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l’interazione facile e felice tra chi produce e chi consuma

2' di lettura

L’interaction e l’experience design sono discipline che affrontano il progetto di prodotti, spazi e servizi considerando in particolare l’usabilità e la soddisfazione della persona nel compiere una determinata attività. Per il design non è in sé cosa nuova, ma è nuova la sensibilità che il mondo della progettazione e della produzione dimostrano verso queste metodologie di validazione, con una domanda che cresce in particolare là dove le tecnologie digitali sono predominanti. Pioniere della disciplina in Italia, è stato l’Interaction Design Institute, attivo dal 2001 al 2005 a Ivrea, con un Master post-laurea allora patrocinato da Olivetti Telecom. Da quell’esperienza, oltre a prodotti informatici di successo commerciale come la scheda programmabile open source Arduino, sono nati raggruppamenti interdisciplinari di progettisti anche nel comparto piemontese del Core Design (2,5% con una percentuale di addetti del 1%): numeri inferiori agli altri settori ma indicativi dell’ingresso recente di questa specializzazione sul mercato del lavoro. Difficile anche considerarla una competenza isolata, visto che nella maggior parte dei casi è inclusa nell’offerta progettuale “innovativa” del progetto/processo di design. L’interdisciplinarietà tra scienze umane, ingegneria e design connota in modo specifico l’approccio del settore che lavora con le tecnologie ICT e IoT per gli oggetti connessi: web mobile, domotica, schermi di controllo e informazione per veicoli, macchine industriali, elettrodomestici. Touch e no touch screen, voce e sensoristica sono pertanto gli ingredienti di una ricetta per un’interazione “facile e felice” su cui si concentra parte della ricerca di design e che sovente fa la differenza nell’apprezzamento dei prodotti complessi. Con questi obiettivi i progettisti offrono consulenze di innovazione a enti e ad aziende promuovendo al contempo un approccio di co-design, cioè di inclusione nel processo progettuale di tutti gli attori interessati: da chi consuma a chi produce e chi vende. Nel comparto Design Driven non vi è ancora una corrispondenza numericamente significativa di tali pratiche, ossia di grandi agenzie strutturate per l’offerta di interaction design. Piuttosto questa competenza la si trova compresa in pacchetti di consulenza strategica che offrono insieme tecnologie, marketing e interaction, principalmente per i settori tecno dell’automotive, della domotica e di alcuni servizi. Ma nell’ottica della transizione digitale già oggi alcune agenzie Design Driven del nostro territorio collaborano ad esempio con la pubblica amministrazione, al fine di rendere più fluida la digital experience di processi e servizi al cittadino. Mentre, se consideriamo il campo della Comunicazione, i numeri si alzano e le pratiche interaction si declinano in nuovi settori specialistici quali il visual e motion graphic design per l’industria del gaming, dell’infotainment per il transportation e ancora per gli spazi espositivi – musei, eventi, mostre temporanee – dove l’interactive exhibit gioca un ruolo chiave per l’attrazione e il coinvolgimento del pubblico.

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