Covid & turismo

L’Italia riapre le porte, ma la Brexit nasconde la beffa per gli expat

Da metà maggio, niente quarantena per chi entra nel paese. Ma per un milione di italiani in UK (e inglesi) le vacanze estive sono a rischio: rimangono test (costosi) e quarantena

di Simone Filippetti

Covid, Draghi: "Chiesto con forza il green pass, ma attenzione agli aeroporti"

5' di lettura

L'Italia riapre le porte. Il paese con il più alto numero di beni protetti Unesco al mondo, assieme alla Cina, riapre i battenti ai viaggiatori. L'atteso “Liberi Tutti”, però, nasconde una beffa per gli italiani che vivono nel Regno Unito e gli inglesi. Per loro, le porte rimangono ancora chiuse (al rientro). A inizio settimana, dalle sfarzose stanze con arazzi, specchi e mobili laminati d'oro dell'Ambasciata italiana a Londra, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha dato l'annuncio del Green Pass deciso dal premier Mario Draghi.

A Londra era in corso un vertice in vista del G7 in Cornovaglia il prossimo mese: mentre a Lancaster House, vicino a Buckingham Palace, il titolare della Farnesina stringeva (virtualmente) la mano al foreign secretary Dominic Raab, a poche centinaia di metri a Downing Street, il Governo chiudeva il paese all'Italia. La Gran Bretagna ha riconosciuto Il semaforo verde a soli 12 paesi del mondo: Portogallo, Australia, Israele e pochi altri territori d’oltremare. Non c'è l'Italia e nemmeno Francia, Spagna e Grecia. Per una Italia che riapre, arriva invece la chiusura del Regno Unito che affibbia a tutta l'Europa il semaforo arancione: obbligo di test e quarantena.

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Di fatto, rimane tutto com'è ora per chi arriva dall'Italia nel Regno Unito. Il premier Boris Johnson è intransigente e gioca anche a fare lo “sceriffo” del Covid: forte del record vaccini e di un paese quasi “Covid-Free” (22 milioni di persone già vivono in zone senza più contagi né morti), fa pesare la sua superiorità. Per un milione di italiani che vivono in Uk, una beffa. Le agognate vacanze in Italia rischiano di saltare.

Test e costi

Al momento gli spostamenti tra Italia a Uk sono soggetti a una doppia quarantena. Chi parte dal Regno Unito deve avere un test negativo prima di partire (che a Londra costa circa 100-150 sterline), un valido motivo di viaggio, un secondo test all'arrivo e una quarantena (ridotta a 5 giorni dai 14 di inizio anno). Chi viaggia in direzione opposta segue uno schema analogo ma più complicato e costoso: il governo inglese richiede ugualmente un test prima della partenza (che viene controllato dalla compagnia aerea) ma qui già inizia il primo ostacolo: alla frontiera sono accettati solo test in lingua inglese. Il che obbliga a rivolgersi a centri medici privati, più difficili da trovare e più costosi delle farmacie. All'arrivo, i viaggiatori devono esibire la ricevuta di pagamento del kit del Governo, altri 2 test obbligatori (al secondo e all'ottavo giorno): sono costosi (attorno alle 200 sterline). Entrati nel paese, bisogna mettersi in auto-isolamento per 10 giorni. È possibile dimezzare la durata, comprando un terzo test, che costa attorno alle 100 sterline.Draghi libera l'Italia: dal 15 maggio, non ci sarà più l'obbligo di quarantena per chi arriva in Italia dalla Ue. Ma dal 1 gennaio la Gran Bretagna è uscita dall'Unione Europea: è uno stato extracomunitario.

C'è una scappatoia: negli uffici dell'Ambasciata italiana si ricorda che finora tutte le misure legate al Covid prese dall'Italia verso paesi Ue sono sempre state automaticamente estese, pari pari, anche al Regno Unito. Dunque se si alleggeriscono le restrizioni per chi arriva in Italia dalle Ue, c'è una buona probabilità che lo stesso sarà per il Regno Unito. Ostacolo Brexit risolto, dunque? No, perché il problema non sono tanto le (ex) restrizioni in Italia, dove peraltro già ora si può entrare senza obblighi di quarantena e test (con il vincolo dei 5 giorni di permanenza), ma il rientro nel Regno Unito dove, per colpa del semaforo arancione, quarantena e costosi test rimangono in vigore. È una tegola per gli italiani che vivono in Gran Bretagna e hanno già prenotato il ritorno in Italia per le vacanze; e anche per quegli inglesi che vorrebbero andare in ferie in Italia.

Un milione di italiani senza ferie?

Negli ultimi dieci anni, il Regno Unito ha avuto un boom di immigrazione dall'Italia: non servivano permessi o visti, dentro la Ue. L'ultimo censimento del consolato italiano, guidato da Marco Villani, contava 400mila Italiani ufficiali (registrati all'Aire) e 700mila totali. Sono fuori dal conteggio Scozia e Cornovaglia. Si ipotizza che per ogni italiano registrato ce ne siano altrettanti non iscritti all'Aire. Ma è probabile che il rapporto sia 1 a 3: considerando inoltre tutta la Gran Bretagna, la quota di un milione di expat italiani è plausibile.

Un numero di italiani pari all'intera città di Napoli ora rischia di veder sfumare le vacanze in Italia. Un totale di 3 test (che salgono a 4) più l'isolamento sono un disincentivo sufficiente per non partire. Per una famiglia di 4 persone è una mazzata da 1000 sterline solo per i test più il “costo” di dover bruciare 10 giorni di ferie per la quarantena (se non si ha la possibilità di fare lo smart working). Pensare di fare i furbi, è impossibile: il governo inglese fa controlli a tappeto. Molti italiani si sono visti bussare alla porta da ufficiali per verificare che fossero in casa a rispettare l'auto-isolamento. Senza contare i disagi del viaggio: i controlli aggiuntivi rallentano le operazioni alla frontiera. All'aeroporto di Heathrow le file per entrare nel paese vanno delle 3 alle 6 ore. Un motivo in più per scoraggiare un viaggio in Italia.

Estate “bruciata”?

Il semaforo di Boris Johnson non è una condanna definitiva: Downing Street farà una revisione dei colori ogni 3 settimane. Questo dunque non esclude possibili promozioni allo status “verde” per l'Italia nei mesi a venire. Ma intanto, fino ai primi di giugno l'Italia è off-limits e poiché viaggi e vacanze si prenotano con anticipo, l'incertezza rende tutto il mese di giugno non programmabile: un terzo della stagione turistica è già bruciata. «Il normale flusso degli italiani è bloccato almeno fino a fine giugno. L'arancione compromette tutta la pianificazione estiva» osserva Alessandro Belluzzo, il presidente della Camera di Commercio Italia-Uk, dando voce alla delusione di molti. Gli expat non sono liberi di andare a trovare le proprie famiglie in Italia. Il contraccolpo è anche sul Pil del paese: gli emigrati che tornano a casa dal Regno Unito muovono consumi e portano ricchezza aggiuntiva, peraltro in una valuta pregiata. L'Italia arancione non penalizza solo gli emigrati che ritornano a passare le ferie nel loro paese, ma anche tutta l'industria del turismo: gli inglesi, grazie ai numeri dei vaccini, sono gli unici in Europa che possono viaggiare liberamente. Ma soprattutto anelano a scappare al sole e al caldo dopo un anno di clausura; e hanno pure alto potere di spesa, sia perché storicamente spendono molto per viaggiare, sia perché hanno 1600 miliardi di sterline di risparmio accumulato l'anno scorso per colpa delle quarantene.

Con l'Italia affossata dalle restrizioni al rientro, i britannici sceglieranno altri paesi per le loro vacanze, dove non ci sono restrizioni. Regioni come Sicilia e Sardegna, tra le mete preferite dagli inglesi ed essendo isole percepite pure come più sicure, non vedranno sbarcare i sudditi di Sua Maestà: un colpo per il turismo. Sul 2021 incombe lo spettro di un'altra estate bruciata dal Covid.


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