«l'Italia non viene attaccata per prima, grazie a Ida informazioni in anticipo»
Parla Emmanuel Becker, presidente della prima associazione italiana dei data center
di Simona Rossitto
I punti chiave
3' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Data center e cybersecurity sono strettamente legati; se i server non vengono aggiornati da tempo, il rischio attacco è più vicino. Emmanuel Becker, amministratore delegato di Equinix Italia e presidente di Ida (Italian data center association), la prima associazione italiana dei costruttori e operatori di data center, fa il quadro della situazione alla luce dei recenti attacchi degli hacker. In questo contesto, Ida si pone anche come uno strumento di aiuto ai suoi membri nel caso di cyber attacchi, essendo in collegamento con reti simili a livello europeo ed essendo i vari attacchi in genere collegati tra loro. In genere, infatti, vengono colpiti Paesi vicini e legati economicamente, e l'Italia «raramente viene colpita per prima». Ida, nata dal sodalizio fra la stessa Equinix, Microsoft, Rai Way, Data4, Stack Infrastructure, Digital Realty, Vantage Data Centers, Cbre, «è collegata con The european data center association», e in questo modo è informata dei rischi e può avvisare i suoi associati.
Italia terza potenza economica ma quinta a livello digitale
Gli strumenti da usare per difendersi sono diversi: «innanzitutto, occorre diffondere informazioni e aiutare imprese, utenti e utilizzatori a essere più preparati». Inoltre, nota Becker, «quando gli hacker attaccano preferiscono colpire dove si trovano più facilmente i soldi per riscattare i dati. Si tratta di imprese criminali, dietro alle quali a volte ci sono gli Stati. In genere, si attacca il Paese più ricco, quindi in Europa vengono colpiti prima Francia, come nei recenti casi, o Germania. Si attaccano Paesi legati tra di loro, commercialmente e digitalmente; l'Italia, quindi, si trova rapidamente sotto attacco anche se non è oggetto dell'attacco primario». Va considerato che «l'Italia è la terza potenza economica, la quinta a livello digitale. C'è, quindi, una discrepanza tra potenza economica e potenza digitale». Ida vuole, dunque, aumentare l'importanza digitale dell'Italia nello scacchiere europeo, federare i professionisti del mondo dei data center provider, ma anche dei costruttori e degli operatori di data center. «Abbiamo studiato quello che esisteva negli altri mercati, in Spagna, Germania, Inghilterra e altri Paesi europei. La creazione effettiva è avvenuta a dicembre, l'annuncio è stato più recente». Il data center, secondo Becker, è paragonale all' aeroporto: «Più è importante per una città e più la città può avere un ruolo a livello locale e globale».
Fondata Ida per avere solo una voce, dialogare con gli stakeholder e con il Governo
L'associazione ha una serie di obiettivi pratici, tra i quali quello di parlare con una voce sola, di creare e reclutare assieme i profili e le competenze che servono, di puntare sull'efficienza energetica. «Il primo obiettivo è quello di rappresentare gli interessi del settore di fronte alle autorità locali e internazionali, la Comunità europea, il consorzio europeo per il cloud Gaia X. In secondo luogo, i data center producono valore ma anche occupazione. Malgrado gli annunci di alcuni giganti del digitale sulla riduzione dell'occupazione, in realtà il bilancio è positivo con la creazione di migliaia di posti ogni anno nel digitale. A volte il mondo dell'istruzione non prepara i profili e, quindi, noi li creeremo al nostro interno, in collaborazione con scuole e università». Un altro punto molto importante è quello relativo all'efficienza energetica, «visto che i data center sono energy intensive.
Ida vorrebbe confrontarsi con i rappresentanti del Governo, da Butti al Mimit
Noi vogliamo studiare regole comuni da proporre al legislatore». In quest'ottica Ida vorrebbe incontrare e instaurare un dialogo «con il sottosegretario all'Innovazione Alessio Butti, con le Regioni, con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, attore essenziale per capire in che modo possiamo favorire un impatto positivo sul territorio». Quanto agli associati, al momento Tim non fa parte dei fondatori, ma ci sono stati contatti con Noovle e Sparkle, società del gruppo. «Siamo molto aperti a tutti gli attori che pensano di portare valore aggiunto nel dialogo e nella creazione di valore sul territorio», conclude il manager
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