L’Italia chiede una nuova missione navale europea nel Mediterraneo. Il precedente di Sophia
L’ultima missione con queste caratteristiche è stata l’Operazione Sophia, avviata ufficialmente nel 2015, e terminata il 31 marzo del 2020
di Andrea Carli
I punti chiave
3' di lettura
Il governo italiano, prima attraverso la premier Giorgia Meloni e poi con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e con quello dell’Interno Matteo Piantedosi, ha sottolineato che per contenere la spinta migratoria sull’Europa serva una nuova missione navale del Mediterraneo. La soluzione, è il ragionamento dell’esecutivo, consentirebbe di bloccare le partenze.
Piantedosi: serve una nuova missione navale nel Mediterraneo
«Sul versante della rotta del Mediterraneo centrale - ha detto nelle ultime ore Piantedosi, in occasione di un intervento a Radio Rai Uno -, le caratteristiche di quel corridoio rendono problematica l’idea del blocco navale, se non c’è la condivisione del Paese di partenza dei flussi. Il dato positivo che l’Italia ha posto al centro del dibattito europeo è di una rinnovata missione navale che possa avere caratteristiche diverse dal passato: è una discussione in essere tra uno dei punti che Von Der Leyen ha indicato sul contrasto all’immigrazione irregolare».
Missione operativa per cinque anni
L’ultima missione con queste caratteristiche è stata l’ Operazione Sophia , avviata ufficialmente nel 2015, dopo il via libera del Consiglio Affari esteri dell’Unione europea. È nata nella primavera del 2015, quando l’emergenza sbarchi assediava il Mediterraneo Orientale. La missione, che è stata a prima operazione militare di sicurezza marittima europea che opera nel Mediterraneo centrale, è terminata il 31 marzo del 2020. L’operazione è terminata per mancanza di mezzi e per i dissidi tra gli Stati membri sui soccorsi in mare.
L’obiettivo
Lo scopo principale era il contrasto al traffico illecito di esseri umani e si inquadrava nel più ampio impegno della Ue ad assicurare il ritorno della stabilità e della sicurezza in Libia. Sono state coinvolte la portarei Cavour, la nave idrografica inglese Enterprise e le unità tedesche Werra (nave ausiliaria) e Schleswig-Holstein (fregata).
La nascita
L’iniziativa prese vita il 18 maggio 2015 a poche settimane dal naufragio di oltre 800 migranti nel Canale di Sicilia, uno dei più tragici della storia recente. Aveva l’Italia alla guida e Roma come quartier generale. A capo della Commissione Ue c’era Jean-Claude Juncker, mentre Federica Mogherini guidava il Servizio di Azione Esterna.
I compiti
Le fasi in cui era stata concepita erano tre: la prima consisteva nel dispiegamento di forze per costruire una comprensione completa dell’attività e dei metodi di contrabbando; la seconda prevedeva l’abbordaggio, la perquisizione, il sequestro e il dirottamento delle imbarcazioni dei contrabbandieri in alto mare, alle condizioni previste dal diritto internazionale applicabile; la terza includeva l’adozione di misure operative contro le navi e le relative risorse sospettate di essere utilizzate per il contrabbando o il traffico di esseri umani all’interno del territorio degli Stati costieri. Necessaria era però una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e il consenso dello Stato costiero interessato. Non si trattava perciò di un blocco navale ma di un intervento all’origine sui flussi illegali gestiti dai trafficanti. Solo le prime due fasi, tuttavia, furono completate.
Lo stop dell’operazione
Dopo diverse proroghe, il 31 marzo del 2020, l’operazione Sophia è terminata, fiaccata dai malumori di diversi Paesi membri - Germania, Austria e Ungheria ma anche del governo italiano M5S-Lega - e dal fatto che negli ultimi mesi non era stata più autorizzata la partecipazione di unità navali.
Arriva Irini
L’operazione Sophia fu sostituita da EunavforMed Irini , con un obiettivo sensibilmente diverso: impedire il flusso di armi verso la Libia. Irini è scaduta il 31 marzo del 2023.
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