Serie tv

L’insoddisfatta brilla in provincia

Somebody somewhere. Bridget Everett (comica irresistibile e politicamente scorretta) interpreta Sam, quarantenne scontenta della propria vita che, grazie al collega Joel, ritrova la sua esuberanza e la gioia di ricominciare a cantare

di Gianluigi Rossini

 Da sinistra, Jeff Hiller e Bridget Everett in «Somebody somewhere»

2' di lettura

Bridget Everett è una comica che ha fatto della sfacciataggine il suo marchio di fabbrica: dotata di una voce potente da mezzo soprano e abbondantemente sovrappeso, esibisce senza remore il suo corpo e i suoi dilaganti appetiti sessuali, cantando canzoni con titoli come Tette, Metti via il tuo uccello o Leccala. Nei suoi spettacoli provoca gli spettatori in tutti i modi possibili: scende dal palco, allunga le mani, sale sulle ginocchia. Ma forse ciò che la rende irresistibile è che, pur avendo edificato la sua fama nei cabaret alternativi di New York, costruisce parte dei suoi numeri attingendo dalla vita della piccola cittadina del Kansas in cui è cresciuta, e conserva nei suoi occhi azzurrissimi quella disarmante, onesta semplicità che spesso si associa agli statunitensi del Midwest.

In Somebody somewhere, bellissimo dramedy da poco concluso su HBO (da noi arriverà su Sky ma ancora non si sa quando) Everett interpreta Sam, un personaggio che potrebbe essere decifrato come la versione di se stessa che sarebbe diventata se non fosse mai andata via dal Kansas, da una cittadina chiamata, ironia della sorte, Manhattan (“la piccola mela”, scherzano i locali). Sam ha superato i quarant’anni, ha di recente perso una sorella con la quale era molto legata, ha un lavoro di cui non le importa nulla e non sa che direzione prendere nella vita. Il collega Joel (Jeff Hiller), però, le fa conoscere una piccola comunità di persone non allineate allo schiacciante conformismo locale, nella quale Sam trova il coraggio di ricominciare a cantare e di lasciare lentamente emergere in superficie la sua esuberanza.

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La trama non è molto rilevante: Somebody somewhere potrebbe essere inserita nel filone di serie tv che deriva dal mumblecore, come Girls o Looking, e infatti alla regia c’è Jay Duplass. Non ci sono grandi eventi, eppure è emozionante seguire lo sbocciare dell’amicizia tra Sam a Joel, fa quasi paura vedere Sam all’improvviso prendere possesso di un palco, ci si commuove per il vecchio padre contadino Ed. Resta solo un po’ di amarezza perché sette episodi da mezz’ora sono davvero pochi, e molti personaggi a malapena abbozzati avrebbero sicuramente avuto molto altro da dire. Per fortuna HBO ha già dato notizia di una seconda stagione in preparazione.

Somebody somewhere, Hannah Bos e Paul Thureen, HBO, inedita

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