L’inossidabile fascino della “Diva”
La mostra “Diva”, è al Victoria&Albert Museum di Londra, fino al 7 aprile
di Nicol Degli Innocenti
I punti chiave
3' di lettura
Viva la Diva! Una teatrale mostra in due atti al Victoria&Albert Museum esplora il mutevole significato del termine diva negli ultimi due secoli e celebra con una messa in scena spettacolare alcune delle artiste che più hanno meritato di essere definite tali.
Il primo atto, al piano inferiore, inizia con le stelle dell'opera dell'Ottocento, le prime ad essere chiamate con il termine latino per “dea”. L'italiana Adelina Patti all'apice della sua fama era la donna più riconosciuta in Gran Bretagna dopo la Regina Vittoria. Oltre ad avere una voce meravigliosa era un'abile donna d'affari, che ha gestito in prima persona i suoi contratti e la sua carriera accumulando grandi ricchezze. Per lei, come per altre soprano come Jenny Lind e Maria Malibran, il successo ha regalato non solo fama ma anche indipendenza economica. La colonna sonora con cuffie stereofoniche, importante quanto i 250 abiti e oggetti in mostra, in questa sezione regala “Casta Diva” cantata da Maria Callas.
Sarah Bernhardt e da Eleonora Duse
Altrettanto consapevoli del loro potere anche le stelle del teatro, a partire dalla “divina” Sarah Bernhardt e da Eleonora Duse che diventò attrice, manager e direttrice della compagnia teatrale da lei fondata. Il termine diva è stato associato anche alle artiste che hanno reinventato la danza, come Isadora Duncan, Loie Fuller e Josephine Baker, e alle prime attrici del cinema muto, come Lydia Borelli, Mary Pickford e Theda Bara. E' poi stato tramandato alle stelle del cinema che hanno fatto della loro individualità una forza: come Carole Lombard, prima attrice della storia ad avere chiesto e ottenuto una percentuale degli incassi dei suoi film, o Katherine Hepburn, la sofisticata e ostinata ribelle. Mae West e Marilyn Monroe, in modo diverso, hanno utilizzato il loro sex appeal per conquistare il successo ma hanno anche imparato a loro spese quanto sia alto il prezzo della fama. Le dive, da Vivien Leigh a Elizabeth Taylor, hanno iniziato ad essere perseguitate da una stampa affamata di gossip, interessata alla loro vita privata più che alla loro carriera.
Cher
Il secondo atto, al piano superiore, ci trascina nel presente, non segue un ordine cronologico ma è un viaggio in technicolour nella moda, dagli abiti spettacolari e scintillanti indossati da cantanti come Cher, Tina Turner, Whitney Houston e Lady Gaga al semplice, inimitabile abitino nero di Edith Piaf.Questa sezione della mostra esplora come il termine diva sia stato reclamato da artiste pienamente consapevoli non solo del loro talento ma anche del loro potere di influenzare i loro fan e la società. “La percezione della diva nella cultura popolare di oggi ha connotati del tutto positivi -, spiega Kate Bailey, curator della mostra -. Non la star volubile, egocentrica e capricciosa di un tempo ma un'artista imprevedibile e creativa, forte e alternativa, ambiziosa e coraggiosa, in grado di sfidare il maschilismo, i pregiudizi e il razzismo”.
Dolly Parton prima e Beyoncé e Rihanna poi sono gli esempi più eclatanti di questa forza, star che hanno usato il loro talento musicale per andare ben oltre, diventando attrici, imprenditrici, stiliste e punti di riferimento culturali. In mostra l'abito tempestato di perle che Rihanna ha indossato al Met Gala del 2018, “travestendosi” da Papa con tanto di mitria in testa per impersonare il più importante simbolo del potere religioso maschile. Le dive di oggi hanno anche il senso dell'umorismo. E non sono necessariamente donne: la mostra fa un'eccezione per due cantanti che indubbiamente meritano il termine “diva”. Elton John, qui rappresentato dallo stravagante abito da Re Sole con parrucca incipriata e boa di struzzo indossato per il suo 50esimo compleanno, e Prince, altro musicista che ha sfidato gli stereotipi sia musicali che sessuali. La diva continua a reinventarsi, superando barriere, pregiudizi e aspettative sulla sessualità o l'aspetto. In mostra l'abito di ermellino esibito da Lizzo, la cantante che forte del suo talento ha saputo ridefinire i canoni della bellezza , e i “pantaloni vulva” creati e indossati da Janelle Monaé, l'artista che si definisce non-binaria e che ha descritto la sua sconcertante mise “una celebrazione della sessualità e dell'empowerment femminile”.
Diva, Victoria&Albert Museum, Londra, fino al 7 aprile
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