo mantenere inalterato, anche in epoca di evoluzione tecnologica a tappe forzate, un alto valore etico degli affari.
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