L’intervista a Lavrov ha rimesso l’Italia al centro dello scacchiere
Nonostante le polemiche (tutte domestiche), lo scoop di Rete 4 ha costretto Putin alle scuse con Israele. Aprendo le prime crepe
di Giancarlo Mazzuca
2' di lettura
Dobbiamo confessarlo: mai come in questi mesi di guerra in Ucraina diversi italiani hanno avuto la sgradevole sensazione di essere considerati tra i fanalini di coda dell’Europa. Nonostante gli sforzi di Draghi – che si è particolarmente impegnato nella mediazione tra Mosca e Kiev, tanto da alimentare le voci di un suo prossimo passaggio da Palazzo Chigi alla Nato – in molti hanno avvalorato la tesi di un’Italia in secondo piano sul fronte internazionale anche dopo i ringraziamenti che abbiamo ricevuto, Biden compreso. Sanzioni-sì, sanzioni-no alla Russia, embargo-sì, embargo-no al petrolio di Putin, sequestri-sì, sequestri-no dei beni degli oligarchi: in tutti questi dibattiti il Belpaese è sembrato andare a rimorchio dei partner.
Il mea culpa di Putin
Ma siamo poi così sicuri del ruolo subalterno che abbiamo avuto nelle ultime vicende belliche? Non ne sono proprio convinto: a farmi aprire gli occhi sono state le scuse ufficiali di Putin al premier israeliano Bennett dopo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri russo Lavrov sul conto degli ebrei. Un possibile cambio di marcia, quello di Vladimir, perché è stata forse la prima volta che, dall’inizio della guerra, lo zar – che pure aveva parlato della necessità di “denazificare” l’Ucraina - abbia fatto un vero mea culpa prendendo le distanze dal suo principale collaboratore. Lavrov aveva definito il presidente ucraino Zelensky «ebreo come Hitler» provocando la dura protesta di Israele. Ora la marcia indietro del Cremlino che, anche dopo le ultime aperture di Kiev, fa intravedere un barlume di luce nel buio della guerra.
L’intervista a Lavrov e il (nuovo) ruolo dell’Italia
Ma a chi il numero due del Cremlino aveva concesso in esclusiva la sua intervista che è poi stata ripresa da tantissimi giornali? Proprio a Rete4 che è riuscita a battere la concorrenza internazionale e, con quell’intervista, abbiamo finito per mettere un po' di zizzania nelle alte sfere di Mosca. Sia pure indirettamente, l’Italia ha così assunto un ruolo di primo piano e non è un caso che, in questi giorni, si siano moltiplicati gli interventi di alti esponenti russi ed ucraini sui nostri mezzi d’informazione. Intendiamoci, diffido un po’ dagli scoop giornalistici perché – come sosteneva Indro Montanelli – tutti quelli che ricevono una notizia o un’intervista in esclusiva finiscono per essere, in qualche modo, strumentalizzati. Resta comunque il fatto che siamo stati capaci di fare ciò che a tutti gli altri non era finora riuscito dall’inizio del conflitto: costringere Putin a chiedere scusa ad un altro Paese. E, in qualche modo, siamo diventati un pochino protagonisti anche se non possiamo certamente condividere il tono dell’intervista di Lavrov che ha dipinto Zelensky come un nuovo fuhrer di origini ebree. Ora, con le scuse di Putin, potrebbero aprirsi margini di manovra nelle trattative là dove avevano finora fallito tutti i “grandi”, dalla Von der Leyen a Macron. Così va il mondo.
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