L’Italia ora cerchi di vincere un altro campionato, quello economico
Il paese può ripartire, ma da una posizione molto arretrata
di Giancarlo Mazzuca
2' di lettura
Siamo finalmente campioni d'Europa dopo aver sconfitto, a Wembley, gli inglesi - che, tra l'altro, per via della Brexit, non fanno neppure parte della Ue - e, dopo tanti anni, calcisticamente parlando, siamo sul podio: “first of all”.
Il bellissimo regalo di Mancini & C. ci risolleva il morale dopo la lunga depressione dovuta a due anni di Covid ma ci fa anche sperare in un futuro migliore su tutti i fronti, a cominciare da quello economico.
E, in effetti, cominciamo ad avvertire i primi segni di una ripresa che dovrà, comunque, consolidarsi. Il problema è che dobbiamo ripartire da una posizione molto arretrata: se negli stadi del Vecchio Continente possiamo oggi esibire la coppa, sugli scenari economici cerchiamo ora di ripartire dopo aver indossato a lungo la maglia nera.
Proprio per questo motivo il recupero sarà doppiamente faticoso rispetto a quelli dei nostri “partner” europei. Calcisticamente parlando, è come se dovessimo parare più “penalties” rispetto a tutte le altre squadre in lizza, un “handicap” che gli altri non hanno: è già successo con le crisi finanziarie del 2001, del 2007 e del 201 e a maggior ragione accadrà ora.
E' vero, alcuni segnali sono molto positivi: è il caso della Milano produttiva, da sempre il nostro faro, che ha dimostrato grandissime capacità di recupero tanto che, in sei mesi, sono state annunciate cinquemila nuove imprese. Ma il problema è che Milano resta solo una specie di “enclave”: può essere un esempio luminoso ma non basta da sola a fare ripartire tutto il resto d'Italia.
Oggi non è più tempo di immigrati che, per sbarcare il lunario, trovavano lavoro al Nord negli anni del dopoguerra e del miracolo economico. Ecco perché, lo ribadiamo, la ripartizione nel migliore dei modi dei soldi europei del Recovery diventa la cartina di tornasole per comprendere davvero se siamo in grado o meno di uscire dal tunnel della recessione. Su questo punto siamo in alto mare: nonostante le tante promesse, i nostri politici non sembrano guardare al di là dei problemi più immediati, con vere prospettive di lungo periodo. Un esempio? Secondo dati della Camera, solo il 37,5% dei fondi europei è destinato alle iniziative “green”.
Se vogliamo sul serio cambiare marcia, dobbiamo guardare l'emergenza con occhi diversi saltando oltre gli ostacoli più immediati: solo così potremmo risollevarci anche dalle macerie della pandemia e gettare le basi per un nuovo miracolo economico. In fin dei conti, anche la vittoria degli azzurri a Wembley è stata un mezzo miracolo, perché non cercare ora di fare il bis anche con l'Azienda-Italia? E, per i rigori da parare, in porta abbiamo sempre Donnarumma ….
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