ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’evento del Cortile dei Gentili

L’Intelligenza artificiale? «Non bisogna averne paura, l’uomo non supererà le colonne d’Ercole»

La digitalizzazione deve camminare con l’umanesimo. Tutti d’accordo: dal cardinale Ravasi al presidente emerito della Consulta Amato fino ai manager Caio e Bria

di Marzio Bartoloni

(IMAGOECONOMICA)

4' di lettura

Non bisogna temere la rivoluzione digitale a cominciare dall’ultimo fenomeno, quello dell’intelligenza artificiale agitato come uno spettro perché minaccia di “rubare” il lavoro a milioni di persone. Piuttosto «va governato e indirizzato con giudizio e e chi meglio dell’Europa e dell’Italia, culla dell’umanesimo, può avere un ruolo di guida rispetto agli Usa e all’Oriente pilotando questa rivoluzione con le regole». A guardare con fiducia agli «scossoni tecnologici» e agli effetti sulla società «da indirizzare verso ciò che è giusto» sono i protagonisti di un nuovo incontro voluto dal Cortile dei Gentili - struttura del Pontificio Consiglio della Cultura, dicastero della Santa Sede - guidato dal cardinale Gianfraco Ravasi che lo ha immaginato come luogo di dialogo anche tra credenti e non credenti.

La digitalizzazione non deve lasciate indietro nessuno

L’occasione per riunire alcuni esponenti di spicco dell’economia e della cultura italiani per provare a esorcizzare le paure che si porta dietro ogni rivoluzione epocale è stato l’incontro organizzato dal Centro studi americani a Roma per presentare il volume «Digitalizzazione. Per un nuovo rinascimento italiano» curato dal manager Francesco Caio e dal giornalista Pierangelo Soldavini, firma autorevole del Sole 24 Ore sull’innovazione. Il libro parte dalla fotografia di un’epoca, la nostra, segnata da emergenze continue - come la pandemia, la guerra e la crisi energetica - che hanno fatto comprendere a tutti la decisiva importanza degli strumenti digitali, che abilitano relazioni e servizi più rapidi e flessibili e offrono prodotti personalizzati e su misura. Una sfida che ora però va governata per portare la nostra società verso la costruzione di un mondo ibrido, che coniughi e integri le diverse esperienze, fisiche e digitali senza lasciare indietro nessuno

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Ravasi: «Guardare al futuro senza dimenticarsi del passato»

A disegnare una sorta di filo rosso di questo dialogo molto animato sono stati l’introduzione del cardinale Ravasi presidente del Cortile dei Gentili e le conclusioni di Giuliano Amato, presidente emerito della Corte Costituzionale. L’uomo di Chiesa ha sottolineato come oggi si sia passati dal celebre «cogito ergo sum di Cartesio che è alla base del pensiero moderno all’attuale digito ergo sum». «Un mutamento d’epoca radicale - ha continuato Ravasi - che come tutte i grandi mutamenti della storia, a cominciare dall’epoca del ferro o del bronzo, insinua la mano gelida della paura e dell’esitazione. Si tratta di reazioni legittime ma che, come ci ha insegnato l’umanesimo di Petrarca - spiega il cardinale - si affrontano guardando con fiducia al futuro senza dimenticare il passato». Ravasi cita in particolare Steve Jobs che nel 2005 agli studenti di Stanford spiegava di «sognare per il futuro l’avvento di ingegneri rinascimentali come Leonardo Da Vinci in grado di essere sia uno straordinario tecnico che un sublime artista, coniugando insieme tecnica e umanesimo».

Amato: «Ci sono colonne d’Ercole da non superare»

Il cardinale di fronte ai timori dell’avvento di tecnologie formidabili come quella dell’intelligenza artificiale si dice fiducioso: «Perché l’uomo avrà sempre un sussulto di coscienza e farà in modo che la tecnologia non prenda mai il sopravvento». Alle parole dell’uomo di Chiesa fa eco il giurista Giuliano Amato che a temi come questi ha dedicato anche molti anni di studio: «La sostituzione di alcune attività con l’intelligenza artificiale non va demonizzata. Bisogna far sì che altri lavori subentrino al posto di quelli che la tecnologia può svolgere come è già capitato in passato. Però - avverte ancora Amato - c’è una sostituzione che non è ammissibile: in particolare quella legata ad attività e compiti dove entra in gioco la creazione e che la “testa artificiale” non può fare perché i suoi algoritmi si basano sui dati del passato». Insomma per il presidente emerito della Consulta «c’è un limite al di là del quale la sostituzione con l’intelligenza artificiale non può essere ammessa. È vero le colonne d’Ercole si sono spostate più in là, ma per la nostra coscienza ci sono e ci saranno sempre e non le supereremo».

Europa e Italia, ruolo da apripista nel governare il fenomeno

A provare a mettere a terra questi concetti ci hanno pesato due manager del calibro di Francesco Caio e di Francesca Bria, presidente del Fondo per l'Innovazione-CDP Venture Capital oltre al giornalista Soldavini che sono stati “moderati” in un lungo colloquio dal rettore del Politecnico di Milano Donatella Sciuto.Per Caio serve «calma e gesso. L’importante è capire e governare questi fenomeni. E la Ue può provare a indirizzare le nuove tecnologie ridistribuendo anche il valore che esse creano e che non può concentrarsi in poche mani». Per Soldavini «la Ue con la sua cultura umanistica può affrontare questa realtà con le regole giuste. Ecco secondo me - ha aggiunto - del cogito ergo sum citato dal cardinale Ravasi bisogna recuperare il cogito». Francesca Bria insiste proprio sul «ruolo storico che può avere in questo senso l’Europa e l’Italia culla dell’umanesimo. Su questi temi c’è bisogno di una nuova Costituzione dell’era digitale. Però la Ue non deve essere solo una grande macchina che produce regole ma deve essere anche in grado di correre nell’innovazione».

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