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L'isola che verrà: un nuovo punto di riferimento per l'arte in Francia

Laurent Dumas racconta Île Seguine e il suo ruolo speciale: da piano di rigenerazione del territorio a prossima protagonista della scena francese per rendere la bellezza accessibile a tutti.

di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

“LeSophiste” (2008), trittico di Bruno Perramant. ©Marc Domage

5' di lettura

Monsieur Dumas è nato a Parigi in una famiglia borghese. Ricorda ancora le forme circolari e i vortici colorati nelle stampe di Robert Delaunay che suo padre, appassionato d'arte moderna, acquistava e appendeva alle pareti di casa. Dopo aver intrapreso gli studi in architettura, Laurent Dumas ha concentrato tutte le sue energie nella costruzione della propria attività, iniziando da zero nel settore dell'acquisto, ristrutturazione e vendita di appartamenti. Questo accadeva trentacinque anni fa. Oggi dirige Emerige, società immobiliare con oltre 230 dipendenti, presente dall'Île-de-France alla Côte d'Azur, da Parigi a Nizza fino a Madrid. La curiosità per l'arte moderna nel tempo si è trasformata in una vera passione che è riuscito a far coesistere con la vita della sua azienda. L'ho incontrato a Parigi durante Paris+ e abbiamo parlato nella sua splendida casa piena di opere. Mi racconta degli straordinari progetti e delle iniziative che promuove, giorno dopo giorno, guidato dal motto “rêver, créer, ériger”.

 

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Qual è stata la tua prima acquisizione? E l'ultima? 

Ho comprato il primo quadro a un mercato delle pulci, quando avevo diciotto anni. Non si trattava di arte contemporanea, ma di una natura morta ottocentesca di Paul Bellanger-Adhémar. Di recente ho trovato, e subito sistemato a parete, un autoritratto di Roméo Mivekannin, un artista nato nel 1986 in Costa d'Avorio che ora vive tra Francia e Benin.

 

Quando hai iniziato a collezionare e come è nata la tua passione per l'arte? 

Frequentavo regolarmente le case d'asta all'Hôtel Drouot a Parigi, dove passavo la maggior parte del tempo in pausa pranzo. Alcuni anni dopo, ho scoperto Bram van Velde, che ancora oggi mi affascina per il senso di libertà che suggerisce. Per vent'anni ho continuato a sentire la stessa profonda vicinanza con la sua arte e nel 2004 ho avuto l'opportunità di acquistare un suo lavoro. Un amico mi ha poi introdotto nell'ambiente delle gallerie parigine e, da allora, l'arte contemporanea è diventata una parte importante della mia vita. Incontrare artisti, galleristi e scoprire nuove creazioni è una delle attività che preferisco.

Un ritratto di Laurent Dumas. ©Lea Crespi

 

Come si può iniziare a collezionare? 

Ogni collezione è una questione personale, intima. Il miglior consiglio che posso dare è di aprire gli occhi, andare a vedere le mostre, le collezioni dei musei e soprattutto le gallerie. I galleristi sono i veri passeurs: facilitano il passaggio nel mondo degli artisti, il modo di scoprire i loro tesori.

 

Come scegli le tue opere? Hai un gallerista o un curatore? 

Sono impulsivo nei miei acquisti, ma posso dire che ormai so esattamente quando ho bisogno di un'opera per la mia collezione. Mi interesso principalmente di pittura. Molti galleristi sono diventati amici, parliamo spesso, ma ritengo di non aver bisogno di un consulente che scelga per me. Passo molto tempo a contatto diretto con gli artisti. I miei primi incontri significativi sono stati quelli con Bruno Perramant e Fabrice Hyber, che proprio ora ha una splendida retrospettiva alla Fondation Cartier di Parigi, aperta fino alla fine di aprile. Ho scoperto Perramant alla mostra Traces du Sacré di Jean de Loisy al Centre Pompidou nel 2008 e sono rimasto subito conquistato dalla matericità della sua pittura. Grazie alla sua gallerista, Fabienne Leclerc, ho approfondito la ricerca dell'artista e l'ho trovata colma di fascino. Dopo l'acquisto del trittico Le Sophiste, ho chiesto di incontrarlo e siamo diventati grandi amici. Oggi possiedo più di 30 suoi dipinti. Recentemente sono rimasto incantato da Nina Childress, dalla sua pratica, dalla qualità della pittura, dall'originalità e dall'umorismo che distilla in ogni dipinto.

Quanto è importante per te che l'arte sia pubblica? 

Uno dei pilastri della nostra cultura aziendale è la condivisione e la valorizzazione dell'arte; i nostri dipendenti sono il primo pubblico della collezione. L'arte trova posto in ogni ufficio, nelle sale conferenze, nei corridoi; può trattarsi di una tela, di un'opera su carta, di una scultura. Nel 2015, Emerige ha firmato con il ministero della Cultura un accordo intitolato “1 immeuble, 1 œuvre”: da allora ci impegniamo a commissionare un'opera d'arte per ogni edificio che realizziamo; a oggi ne contiamo più di cento. Concedo volentieri in prestito le opere della mia collezione quando vengono chieste per mostre istituzionali. Penso sia molto importante che siano viste dal maggior numero di persone possibile. La finalità pubblica è fondamentale: è questo uno dei motivi che mi ha spinto ad aprire uno spazio pubblico a Boulogne-Billancourt, sull'Île Seguin, una piccola isola sulla Senna, nella periferia occidentale di Parigi.

 

Puoi dirci qualcosa di più sul progetto dell'Île Seguin? 

Prevediamo di aprire il nostro polo culturale e artistico sull'isola nel 2026. L'idea è quella di rappresentare la scena francese, così affascinante, ricca e variegata, che difendo ormai da vent'anni. A mio avviso, non ha lo spazio che merita nelle istituzioni pubbliche o private nazionali. L'edificio – 5mila metri quadrati, all'interno di un progetto complessivo di 55mila – è stato disegnato da RCR Arquitectes, uno studio di architettura catalano, premio Pritzker nel 2017. Per Emerige, il mio gruppo sta costruendo un intero quartiere, il centro d'arte, un cinema con otto schermi, uffici, un'area commerciale e un parco di sculture sulle rive della Senna.

 

Pensi che il web sia utile per aggiornarsi sulle tendenze? 

Sicuramente. Uso i social per scoprire gli artisti, dato che sono un uomo d'affari e purtroppo non posso visitare le gallerie tutti i giorni. Poi, mi piace vedere le opere dal vivo prima di prendere decisioni.

 

Ci puoi parlare di Emerige e della Collezione Laurent Dumas, della sua missione? 

L'ambizione di Emerige è quella di creare una vita migliore in città, più sostenibile, più innovativa. Questo principio ha guidato la nostra attività quotidiana, è stato concretizzato con responsabilità e alti standard, in un percorso di oltre trent'anni. Dal 2016 abbiamo adottato un approccio unico che pone l'arte al centro dei nostri impegni sociali primari, promuovendo l'accesso alla cultura per tutti, attraverso una politica di sponsorizzazione, di diffusione degli eventi a tema in città e attraverso programmi culturali rivolti ai giovani. Nel giugno 2022, Emerige ha inaugurato L'Atlas, uno spazio espositivo nel cuore di La Félicité (nel IV arrondissement di Parigi), pensato per ospitare gallerie straniere e organizzazioni no profit, invitandole a presentare uno o più artisti da loro sostenuti. Con la borsa di studio Emerige Révélations, creata nel 2014, offriamo alla giovane generazione di artisti visivi spazi di lavoro, sostegno e l'opportunità di farsi conoscere.

 

Artisti emergenti da tenere d'occhio e artisti trascurati da riscoprire.

Emergenti: la giovane pittrice Dora Jeridi, vincitrice della Bourse Révélations Emerige 2022, Roméo Mivekannin e Bianca Bondi. Da ristudiare: Emanuel Proweller, che ho scoperto alla galleria Georges-Philippe & Nathalie Vallois, Anthony Goicolea, Jérôme Poggi, Bernard Quesniaux, Jean-Luc Blanc. La scena artistica francese non ha ancora il riconoscimento che merita a livello internazionale, anche se la situazione sta evolvendo. Da parte mia, mi batto attivamente per la sua valorizzazione.

“Odalisque, d’après Benjamin Constant”(2022), di Roméo Mivekannin. ©Gregory Copitet, DR

 

Cosa ci consigli di visitare per scoprire Parigi oltre i più comuni flussi turistici? 

Vado spesso al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris e, in qualità di presidente del cda del Palais de Tokyo, vi invito caldamente a visitarlo. Se volete scoprire una nuova Parigi, andate a La Félicité ed entrate nella nostra galleria L'Atlas. Consiglio una puntata anche a Beaupassage, un altro quartiere sulla riva sud, che abbiamo costruito qualche anno fa. Vi si trovano negozi di alimentari francesi di alta gamma (Thierry Marx, Yannick Alléno, Pierre Hermé, Olivier Bellin), in un contesto artistico che vanta opere commissionate appositamente per il luogo. Provate poi il SO/Paris, con la sua splendida vista sulla città dalle terrazze al 15° piano. A chiusura, consiglio la cena da Bonnie.

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