L’Inter riapre i giochi, Napoli battuto. Ora è a -4 dalla vetta e pensa al “bis scudetto”
Dopo il Milan, casca anche il Napoli. La tredicesima, intesa come giornata di campionato, non fa molto bene alle capoliste
I punti chiave
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Attenzione: si riapre tutto. Dopo il Milan, casca anche il Napoli. La tredicesima, intesa come giornata di campionato, non fa molto bene alle capoliste, entrambe battute dopo la quantomai nefasta parentesi della Nazionale.
La tredicesima fa invece un gran bene all'Inter di Simone Inzaghi che a San Siro, dopo 98 minuti all'ultimo respiro, batte per 3-2 i partenopei ricandidandosi per lo scudetto e compiendo una doppia impresa: quella di fare un bello sgambetto al suo ex Luciano Spalletti, che è pur sempre una soddisfazione; e poi di accorciare con un colpo solo la classifica portandosi a quattro punti dalla vetta, dove continuano a coabitare a quota 32 le non più invincibili capoliste, Napoli e Milan.
Che però, dopo questo week end, devono fare un serio check up. Diciamo che sentono il fiato sul collo degli inseguitori. Un po' come le volpi quando, avvertendo il latrare dei cani, capiscono che i cacciatori s'avvicinano. Perchè quei quattro punti, con ancora due terzi di campionato davanti, non sono un granché, soprattutto se dietro si rimettono a correre, oltre all'Inter, anche l'Atalanta (quarta a 25 punti), la Roma, (quinta dopo la vittoria per 2-0 sul Genoa) e la Juventus di Max Allegri, reduce dal suo personalissimo e vittorioso derby con la Lazio di Sarri.
Insomma, ai piani alti, il terremoto si è sentito. E le crepe sono vistose. La scossa dell'Inter è arrivata superando un Napoli a corrente alternata, ma ben deciso a vender cara la pelle tanto che con Zielinski è andato subito in vantaggio con un destro dal limite dopo uno scambio con Insigne.
L'Inter, finalmente vittoriosa in uno scontro diretto con una pretendente al titolo, è arrivata al pareggio grazie all'intervento del Var che ha certificato, dopo un tiro di Barella, la respinta con un braccio di Koulibaly. Sul rigore, battuto da Calhanoglu, l'Inter va all'1-1. Anche sul 2-1, poco prima dell'intervallo, c'è la zampino del turco che, su corner, scodella il pallone per la deviazione di Persic. Nella ripresa Il Napoli, senza Osimhen, sostituito per un trauma cranico (stop di almeno 2 settimane), si butta in avanti offrendosi però al contropiede dell'Inter che trova il 3-1 con un preciso diagonale di Lautaro, tornato al gol dopo quasi due mesi.
Ma nel finale il Napoli rialza la testa. Dopo una magia balistica di Mertens (3-2), nel lunghissima recupero (8 minuti) la squadra di Spalletti sfiora il pareggio due volte: nella prima, Handanovic riesce a deviare sopra la traversa una inzuccata di Mario Rui. Poco dopo è lo stesso Mertens, tutto solo, a calciare alle stelle. Un finale col cuore in gola che premiando l'Inter certifica però il valore del Napoli, combattivo però solo a intermittenza.“Nel primo tempo ci è mancato il coraggio” ha infatti commentato con rabbia Spalletti, poco soddisfatto d'aver perso a San Siro con l'Inter.
La caduta del Milan
La tranvata del Milan a Firenze è stata pesante. Prendere quattro gol in quel modo, dopo 208 giorni di imbattibilità, può incidere nelle certezze dei rossoneri. Sia in termini di classifica, sia in autostima. A Firenze, oltre ai fantozziani errori della difesa (e non solo del portiere Tatarusanu, ma anche del frastornato Gabbia e del narciso Teo Hernandez), si è vista tanta presunzione e ben poca umiltà. Soprattutto nel primo tempo, quando i rossoneri si sono fatti sbranare da Vlahovic e soci. Dopo, sul tre a zero, hanno avuto la forza di riaprire la partita, ma era troppo tardi. Poi si indulge tanto sulla papera del portiere, ma anche lo stesso Ibrahimovic, peraltro autore di una doppietta nella ripresa, ha sciupato di testa nel primo tempo il gol del possibile 1-1. Forse, senza quel maldestro errore, le cose avrebbero preso un'altra piega. Male per una volta anche Pioli che si è fatto di nuovo mettere nel sacco dall'aggressività di Vincenzo Italiano, tecnico specializzato nel fare le scarpe ai rossoneri, messi sempre in fuori gioco dalla velocità dei viola, che con questo successo tengono il passo dello Juve. L'unico aspetto positivo del tonfo dei milanisti è che non hanno mai dato la sensazione di essere in disarmo o di aver perso il loro gioco brillante.
Il cinico Allegri gongola
Come se la ride, Allegri! Battere due a zero, con due rigori, la Lazio di Sarri è quanto di meglio il tecnico bianconero potesse auspicare. Al di là dei rimbalzi della classifica, quello che lo diverte è proprio la modalità, quasi beffarda. Come si dicesse: vieni pure avanti, caro professor Sarri, fammi il solletico con il tuo bel gioco che tanto piace alle anime belle che nulla capiscono di calcio. Alla fine di tutto quel movimento non è rimasto nulla, mentre noi, che siamo brutti e cattivi, di gol ne abbiamo fatti due. Su rigore, certo, Perchè i rigori non valgono? Se si battono bene… ciao professore alla prossima…
Che siamo vicini alla realtà, lo dimostra la rabbiosa reazione di Sarri sul primo rigore ai danni di Morata, un penalty evidente, come pure il secondo, giustamente concesso dal Var. Perdere con due rigori non fa certo piacere, ma la verità è che la Lazio ha girato a vuoto. Tanto fumo, nessun arrosto.
Max si diverte perchè la Juve, con quel 4-3.3 rimasticato dopo il ko di Danilo, all’Olimpico ha messo in campo l'essenza stessa della sua filosofia, quel “corto musismo” che nulla concede allo spettacolo, quasi che lo spettacolo sia qualcosa di diabolico da condannare al rogo. Al di là di questi stucchevoli dualismi da altri tempi, la Juve è però ritornata sé stessa: chiusa, ordinata, arcigna e cinica. Già tanto rispetto a poche settimane fa. Ma ancora poco per rialzare la cresta. Il Cinico Max è sesto con Lazio e Fiorentina a 11 punti dalla vetta. Ne deve fare di strada.
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