L’istruzione del post-Covid riparte dal digitale e dalle competenze
Brugnoli (Confindustria): piani di lungo periodo come in Cina e Usa. Giannelli (Anp): cambiare il modo di fare lezione. Gissi (Cisl Scuola): doppio canale per assumere.
di Eugenio Bruno e Claudio Tucci
3' di lettura
Innovazione, a partire dalle lezioni che non possono essere più solo “frontali”. Saper fare, che deve permeare l’intera didattica, chiamata ad aprirsi, di più e meglio, al mondo del lavoro e alla rivoluzione digitale in atto. E poi: formazione del corpo docente, non solo “iniziale” ma anche “in servizio” sulla scia del paradigma del “lifelong learning” già realtà in larga parte del mondo privato.
È stato il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, Gianni Brugnoli, a chiedere alla scuola italiana un cambio di passo; e una visione di lungo periodo: «Paesi come Cina, Stati Uniti, India - ha ricordato Brugnoli - hanno adottato programmi sull’education al 2040-2050, e aderenti alle competenze richieste dalle imprese. Dobbiamo farlo anche noi, uscendo da una logica solo emergenziale. E non possiamo sprecare l’occasione del Pnrr» (che al capitolo Istruzione e Ricerca destina da qui al 2026 oltre 30 miliardi di euro).
- Guarda la registrazione del convegno
Orientamento da rafforzare
L’orientamento di studenti, famiglie e insegnanti è centrale e «va rafforzato a partire dalle medie», ha aggiunto la professoressa Lorella Carimali; anche con la realizzazione di veri e propri «Steam space», dove Steam unisce l’acronimo inglese Stem, Scienza, tecnologia, ingegneria, matematica, alla a di arte, sinomino di “creatività”.
L’edilizia scolastica
Parlando al convegno online «La scuola del futuro» (ecco la registrazione completa) organizzato dal nostro giornale, e aperto da un messaggio del direttore del Sole 24Ore, Fabio Tamburini, il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, ha ricordato anche un’altra sfida: «L’edilizia scolastica, con istituti da ammodernare per renderli sempre più “centri civici”, aperti cioè alla comunità e al territorio di riferimento».
Lo stato della nostra edilizia scolastica, del resto, non brilla, come ha sottolineato la vice presidente dell’Upi (Unione province d’Italia) Silvia Martini Chiassai: «Delle circa 7.500 scuole superiori (di diretta competenza delle province, ndr) 3.800 sono state costruite prima del 1976, e di queste circa il 90% non sono adeguate dal punto di vista sismico». Ecco allora l’urgenza di un rapido intervento, sia per metterle in sicurezza, sia per rinnovare la didattica.
«Oggi di fronte a un mondo del lavoro che cambia, e in fretta, sono importanti tutte le competenze, a cominciare dalle soft skills», ha evidenziato Rossella Calabrese, consigliere delegato di Treccani Accademia. «Dobbiamo far conoscere alla scuola le competenze del 21esimo secolo - ha aggiunto Damien Lanfrey, vice director - Head of Research Future Education Modena -. Un esempio? Un esperto di data science oggi lavora subito. Dobbiamo puntare sull’interdisciplinarietà».
Sfida digitale
Il digitale, che nella scuola ha fatto irruzione prepotentemente con la pandemia consentendo di tenere gli istituti aperti, è un’altra sfida. «La Dad è stata una necessità e un’àncora di salvataggio - ha spiegato il presidente dell’Anp (Associazione nazionale presidi), Antonello Giannelli -. Per superare i problemi della nostra scuola è necessario affrancarsi da un modello di didattica non adeguato alla società di oggi. E non si tratta solo di portare a scuola il digitale e le tecnologie quanto piuttosto di novellare la politica scolastica del nostro Paese. Cambiare il modo di fare lezione per riuscire a motivare, incuriosire e coinvolgere i ragazzi».
Formazione dei prof
E se da un lato, colossi delle Tlc hanno subito dato un contributo, «aiutando le scuole e formando 150mila docenti», ha ricordato Elvira Carzaniga, direttore divisione education di Microsoft Italia; dall’altro, è la stessa formazione degli insegnanti che va «innovata», ha proseguito Elia Bombardelli, docente di matematica generale all’università Bocconi.
Ritardi storici
Del resto, la pandemia ha accentuato ritardi storici della scuola italiana: «L’abbandono scolastico è salito al 25,5% contro il 16,1% della media Ocse - ha sottolineato Francesca Borgonovi, economista Ocse -. In Italia c’è poi un tema di competenze. Dal 2010 al 2020 la percentuale di 25-34enni con la laurea è passata dal 21% al 29. All’estero è aumentata dal 35% al 45. E si investe poco in orientamento».
Prossimi nodi
Le prossime sfide sono il rinnovo del Ccnl (con la promessa di aumenti a tre cifre dei precedenti governi - l’esecutivo Draghi sul punto non si è ancora espresso) e il nuovo sistema di reclutamento degli insegnanti. Su questo punto si è espressa Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, rilanciando l’idea di un reclutamento su due canali: «Concorsi ordinari aperti a tutti, affiancati da percorsi che riconoscano il valore dell'esperienza di lavoro e le diano stabilità attraverso regole trasparenti - ha detto Gissi -. Un modello che vorremmo ispirasse un sistema di reclutamento finalmente stabile dopo una fase troppo lunga e spesso confusa di interventi straordinari».
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