Italia vs Svizzera, la battaglia del gianduiotto: latte sì o no?
Il gianduiotto, tradizionale cioccolatino piemontese, è al centro di una disputa tra Italia e Svizzera. La richiesta del gruppo Lindt di inserire il latte nella ricetta originale ha scatenato le proteste degli storici marchi produttori, che sostengono che il vero gianduiotto sia fatto solo con nocciola, zucchero e massa di cacao
di Micaela Cappellini
2' di lettura
Tra l’Italia e la Svizzera si è accesa la disfida del gianduiotto. Da una parte gli storici marchi produttori del tradizionale cioccolatino piemontese: Ferrero, Venchi, Domori. Dall’altra parte il colosso svizzero della cioccolata Lindt. Oggetto del contendere: la ricetta originale del gianduiotto. Tutto nasce dalla richiesta del Comitato del Giandujotto di Torino Igp di ottenere a livello europeo il riconoscimento di Indicazione geografica protetta per il Giandujotto di Torino. Al momento, l’iter sarebbe in stallo: «Il gruppo Lindt - racconta il segretario del Comitato del Giandujotto , Antonio Borra - vuole che tra gli ingredienti previsti dal disciplinare sia inserito anche il latte. Una richiesta inaccettabile: il vero giandujotto è fatto solo con tre ingredienti, che sono nocciola, zucchero e massa di cacao». Il latte, insomma, è solo un’aggiunta della produzione industriale di massa.
Il progetto per l’Igp del gianduiotto torinese è nato nel 2017 e ha il sostegno di aziende come Ferrero, Venchi, Domori e Pastiglie Leone, ma anche di maestri cioccolatieri come Guido Gobino, Guido Castagna, Giorgio e Bruna Peyrano. «Oggi il giro d’affari dei gianduiotti vale 200 milioni di euro all’anno e un gruppo svizzero non può far naufragare un progetto europeo», ha sottolineato Borra dal palco di CioccolaTò, la kermesse del cioccolato artigianale in corso a Torino.
Il gianduiotto nasce nel lontano 1865 quando Gianduia, la maschera tradizionale del Carnevale di Torino, presentò alla folla un cioccolatino dalla forma particolare, che da lui prese il nome. A produrlo era la ditta Caffarel - dal 1997 proprietà della Lindt - che aveva aggiunto all’impasto dei suoi cioccolatini la nocciola tonda gentile delle Langhe , per sopperire alla minor quantità di cacao che in quel periodo entrava in Europa a causa del blocco continentale di Napoleone.
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