L’Istat: «Una soluzione stabile per il lavoro agile dietro la protesta di una parte dei nostri lavoratori»
Nota dell’istituto di statistica:la protesta dei lavoratori «è legata alla decisione presa dall’amministrazione di rendere il lavoro agile un istituto giuridico stabile, prevedendo la possibilità di fruire di 10 giorni di lavoro agile al mese, anziché 20 giorni ogni due mesi come avvenuto nel primo periodo post-pandemico, fino al febbraio 2023»
I punti chiave
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Il giorno dopo la protesta di una parte dei dipendenti Istat, che lunedì 27 febbraio a Roma hanno occupato la presidenza, al secondo piano della sede nazionale in via Cesare Balbo, l’istituto di statistica ha chiarito in una nota che l’iniziativa è stata promossa da «una parte» dei lavoratori, e che «è legata alla decisione presa dall’amministrazione di rendere il lavoro agile un istituto giuridico stabile, prevedendo la possibilità di fruire di 10 giorni di lavoro agile al mese, anziché 20 giorni ogni due mesi come avvenuto nel primo periodo post-pandemico, fino al febbraio 2023».
Secondo giorno di protesta
La protesta è giunta intanto al secondo giorno. Alcuni lavoratori si sono riuniti in un’assemblea spontanea non autorizzata per rivendicare, sostengono, «il rispetto del lavoro contro provvedimenti restrittivi, illogici e in violazione delle prerogative sindacali». I ricercatori, che lamentano «4 mesi di arretrati non pagati, lo stato di sofferenza del personale e la gestione opaca dei concorsi», hanno riferito di aver chiesto un incontro al presidente Giancarlo Blangiardo, che sarebbe stato negato. «Non solo, la presidenza - ha detto uno di loro - ha emanato un ordine di servizio per proibire di fatto ai lavoratori di riunirsi nella sede di via Depretis, millantando ragioni di sicurezza». Via Depetris è la sede della contabilità nazionale, dove cioè viene proprio in queste ore lavorato il comunicato sui conti del 2022 in pubblicazione mercoledì 1 marzo, quest’anno particolarmente atteso per la contabilizzazione del Superbonus.
L’Istat: scelta su smart working è tra le più flessibili
Nella nota l’Istat ricorda che «la soluzione adottata - attualmente tra le più flessibili nel panorama delle amministrazioni centrali dello Stato a normativa vigente - risponde a una migliore organizzazione del lavoro, con la prospettiva di arrivare a soluzioni ancor più avanzate di desk sharing che, oltre a consolidare forme flessibili di impiego, possono consentire all’Istituto una riduzione delle spese di gestione delle sedi centrali e territoriali».
«Nel 2023 entrano in Istat 128 nuovi dipendenti»
Nella nota l’Istat ricorda inoltre che «con l’ultima legge di Bilancio l’ente statistico ha ottenuto nuove risorse pari a 5 milioni di euro l’anno per il proprio potenziamento e ha appena concluso sette procedure concorsuali nazionali per assunzioni a tempo indeterminato e altre cinque procedure selettive per avanzamenti interni di cui hanno già beneficiato oltre 220 dipendenti. Complessivamente - ricorda ancora la nota - solo nel 2023 entrano in Istat 128 nuovi dipendenti, portando il personale inorganico a un totale di 1.980 unità, invertendo per la prima volta il progressivo calo di dipendenti che ha contrassegnato l'ultimo decennio di gestione. Il 1 marzo entrano in Istituto gli ultimi 56 nuovi dipendenti che hanno superato il concorso. I nuovi dipendenti seguono le oltre 80 unità entrate in Istituto con le assunzioni del 2022 attraverso procedure diversificate, tra le quali la mobilità da altre amministrazioni e lo scorrimento di graduatoriedi vecchi concorsi. Inoltre, il Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO) 2023-2025 approvato in gennaio prevede ulteriori scorrimenti delle graduatorie dei ricercatori e tecnologi (I-IIIlivello). Per oltre 50 dipendenti è stato poi consentito di beneficiare di una procedura di conciliazione per il riconoscimento delle anzianità pregresse maturate con contratti a tempo determinato stipulati anteriormente al 2018». «Tutto questo - è la conclusione della nota dell’Istat - a conferma della particolare attenzione che l'Istituto riserva ai propri lavoratori, sia con riferimento alla valorizzazione di quelli attualmente in servizio sia nella prospettiva di aumentare ulteriormente le risorse umane, che rappresentano la vera ricchezza dell’Istat».
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