L’innovazione secondo Pontetorto: dal pile con la canapa ai tessuti riciclati e anti-virus
L’azienda del distretto pratese compie 70 anni e continua a investire in nuovi tessuti tecnologici, adatti allo stile di vita contemporaneo. Con la sostenibilità in primo piano
di Chiara Beghelli
4' di lettura
Abbracciata dall’Appennino Tosco-Emiliano, a metà strada fra Prato e Pistoia, Montemurlo ha una magnifica rocca cinquecentesca e una altissima densità di aziende tessili. Fra queste c’è Pontetorto: nel 2022 la manifattura della famiglia Banci, dal 2016 proprietà del gruppo tessile giapponese Daidoh Limited Clothing, festeggia 70 anni di attività, un’occasione che non porta solo celebrazioni del passato, ma evidenzia il desiderio di guardare con ottimismo al futuro.
Certo, dopo gli anni di pandemia, anche se oggi gli spettri che si agitano sull’industria tessile non hanno più le fattezze di un virus, hanno quelle dei prezzi dell’energia: «Abbiamo ordini già confermati, materiali già acquistati. Ma se non si trova una soluzione a questi costi energetici, entro il 2022 l’industria tessile perderà il 50-60% del suo fatturato», spiega Roberto DeMatteis, vicepresidente di Pontetorto -: le faccio un esempio: nel 2020 un metro cubo di gas metano ci costava 19 centesimi, ad agosto abbiamo toccato i 3,5 euro. Così è insostenibile, oggi la priorità di molte aziende, soprattutto piccole, è la sopravvivenza». Tuttavia Pontetorto già negli anni scorsi ha investito in fonti energetiche alternative, installando un impianto fotovoltaico con più di 7mila pannelli solari di silicio policristallino, capaci di generare il 30-35% del fabbisogno. Uno dei più chiari esempi della sua spiccata vocazione e del suo deciso impegno per la sostenibilità.
«Stiamo sperimentando una forma di energia alternativa che coinvolge proprio il riciclo della materia tessile, non però tramite termovalorizzazione, ma con la pirolisi, un meccanismo di combustione senza emissioni, che trasforma gli scarti in idrogeno», prosegue DeMatteis.
«Abbiamo anche messo a punto un brevetto per un sistema che permette il riciclaggio meccanico a più basso impatto ambientale, con un’efficienza molto elevata, e stiamo valutando una forma di distribuzione in collaborazione con un marchio importante», prosegue il vicepresidente - : è importante avere un forte collegamento con i marchi, per avere un diretto impatto sul cliente finale».
Se la preoccupazione per le bollette è forte, non riesce tuttavia a fermare l’energia creativa dell’azienda: «A ricerca e sviluppo dedichiamo almeno il 5-10% del nostro fatturato, ma se consideriamo tutte le fasi di ricerca e la promozione sul mercato la percentuale sale sensibilmente - prosegue il dirigente -. Lavoriamo con passione alla creazione di tessuti intelligenti, adatti ai nostri tempi e ai nostri modi di vivere. Lo sviluppo dei tessuti ha sempre seguito quello della storia umana. Oggi ricerchiamo una maggiore performance, tessuti che rendano più facile e comoda la vita delle persone, per esempio con una semplice manutenzione: che possano non essere stirati, oppure che blocchino virus e batteri grazie alla tecnologia Viroblock di HeiQ, che abbiamo di recente adottato anche noi».
La produzione di Pontetorto segue due categorie: l’athleisure di qualità, al quale è destinata buona parte della ricerca tecnologica, e il fashion. «I marchi legati allo sportswear, soprattutto quelli dell’area alpina e scandinava, sono profondamente interessati e impegnati nella sostenibilità. Quelli della moda seguono ancora più l’aspetto e il prezzo, ma l’attenzione ai temi dell’ambiente sta realmente aumentando anche fra di essi».
Se 70 anni fa Pontetorto è stata fondata, è nel 1985 che è nata un’altra volta, grazie a un’intuizione fortunata: quella di produrre il pile, un tessuto inventato nel 1979 dalla statunitense Malden Mills (insieme a Patagonia), ma all’italiana, dunque aumentandone il grado di qualità. «In quegli anni anche noi stavamo pensando a una fibra simile - racconta DeMatteis -. Eravamo un’azienda laniera, e conoscevamo il confort del velour di lana, particamente un pile di lana. Abbiamo dunque adottato la tecnologia di Malden sul poliestere (all’inizio l’azienda non mise brevetti sul suo prodotto, ndr), grazie all’interesse e alle conoscenze di Bruno Banci, padre degli attuali proprietari, che era un tecnico tessile, e abbiamo sviluppato la nostra tecnologia. La differenza del pile di Pontetorto rispetto a quello degli altri competitor è che abbiamo ottenuto una qualità talmente elevata che oggi gli eredi della Malden si rivolgono a noi per la produzione da destinare all’Europa». Ma la sostenibilità torna anche qui, visto che negli ultimi anni Pontetorto ha messo a punto dei pile fatti con materiali di riciclo e biodegradabili: il Tecnopile, con fibre che si dissolvono nell’acqua e nelle discariche, e il Biopile, dove la struttura interna è fatta di fibra di canapa. Il pet delle bottiglie viene trasformato in poliestere di elevata qualità.
«Non lavoriamo solo il sintetico, ma anche con fibre naturali. Ogni materiale ha caratteristiche positive e aspetti negativi: prendiamo una maglietta di cotone, è certamente in fibra naturale, ma il cotone consuma molta acqua e per fare sport non è ideale, perché trattiene l’umidità - spiega DeMatteis -. Mentre è ideale il poliestere di ultima generazione, che consente un’ottima traspirabilità».
La prossima sfida per Pontetorto passa dal coinvolgimento del distretto: «Stiamo cercando di rilanciare Prato nella sua vocazione originaria, quella del recupero, ma in modo innovativo. Nel frastagliamento del distretto, purtroppo, ci sono molte piccole aziende in difficoltà, specie di questi tempi, che passano sopra a molte cose pur di conquistare un ordine, un approccio vessatorio che deve finire. Io sono coordinatore scientifico dell’Astri, l’associazione tessile riciclato italiana, e ci stiamo muovendo per aumentare la consapevolezza delle aziende. Siamo in contatto con il polo universitario di Firenze, perché dobbiamo far dialogare il know how, la ricerca e la cultura delle nostre imprese, per portare tutto a un livello più elevato». Punto di partenza è anche il lancio di un progetto di formazione interna, insieme all’agenzia Formall: Encircletex è volto alla sensibilizzazione di tutto il personale sull'innovazione di processo e di prodotto nell'ambito dei nuovi strumenti in tema di economia circolare.
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