L’obiettivo di Anima: più asset in gestione dei clienti istituzionali
Focus sul risiko del risparmio gestito e spinta sulle partnership nella distribuzione retail. I rischi legati al consolidamento del settore bancario
di Vittorio Carlini
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I punti chiave
6' di lettura
Proseguire nella strategia volta a realizzare nuove partnership distributive nel retail. Poi: puntare ad aumentare la quota di asset in gestione, e quindi i ricavi, dai clienti istituzionali. Ancora: cogliere eventuali occasioni sul fronte dell’M&A. Sono tra i focus di Anima Holding – di cui la «Lettera al risparmiatore» ha sentito i vertici – a sostegno del business. Già, il business. Anima, va ricordato, non ha una rete di distribuzione. Il gruppo quindi da una parte sviluppa, promuove e gestisce prodotti finanziari per conto della clientela sia retail che istituzionale (in quest’ultimo caso anche negli asset cosiddetti illiquidi); e dall’altra offre servizi di gestione individuale (sempre sia per il retail che per l’istituzionale).
Le nuove intese
Ciò detto, uno dei focus è per l’appunto la realizzazione di partnership con istituti di credito nell’ambito della clientela retail. Lo scorso anno la società ne ha portate a termine diverse: da quella con CiviBank e Banca Valsabbina fino all’intesa con la Banca di Credito Popolare e Banco Desio. L’intenzione è proseguire nella strategia guardando a realtà medio-piccole. Vale a dire: banche che, da una parte, sono fuori dai radar dei grandi colossi (soprattutto internazionali) del risparmio gestito; e che, dall’altro, possono rappresentare istituti cui offrire non solo i prodotti finanziari in senso stretto ma anche un set di servizi ad essi connesso.
Non c’è la rilevanza dell’elemento territoriale, né viene dato troppo peso alla tipologia di clientela dell’eventuale partner (la quale, in linea di massima, è riconducibile al segmento affluent). Importante, invece, è che la banca abbia un potenziale di Asset under Management (AuM) oltre 300 milioni. L’interesse, infine, non riguarda soggetti esteri: il gruppo è focalizzato sul mercato interno.
Il rischio consolidamento
Il risparmiatore, rispetto al tema descritto, espone una preoccupazione. A fronte dell’attività di consolidamento del comparto bancario in Italia il timore è che una fusione tra due realtà, eventualmente già partner di Anima, riduca il loro network distributivo oppure, avendo una delle due il proprio asset manager, limiti la domanda dei prodotti della società. Il che impatterebbe il business del gruppo.
Anima rigetta il dubbio. In primis, viene ricordato, la diminuzione delle filiali fisiche (al di là dell’M&A) nei recenti esercizi, non ha inciso, come mostra il trend dell’AuM, sul business aziendale: alla fine del 2021 il Net new money (ex Ramo I) ha raggiunto quota di 6,072 miliardi di euro, migliore risultato negli ultimi 6 anni. Poi, ricorda il gruppo, tutte le partnership strategiche nel retail rimangono in essere anche se, a causa dell’eventuale operazione straordinaria, cambia il soggetto che controlla l’istituto controparte. Inoltre, dice sempre la società, i contratti spesso contengono clausole di salvaguardia. Ad esempio: la garanzia di una quota minima per la distribuzione dei suoi prodotti.
L’intesa con Mps tuttavia, va ricordato, non prevede una simile garanzia. Corretto, ammette il gruppo, che però ribatte: nell’eventualità di M&A per la banca senese, se l’operazione riguardasse una realtà senza fabbrica prodotto la questione non si porrebbe; nel caso contrario, invece, Anima dice che sarebbe pronta a gestire la situazione.
Al di là di ciò, tuttavia, può ulteriormente obiettarsi che Creval – con cui Anima ha un’importante partnership – è stata acquisita dal Crédit Agricole, il quale ha l’asset manager. In questo caso, ricorda il gruppo, nell’ambito delle gestioni patrimoniali sussiste la clausola della quota minima garantita.
Rispetto, invece, ai fondi d’investimento la società spiega, da una parte, che sono in corso le trattative; e che, dall’altra, l’obiettivo è ritagliarsi una posizione da secondo operatore distribuito in quella rete.
Crescita e prodotti
Ma non sono solo le partnership. Altro fronte è lo sviluppo dei prodotti. Nel retail, tra le altre cose, Anima realizza fondi che sfruttino megatrend strutturali, quali la demografia. Non solo. La società punta sui temi etici e di sostenibilità. In tal senso, da un lato, sono stati lanciati 3 fondi Esg che nel 2021 hanno raggiunto masse gestite per circa 2,5 miliardi (potenzialmente ce ne sono altri 2 sulla rampa di lancio); e dall’altro ha raccolto circa 95 milioni con soluzioni che seguono le linee guida della Cei.
Riguardo, invece, al mondo istituzionale la società lavora su vari livelli. In primis prosegue nello stipulare mandati nell’ambito assicurativo. Poi, a fronte dell’ingente liquidità che molte Pmi hanno in pancia e del difficile contesto per investire il cash, vuole incrementare gli accordi di gestione della stessa liquidità. Inoltre guarda all’estero per vendere prodotti a soggetti istituzionali.
Gli stessi istituzionali peraltro sono il target (quale clientela) su un altro importante fronte: gli asset alternativi, in particolare di “private debt”. Anima nel 2021 ha chiuso la raccolta e investito quasi la metà dei soldi (circa 150 milioni) del primo fondo “alternative”: un prodotto indirizzato su strumenti di debito privato e – per circa il 20% – su partecipazioni di minoranza di Pmi. Attualmente è in “lavorazione” un altro fondo di private senior debt, con l’obiettivo di raggiungere una raccolta di circa 300 milioni. Il primo closing è atteso entro la metà del 2022.
Ciò detto, oltre al debito privato, la società punta a strumenti d’investimento in asset class infrastrutturali. Si tratta di una strategia che, in generale e nel medio periodo, dovrebbe consentire ad Anima di arrivare fino a 3 miliardi di euro investiti negli asset alternativi. Insomma: l’impegno sul fronte degli istituzionali è importante e la sfida della società è quella d’incrementare la quota di AuM riconducibili ad essi.
A ben vedere a fine 2021 solo circa il 28% degli asset in gestione (203,9 miliardi) dovrebbe essere appannaggio del retail. Inoltre, in linea di massima, la marginalità del retail è superiore a quella dell’ istituzionale. Come mai, allora, il target di esporsi maggiormente ad essi? Dapprima va rimarcato che il retail resta comunque centrale. Inoltre la società ricorda, da un lato, che la strategia è cogliere le dinamiche di crescita laddove si trovano; e dall’altro che proprio il mondo istituzionale è in espansione. Al di là di ciò, però, c’è un ulteriore dato da sottolineare. Il mondo retail, considerando non solo il canale distributivo ma anche l’utente finale (il B2B2C), sempre al 31/12/2021, sarebbe oltre l’80%. Quindi, a maggiore ragione, si comprende il perché Anima cerchi una maggiore esposizione diretta al mondo della clientela istituzionale “pura”.
I canali e conto economico
Dalla tipologia di clienti ai canali distributivi. Nei primi nove mesi del 2021, nell’ambito di un AuM in rialzo, il canale bancario (al netto dei partner strategici) batte in testa. Un trend che fa storcere il naso al risparmiatore. Il gruppo non condivide il disappunto. In primis perché l’andamento degli strategic partners (che sempre istituti di credito sono) ha, al 30/9/2021, più che controbilanciato il calo del canale bancario. E poi – è l’indicazione – perché alla fine dello scorso anno da una parte il calo del Net new money di quest’ultimo canale si è fortemente contratto; e dall’altra la crescita nei partner strategici (seppure un po’ inferiore a quella dei primi 9 mesi del 2021) ha consentito di arrivare ad un valore di raccolta netta, sul canale bancario complessivo, di circa 450 milioni. Un dato che Anima considera più che soddisfacente.
A fronte di un simile contesto, quali allora le prospettive sull’esercizio appena concluso? La società ribadisce che, rispetto ai conti, il 2021 sarà l’anno record del gruppo. In merito invece alla Posizione finanziaria netta (-5,8 milioni al 30/9/2021) Anima ricorda da un lato i buoni flussi di cassa nel quarto trimestre e dall’altro gli esborsi realizzati per l’avviato piano di buy back. Il combinato disposto dei due eventi, viene sottolineato, dovrebbe implicare un certo miglioramento della stessa Posizione finanziaria netta.
Operazioni straordinarie
Infine l’M&A. Il gruppo, a livello di strategia, ribadisce la volontà di partecipare al consolidamento del settore del risparmio gestito. Il focus è sull’Italia e, allo stato attuale, non c’è alcunché di concreto riguardo ad Arca. Maggiore è invece l’interesse per il rafforzamento (non solo sul fronte contrattuale) degli accordi con Mps. L’intesa, va ricordato, scade nel 2030. Le discussioni con l’istituto di credito senese erano state interrotte al momento dell’avvio delle trattative tra UniCredit e Mps stessa. Di lì in poi, secondo l’indicazione di Anima, non sono più ripartite. L’auspicio della società è che il dialogo possa riprendere.
Focus
Le commissioni
Al 20/9/2021 le commissioni nette di gestione sono state di 219,6 milioni (+8%) e quelle d’incentivo sono salite del 109%. Anima indica che nel quarto trimestre le fee ricorrenti hanno proseguito sul tred dei primi 9 mesi.
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