L’Italia dello sport premia la staffetta tra Trento e Trieste
di Andrea Gianni e Gianni Menicatti *
4' di lettura
Dopo due anni Trento torna al vertice del sistema sportivo italiano: è questo il risultato dell’«Indice di sportività» sulla diffusione e sulla qualità dello sport nelle 107 province. Anche per la 13ª edizione, la classifica è stata elaborata da PtsClas. Per la provincia alpina si tratta del quinto scudetto: il primo arrivò già nel 2007, l’anno di esordio dell’«Indice», poi vennero le affermazioni del 2011, 2014 e 2016.
Un successo non facile, quello del Trentino, ottenuto nonostante la presenza di due ostacoli. Innanzitutto, la tradizionale débacle nell’indicatore del calcio professionistico, cui viene attribuito il peso maggiore (pari al 10% del totale del punteggio globale) tra tutte le 32 classifiche di tappa che contribuiscono all’elaborazione della classifica finale. Poi, la forte concorrenza di Trieste, che aveva vinto nel 2017 e nel 2018 e stavolta deve “accontentarsi” di un secondo posto. La provincia giuliana si aggiudica il maggior numero di successi parziali (ben cinque: atleti tesserati, nuoto, sport dell’acqua, sport femminile e presenza di società con almeno 100 anni di storia) e altre quattro presenze a podio, ma lascia il primato a causa delle posizioni dall’80° posto in giù per alcuni indicatori, tra cui la pallavolo che ha una significativa incidenza del 6% sul totale.
Per contro Trento è davanti a tutti, a partire da Bolzano e Aosta, nel gruppo degli sport individuali - trainata dagli atleti e dalla capacità organizzativa nel ciclismo, disciplina che porta con sé una dote del 7% - ed è seconda nell’insieme degli indicatori che formano la nuova “famiglia” denominata «Struttura sportiva» e relativa alla consistenza del movimento e alle sue capacità organizzative: in questo caso si impone Rimini e terza è Trieste. Guardando alle singole graduatorie, in aggiunta alla leadership nel ciclismo, la capolista è seconda per attrattività di grandi eventi sportivi e per l’attività di amatori e master, è terza alla voce «Sport e natura» e colleziona altre sette presenze tra le top ten.
La fascia di eccellenza
Il gradino più basso del podio va a Macerata, che rispetto al 7° posto dello scorso anno guadagna quattro posizioni; per il territorio marchigiano due vittorie parziali (netta nel volley, con gli atleti della Lube Civitanova capaci di centrare l’accoppiata scudetto-Champions League, di misura per le squadre fuori dal capoluogo) e due terze piazze a livello dilettantistico (nei campionati di calcio e negli sport di squadra). Il tutto porta con sé anche il primo posto assoluto nel gruppo degli sport di squadra, davanti a Cremona e Novara.
Appena sotto Macerata si trovano Treviso (quarta) e, appunto, Cremona (quinta). Per entrambe un balzo in avanti significativo rispetto al 2018 (quando erano rispettivamente 18ª e 15ª): quattro volte a podio la provincia veneta - con tre argenti in rugby, ciclismo e “sport e bambini” -, tre volte Cremona, che si conferma leader nella classifica del basket.
Completano la fascia di eccellenza della classifica Genova (sesta, in recupero rispetto all’ottavo posto precedente), Bergamo al settimo posto (era al 19°), Firenze che scivola da quinta a ottava. Fa peggio Cagliari, lo scorso anno terza e ora nona (ma rimane l’unica provincia meridionale tra le prime dieci). Perde qualche posizione anche Rimini che si colloca al decimo posto (era sesta), pur conquistando la leadership in ben tre classifiche di specialità (attrattività di grandi eventi, motori, sport e turismo). L’area romagnola è, inoltre, terza nel complesso «Sport e società» alle spalle di Aosta e Trieste,
Lasciano invece l’eccellenza Livorno (dal quarto all’11° posto), Bologna (dal nono al 16°) e Lecco (dal 10° al 20°). A livello regionale la Lombardia piazza cinque rappresentanti tra le prime 20, seguita dal Veneto (tre). Il Trentino-Alto Adige fa l’en-plein con entrambe le province e a quota due si trovano anche Toscana ed Emilia-Romagna. Friuli-Venezia Giulia, Marche, Liguria, Sardegna, Valle d’Aosta e Piemonte seguono con un’area a testa.
Le metropoli e i grandi eventi
Tra le grandi zone metropolitane fa meglio Milano (22ª, era al 21° posto lo scorso anno) che si aggiudica il primato nella classifica relativa ai «Media per lo sport» e nella novità legata al tasso di praticabilità sportiva. Scivola dall’11° al 24° posto Torino, nonostante si confermi leader per il calcio professionistico. Migliorano Roma che si colloca in 33ª posizione (era 38ª) e pureNapoli che sale al 76° posto (era 88ª). Ed è interessante notare come tutte queste grandi città siano (o siano appena state) interessate dall’organizzazione di grandi eventi internazionali: se a Napoli si sono concluse da poco le Universiadi, Torino ospiterà le finali Atp di tennis dal 2021 al 2025, Roma sarà nel 2022 la sede della Ryder Cup di golf e infine nel 2026 Milano avrà con Cortina il ruolo di “capofila” delle Olimpiadi invernali.
Sud nelle retrovie (con alcuni risultati brillanti)
Aumenta, intanto, il differenziale fra i territori del Centro-Nord e quelli del comparto Sud e Isole. Dopo il nono posto di Cagliari bisogna scendere al 53° di Teramo (unica altra “meridionale” nella parte alta della classifica), mentre Pescara retrocede dal 41° al 56° gradino. Tutte le restanti province del Mezzogiorno d’Italia fanno peggio. E se Asti (85ª) e Grosseto (86ª) chiudono rispettivamente le file del Nord e del Centro, gli ultimi 21 posti sono monopolizzati dal Sud. Quattro le province calabresi e siciliane (con Enna nuovamente fanalino di coda), tre quelle pugliesi, della Sardegna e della Campania, più entrambe le molisane e le lucane.
Risaltano però tre vittorie di tappa: di Cagliari (che ha all’attivo anche tre piazze d’onore) nella presenza di dirigenti-tecnici-arbitri, di Campobasso nell’indicatore della formazione per lo sport e di Teramo nel calcio dilettanti. Piccoli segnali di incoraggiamento in un quadro che resta preoccupante.
* ricercatori PtsClas
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