L’intelligenza femminile sfida l’AI:tre donne e tre app per il benessere mentale
Come sarebbe il pianeta se ogni donna potesse sviluppare pienamente il suo potenziale? Ania Wysocka, Megan Lam, Woori Moon provano a rispondere mettendo la tecnologia al servizio della psicologia e della cura delle emozioni.
di Laura Leonelli
6' di lettura
Le parole più belle sono di Anton Čechov, “riparare i viventi”. Così il grande scrittore russo, nell'opera teatrale Platonov, per altro rifiutata dall'attrice che l'aveva ispirata e pubblicata postuma, parlava dell'inadeguatezza nostra al mistero, all'energia, allo sconquasso dei sentimenti. E riparando i viventi, con questo verbo quasi meccanico, umanamente in difetto vista l'immensità dell'impresa, tre donne hanno conquistato un posto a sé, almeno a nostro giudizio, nel cuore dell'ultima edizione dell'ambitissimo premio Cartier Women's Initiative, che si è appena svolto a Parigi e ha visto tra le madrine Amal Ramzi Alamuddin, e ci piace presentarla senza il cognome del consorte, Clooney, anche perché straordinaria com'è non ne ha bisogno. Sul palcoscenico della Salle Pleyel, nella serata del 10 maggio scorso, si sono alternate le trentadue candidate da ogni emergenza del mondo, trentadue talenti oggi nella comunità di 297 donne imprenditrici, provenienti da 63 Paesi, che Cartier sostiene dal 2006, anno di nascita dell'iniziativa. L'obiettivo era ed è chiaro a tutte, ridurre, se non eliminare almeno nella speranza il divario che ancora penalizza l'intelligenza, l'imprenditorialità e il successo femminile. E del futuro del nostro pianeta, se questa ingiustizia venisse meno, ne ha parlato cifre alla mano Wingee Sampaio, global program director Cartier Women's Initiative: «Come sarebbe il pianeta se ogni donna potesse sviluppare pienamente il suo potenziale? Il Pil mondiale salirebbe del 25 per cento, l'innovazione sarebbe sei volte più efficace, ci sarebbero meno fame, meno morti infantili, meno malattie e una pace più duratura. In pratica saremmo più vicini a raggiungere quelli che le Nazioni Unite definiscono Sustainable Development Goals e il mondo sarebbe un posto migliore per tutti». Tra i diciassette obiettivi che le Nazioni Unite si sono poste, accanto alla qualità dell'educazione, all'accesso all'acqua pulita, al rispetto dell'ambiente, alla giustizia, all'uguaglianza di genere, al consumo e alla produzione responsabile e alla riduzione delle ineguaglianze, c'è, ed è al terzo posto, il diritto alla salute e al benessere, anche mentale. Ed è proprio al tentativo di “riparare” le nostre sofferenze interiori, nostre perché colpiscono a ogni latitudine e spettro sociale, che le candidate, di cui HTSI ha scelto di raccontare la storia, hanno dedicato le loro energie.
Nonostante la distanza geografica che le separa, in un triangolo tra Canada, Corea e Hong Kong, a unire Ania Wysocka, Woori Moon e Megan Lam è la verità dell'esperienza personale, il trauma, la ferita che resta nel profondo e che generosamente si riapre per accogliere in sé il dolore degli altri. Ma non solo, a fare splendere sotto i riflettori della più cocente attualità queste vite è che tutte e tre parlano di solitudine e di Intelligenza artificiale, e di come la seconda, a sorpresa, possa aiutare a mitigare i danni della prima. Ania Wysocka ha trentatré anni e vive a Victoria, in Canada. A ventidue era una brillante studentessa di Relazioni internazionali alla British Columbia University, disinvolta nei discorsi in pubblico, aveva amici e un ragazzo. Molte ore di studio, molte soddisfazioni, pochissimo tempo libero per rilassarsi, fino a quando un giorno, proprio in un raro momento di riposo, arriva dal nulla, imprevisto, incomprensibile e dunque spaventoso il primo attacco di panico. Nel ricordo di molti è come impazzire, soffocare, morire, e da allora è la paura della paura che l'evento si ripeta. La paralisi è totale. «Il mio ragazzo mi aveva portato dal medico, mi era rimasto vicino, e come da programma universitario avevo incontrato un terapista per cinque sedute, ma non avendo i mezzi economici per sostenere l'analisi avevo dovuto rinunciare», racconta Ania. Il tempo passa, la voce resta debole, l'orizzonte si restringe. Resta la vergogna di quel che è successo, vergogna per aver perso il controllo del corpo e della mente, vergogna per non essere più la stessa persona, soprattutto sul lavoro, visto che l'ansia, prima causa di disturbo mentale al mondo, colpisce il 31 per cento degli adulti e ogni anno causa la perdita di 46,6 miliardi di dollari, solo negli Stati Uniti. Di questo disastro, in termini prima di tutto di sofferenza psicologica, sono complici naturalmente i social, fabbrica di infelicità ed eterna condanna al confronto e allo stigma. Eppure è proprio il cellulare, perennemente nelle nostre mani, che diventa uno strumento di soccorso e di salvezza.
Cinque anni fa, nel 2017, Ania ha un'intuizione: lo strumento per aiutare chi soffre di ansia deve essere un'app, facile da scaricare sul portatile, discreta e sempre a disposizione. Insieme a un programmatore, allora studente, Ania Wysocka, oggi fondatrice di Simply Rooted Media Inc, crea Rootd. Anxiety & Panic Relief, un'app che attraverso chiare spiegazioni, esercizi e un kit di pronto soccorso mentale, aiuta chiunque ad attraversare l'esperienza dell'attacco di panico. A oggi l'app è stata scaricata 2,3 milioni di volte in centocinquanta Paesi ed è stata offerta gratuitamente, tradotta in ogni contenuto, in Ucraina e anche in Russia, «perché non dobbiamo dimenticare chi combatte l'ansia di appartenere a un sistema di cui non vorrebbe far parte», ricorda Ania. Sfida dei prossimi cinque anni? Raggiungere 10 milioni di utenti. La maggior parte dei “pazienti” di Ron, la mascotte di Rootd, sono donne dai 18 ai 35 anni. Le donne, come ricorda anche Margherita Buy, che nell'ultimo film di Nanni Moretti, Il sol dell'avvenire, va dallo psicanalista di nascosto dal marito per trovare la forza di lasciarlo, sanno parlare d'amore e del dolore di non trovare amore anche dentro se stesse, e soprattutto, più degli uomini, sanno chiedere aiuto. Megan Lam, trentatré anni, neuroscienziata, a Hong Kong ha fondato Neurum Health, piattaforma digitale per assistere a distanza e a portata di qualsiasi tablet chiunque soffra di disagio mentale. A dodici anni Megan aveva perso la nonna e la zia, entrambe suicide. Nel disorientamento profondo il suicidio tocca l'intera famiglia e lo stigma è peggiore della malattia, «anche perché in alcune culture il disagio mentale è considerato una manifestazione degli spiriti malvagi, contagiosa», spiega Megan Lam. Crescendo, al diario che tiene per cercare di mantenersi in equilibrio, Megan sostituisce gli studi di psicologia e un master in neuroscienze e psicopatologia alla Yale University School of Medicine. La domanda che si pone è semplice: perché aspettare che i pazienti vengano a noi e non siamo invece noi a creare uno strumento che li possa raggiungere ovunque e in ogni momento? La risposta è Neurum Health, un'app che unisce ricerca medica, Intelligenza artificiale e altissima capacità di elaborazione dei dati personali, oggi scaricata da 2 milioni di persone in Asia e già in grado di ridurre i sintomi dello stress del 61 per cento. L'Intelligenza artificiale – e siamo nel dibattito di queste settimane con Geoffrey Hinton, Turing Award nel 2018, che lascia Google, si pente e denuncia i rischi dell'Ai – non potrà mai sostituire la relazione preziosa e dolorosa insieme, di morte e resurrezione, che unisce il paziente e il suo terapista. Ma può aiutare un terapista a “essere presente” anche quando non può, come spiega Woori Moon, trentasette anni, psichiatra a Seoul. Una premessa: la Corea del Sud è il Paese, tra quelli sviluppati, con il più alto tasso di suicidi e la maggior parte dei casi sono individui dai nove ai ventiquattro anni. In aiuto a oltre 2,5 milioni di persone che soffrono di malattie mentali ci sono solo 3mila psichiatri. La prima paziente di Woori era una giovane donna, affetta da depressione, e per raggiungere la sua terapista compiva un viaggio di tre ore all'andata e tre al ritorno. La seduta durava venti minuti. Negli ultimi due mesi di gravidanza Woori resta a casa e al ritorno in ospedale scopre che la paziente non ha prenotato altre visite. In assenza di aiuto, si è tolta la vita. Dalla tragedia di questa perdita nasce l'idea di creare un'app, MINDLiNG, che possa sempre raggiungere chiunque, pazienti personali compresi, e possa fornire, anche grazie alla misurazione del battito cardiaco e della visualizzazione del volto attraverso lo schermo del telefono, una corretta valutazione dello stress e una prima risposta utile. Negli oltre 10mila “pazienti” di MINDLiNG l'équipe guidata da Moon ha registrato una riduzione del 38 per cento del disordine depressivo. Nel 2027 gli utenti potrebbero essere 5 milioni e ognuno di loro cercherà e forse troverà una parola di salvezza. Dì soltanto una parola ed io sarò salvato. Ed è un segno dei tempi se oggi a “ripararci” non sia solo Dio ma anche un suo doppio artificiale.
SOS CARTIER WOMEN'S INITIATIVE, www.cartierwomensinitiative.com . MINDLING, mindling.io . NEURUM HEALTH, www.neurumhealth.com . ROOTD.ANXIETY & PANIC RELIEF, www.rootd.io .
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