RICERCA SDA BOCCONI

L’interazione uomo-macchina trasforma il procurement

Un corretto utilizzo delle soluzioni di intelligenza artificiale migliora sia l’efficienza, sia l’efficacia nelle decisioni di acquisto

di Gianni Rusconi

(AFP)

3' di lettura

La digitalizzazione, le dinamiche di trasformazione accelerate dallo scenario contingente, la discontinuità provocata dalla pandemia e il necessario ripensamento di modelli e strategie: anche i processi di acquisto vivono un periodo di grande cambiamento e - come altre aree aziendali – sono interessati dall’adozione delle nuove tecnologie, intelligenza artificiale in testa. Una recente ricerca confezionata dal Procurement LAB di SDA Bocconi , il nuovo centro avviato in collaborazione con SAP e Accenture, ha analizzato per l’appunto la diffusione dell’AI nelle imprese in tutte le sue forme (machine e deep learning, robotic process automation e optical character recognition), i suoi ambiti di impiego e i risultati conseguiti.

Le risposte fornite dai Chief procurement officer (Cpo) appartenenti ad oltre 130 imprese operanti in Italia, come ha confermato anche Giuseppe Stabilini, direttore scientifico del Procurement Lab, offrono un quadro chiaro: un terzo del campione è attivo sulle tecnologie di intelligenza artificiale con un atteggiamento proattivo fatto di collaborazioni con aziende di consulenza, software vendor e altri attori nella propria supply chain, clienti e fornitori in testa; i rimanenti due terzi, invece, non hanno ancora esplorato questo tipo di soluzioni.

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“L'incertezza nei mercati di fornitura e la necessità di governare scenari complessi - ha osservato in proposito Stabilini - ha spinto diverse realtà ad utilizzare l'AI, con riscontri ampiamente positivi e con un bilanciamento uomo/macchina che migliora sia l’efficienza sia l’efficacia nelle decisioni di acquisto”.

Quattro, si legge nel rapporto, sono le fasi del processo di acquisto che hanno registrato più di altre l’adozione dell’AI e sono nell’ordine Vendor Management, eSourcing & tender management, Contract management e Spending Analysis. Oltre il 50% dei progetti ha abbracciato almeno tre di queste fasi evidenziando la tendenza ad usare le tecnologie come strumento di integrazione end-to-end delle attività, mentre sempre nella metà dei casi la tecnologia è considerata rilevante e decisiva per intere fasi, sottolineando la capacità degli algoritmi di supportare pienamente compiti e analisi demandate in alternativa al buyer.

La ricerca ha quindi classificato i progetti di AI intrapresi secondo l’obiettivo ricercato, mettendo a confronto efficienza ed efficacia e il grado di novità del modello operativo, comparando quelli già esistenti con quelli creati ex novo. Dalle risposte raccolte, emerge chiaramente come i Chief procurement officer abbiano focalizzato la propria attenzione in soli due cluster, e precisamente “optimize” (nel 36% dei casi) ed “expand” (nel 31%).

Il primo, come spiegano gli esperti di SDA Bocconi, riguarda l’utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale per recuperare efficienza e liberare le persone dalle attività a minor valore aggiunto; il secondo, invece, punta a un aumento dell’efficacia delle decisioni di acquisto, con l’obiettivo di maggiore velocità, miglior governo dei rischi e migliore gestione dei processi amministrativi, benefici in fatto di riduzione dei costi.

Il dato di sintesi forse più importante appare comunque un altro, e nella fattispecie il livello di “gradimento” dei Cpo per i risultati ottenuti; per il 51% dei manager intervistati, infatti, questi si possono considerare allineati alle aspettative di partenza mentre in un caso su dieci sono andati anche oltre, confermando non solo il livello di maturità raggiunto dalle soluzioni basate sugli algoritmi, ma anche la loro efficacia nell'affiancare e integrare il lavoro dei buyer.

Guardando al futuro, il gruppo di ricerca ha individuato due direttrici di investimento, correlate alle aziende ancora non impegnate in progetti di AI e a quelle già attive con progetti in corso di implementazione o già implementati. Per le prime, il consiglio è quello di lavorare sulle strategie e sulla cultura aziendale al fine di ottenere una maggiore apertura alle tecnologie stesse, puntando su una leadership più proattiva verso le collaborazioni esterne. Le seconde, invece, sono chiamate a sviluppare piani di formazione delle persone per rafforzare le competenze acquisite e attrarre nuove skill qualificate, anche attraverso una maggiore integrazione e collaborazione con soggetti esterni.

La sensazione comune a molti Cpo, in conclusione, vede per i prossimi anni uno spostamento dell’applicazione dell’AI su fasi del processo di acquisto rilevanti e complesse come “Budget Planning & Savings Tracking”, “Risk Management” e “Collaborative Planning & Forecasting”. Rispetto a un presente in cui i Cpo si stanno sempre più concentrando sull’adozione di tecnologie intelligenti per aumentare la produttività e visibilità end-to-end delle supply chain e sfruttare il valore dei dati, insomma, i responsabili degli acquisti chiederanno agli algoritmi e alle chatbot di raccogliere e di elaborare i dati generati internamente con le informazioni e gli scenari provenienti dai partner della supply chain e dall’ambiente esterno.

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