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L’Inter allunga in vetta: la Juve tiene il passo, per Milan e Napoli, pari inutile

Tra Napoli e Milan un pareggio (2-2) scaccia crisi ma che non serve molto a entrambe le squadre. Rossoneri ora a tre punti dalla capolista

di Dario Ceccarelli

5' di lettura

C’è elettricità ai piani alti del campionato. Un via vai frenetico di sorpassi e contro sorpassi. Dove ormai è chiaro che lo scudetto se lo giocano in quattro. Mentre l’Inter superando la Roma torna in vetta (25 punti), scavalcando di nuovo la Juventus (23), Milan e Napoli, nel posticipo al Maradona, si devono accontentare di un pareggio (2-2) che in altri tempi avrebbe fatto comodo a entrambe ma che invece adesso lascia tutti insoddisfatti.

Soprattutto il Milan, in vantaggio nel primo tempo grazie a una doppietta di un rigenerato Giroud, che ora si ritrova al terzo posto dietro la Juventus a tre lunghezze dalla capolista. Ma è un pareggio che lascia in fondo deluso anche il Napoli, autore di una vivace rimonta con Politano e Raspadori e vicinissimo nel recupero al terzo gol con Kvratskhelia.

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Una sfida all’ultimo respiro, tra due squadre con panchine scricchiolanti, che però, al di là dei punti persi o guadagnati, ha offerto uno spettacolo denso di emozioni. Il primo a stupire, reduce dalla doppia caduta con Juve e Psg, è stato proprio il Milan, subito aggressivo e molto pericoloso davanti a un Napoli lento, quasi sorpreso dalla repentina trasformazione dei rossoneri. Che hanno avuto solo un limite: di non chiudere la sfida dopo la doppietta di Giroud, abilissimo in entrambi i casi a sorprendere di testa l’impacciata difesa azzurra.

Sul 2-0, con i partenopei incapaci di reagire, il Milan avrebbe dovuto chiudere la sfida. Ne ha anche avuto l’opportunità con Reijnders poco prima dell’intervallo, ma la sua conclusione, a un passo dalla porta, è finita ben oltre la traversa.

“Un risultato che lascia l’amaro in bocca, li abbiamo rimessi noi in partita” ha poi commentato Pioli alludendo all’occasione persa.

Nella ripresa infatti le cose sono cambiate. Il Milan, che aveva già sostituito l’infortunato Kalulu con Pellegrino, perde anche Pulisc per una contrattura. Mentre nel Napoli Garcia ne cambia addirittura tre inserendo Simeone, Oliveira e Ostigard. Una giostra di sostituzioni che rivitalizza i partenopei portandoli prima al 2-1 con Politano che insacca dopo aver saltato l’esordiente Pellegrino. E quindi al pareggio con una bella rasoiata su punizione di Raspadori, bravo a sorprendere uno stranamente incerto Maignan.

E qui la sfida riprende forza in un finale denso di colpi di scena, compresa l’espulsione di Natan tra le file dei partenopei. Nel Milan è Calabria a mancare la deviazione decisiva, mentre Kvaratskhelia si fa parare la conclusione da Maignan.

Tra i rossoneri emerge la tensione quando Pioli, a pochi minuti dal termine, fa uscire contemporaneamente Giroud e Leao. Entrambi non gradiscono la scelta del tecnico. In particolare il francese che protesta con vivacità. “Ero deluso per il risultato e volevo dare ancora il mio contributo” spiegherà Giroud, da settembre senza gol. “Capisco le esigenze di Pioli, tra l’altro abbiamo un ottimo rapporto, ma non sono un robot”. Meno appariscente l’irritazione di Leao, peraltro mai veramente incisivo.

Di positivo per il Milan, la sua capacità di reagire dopo la pesante sconfitta di mercoledì a Parigi. Di negativo vedersi sfumare una vittoria che l’avrebbe rilanciato con forza nella corsa al titolo. Il Napoli, brillante nella ripresa, ha confermato invece i suoi attuali limiti, soprattutto in difesa. Una sconfitta, però, avrebbe riacceso dei malumori interni certo non favorevoli a Garcia.

A San Siro fischi e fiaschi per la Roma

Tutto (quasi) facile per l’Inter che con un gol di Thuram batte una Roma ben poco magica che in oltre 90 minuti tira in porta una volta sola Non pervenuto Lukaku, fischiatissimo ex, come peraltro avevano ampiamente preannunciato i tifosi nerazzurri.

“Distruggiamolo psicologicamente” era il loro manifesto programmatico e va detto che, nonostante i risibili divieti della questura milanese, ci sono riusciti perfettamente visto che Big Rom, dopo un ironico applauso iniziale in risposta ai fischi, è svanito come un fantasmino di Halloween. A sua parziale giustificazione, l’assoluta passività della squadra di Mourinho, sempre inchiodata nella sua metà campo per difendere uno zero zero che Thuram, ben servito da Dimarco, trasformerà nell’ottqva vittoria (su dieci) della squadra di Inzaghi. Un passo da scudetto? Viene da dire di sì, ma con una concorrenza così folta la prudenza è d’obbligo

Il vantaggio risicato non deve ingannare. Oltre al gol di Thuram (il quinto della stagione) l’Inter ha anche centrato due pali con Calhanoglu e Carlos Augusto non riuscendo però a chiudere una sfida che si è riaccesa solo negli ultimi minuti quando la Roma si è svegliata dal torpore sfiorando il palo con Cristante. Mourinho, in tribuna di fianco ai giornalisti per la squalifica (che voglia cambiar mestiere?) Mou ha fatto buon viso a cattiva sorte, dovendo rinunciare a ben sette giocatori, tra i quali Pellegrini e Dybala. Una tattica rinunciataria, dettata anche dalle fatiche del giovedì di coppa, che ha permesso ai nerazzurri di saltare facilmente l’ostacolo scavalcando in vetta di nuovo la Juventus tornata protagonista in barba a tutti i suoi veri e presunti misfatti.

La rivincita di Allegri

Già perchè la Juve, che in fatto di scandali non si è fatta mancare niente (ultimo quello delle scommesse), ha una straordinaria capacità di risollevarsi come se, alla fine, il baratro la respingesse.

Anche col Verona, affondato al 97esimo, c’erano le premesse per un sabato da dimenticare. Quei due gol annullati sul filo del Var a un Kean straordinario, quel continuare sbattere contro una porta che non si apriva mai. E poi l’ostinazione del Verona, mai così battagliero fino al settimo minuto di recupero, quando cioè Cambiaso, nell’ultimo assalto, ha buttato dentro il pallone liberatorio. Non una Juve fascinosa, certo. Però bisogna ammirarne la determinazione, quel non arrendersi che fa la differenza. Da sottolineare la robustezza difensiva. Sette partite su dieci senza prender gol significano qualcosa. Significano solidità, saldezza di nervi e di gambe. E anche se non incanta per fantasia e costruzione, ricordando una rivisitazione moderna del nostro vecchio calcio degli Anni Sessanta, però alla fine funziona. Almeno a questo livello. In Europa invece la musica cambia. Ma non è un problema di Allegri, ormai perfettamente a suo agio nella versione autarchica che lo preserva da confronti molto più rischiosi.

Di nuovo sull’onda, ora Allegri può prendersi la sua bella rivincita con i professori del bel calcio che da sempre gli fanno pelo e contropelo L’unica obiezione imputabile al tecnico è che, nonostante infortuni ed imprevisti, dispone comunque e di una rosa invidiabile E quindi quell’atteggiarsi da Calimero piccolo e (bianco) nero, davanti allo strapotere delle altre big, suono molto da presa in giro o da pretattica del tempo che fu.

La tecnologia? Ottima, ma solo se ci fa comodo

A proposito dei due gol annullati a Kean, si è scatenato uno di quei dibattiti che capitano solo in Italia, paese dove la legge viene interpretata a seconda del proprio tornaconto. E’ vero: sia quello per fuorigioco, sia quello per la manata su Faraoni, sono episodi al limite del regolamento. Il fuorigioco è infatti millimetrico mentre la manata sul difensore, è un fallo leggero, una smanacciata che nel calcio di una volta sarebbe finita in cavalleria. Però avendo affidato alla tecnologia la risoluzione di questi episodi controversi, bisogna dare un taglio alle recriminazioni. Può darsi che Faraoni abbia fatto un po’ di sceneggiata, come è chiaro che Kean nel fuorigioco sia stato davvero sfortunato (solo il tacco è oltre al difensore del Verona). Detto questo, finiamola lì. Abbiamo voluto la tecnologia? Bene, ora usiamola.

Prima vittoria del Cagliari

La decima giornata porta fortuna e allegria alla squadra di Ranieri che per la prima volta, in questo torneo, riesce finalmente a vincere. E lo fa in modo clamoroso battendo il Frosinone per 4-3 dopo essere andato sotto di tre gol nel primo tempo. Un rovesciamento che ha dell’incredibile visto che i sardi avevano sbagliato anche un rigore. Mai dire mai, però. Complice una colossale dormita collettiva degli avversari, il Cagliari prima riduce le distanze con Oristanio e e Makoumbou e poi nel finale, con una doppietta di Pavoletti, raggiunge la vittoria. Un successo afferrato col cuore che permette a Ranieri di sorpassare la Salernitana togliendosi dal non simpatico ruolo di maglia nera del campionato

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